Mattia Meris nasce nella periferia nord di Milano nel settembre del 1957, autodidatta crea i suoi sogni grafici ascoltando la musica Jazz con l'uso rapido della china sullo spartito bianco, un assolo di CHAT BACHER di PARKER o SACHMO ed il pennino sembra impazzito ma dopo pochi secondi appare un segno grafico di intensa vitalità che ti avvolge e rapisce con la sua incisiva descrittiva. Nel tormento emotivo dell'artista che come colto da raptus si isola dal mondo che lo circonda, crea una entità sé stante con la musica e la sua china; nell'ultimo periodo usa anche il colore a tempera dopo anni di espressività in bianco e nero. Il colore a volte tenue (azzurro) a volte vivo (rosso e blu) è come posto in secondo piano rispetto al tratto grafico come se silenzioso e distaccato facesse parte del foglio o tela su cui pone la sua china magica. Neanche l'artista stesso è in grado di dirci se il colore che segue i tratti di china, oppure è la china che schiva le macchie di colore sparse sulla tavolozza come nubi in un cielo primaverile. A volte mi chiedono di descrivere il tratto di Mattia Meris con un unico aggettivo e quello che mi sovviene nella mente sempre è "ESSENZIALE"; nelle sue opere troviamo tutto il necessario dell'espressività senza nulla di troppo con un equilibrio perfetto. Il Meris, per me è unico nel suo genere. Paolo Campreger