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  STANZE 2001
progetto espositivo multimediale
Centro Culturale Man Ray: Cagliari, 28 settembre - 17 dicembre 2001
 
   
   
 
28 settembre - 8 ottobre 2001
 
 
SIMONE DULCIS
..... PIETROLIO
 
 
 

SIMONE DULCIS




titolo: Fallen Big X (ex)
Installazione: legno, bitume, ghiaia, vernice, diapositiva
Dimensione: ambiente

L'installazione di Simone Dulcis The Fallen Big X (ex) indaga, con un approccio conflittuale tra istintiva irrazionalità e calibrato calcolo formale, sull'ambiguità della visione e del simbolo. Una croce decussata appena sollevata dal pavimento campeggia all'interno di una mandorla che, con i suoi rimandi sessuali, ne accentua la pregnanza segnica, mentre un'altra croce, luminosa e di grande efficacia pittorica, è posizionata a parete. In apparenza la base sembrerebbe di ferro corroso e ossidato mentre la croce parrebbe brillare di luce propria, quasi fosse costituita da tizzoni ardenti. In realtà il metallo non è altro che pittura su tavola in perfetto trompe-l'œil e la brace altro non è che ghiaia, anch'essa trattata con un sapiente intervento pittorico. Quella che invece dovrebbe connotarsi come pura pittura gestuale di forte valenza espressionistica, l'immagine a muro appunto, è la proiezione di una diapositiva la cui superficie è stata abrasa e interessata da sovrapposizioni di pigmenti colorati. Finzione e inganno dei sensi, dunque, in un gioco nel quale l'arte è sempre stata maestra ma, in questo caso, espressione di una destabilizzante precarietà percettiva verso una realtà contingente sempre più complessa che, proprio nei sensi, trova il primo strumento di lettura. Non meno problematico e sfuggente è, del resto, il significato trasmesso da quel "segno" incandescente a terra e luminoso sul muro, nonostante la sua familiarità, il suo uso e, forse, il suo abuso. Infatti, la grande X, tribale e postmoderna, archetipa e seriale, è profondamente ambigua perché il suo valore semantico individua una presenza, indica un hic et nunc, enfatizza un punto focale e, con eguale icasticità, segnala un'assenza, determina un annullamento, impone un insormontabile e frustrante divieto. L'opera di Dulcis va letta pertanto come sintesi visiva di un'icona primitiva che tracima nel graffitismo metropolitano ma, soprattutto, come epifania di un lancinante disagio sociale ed esistenziale.

 
   
     
 

PIETROLIO

titolo: Nolimetangere
Installazione performativa: olio e acrilico su tavola, legno, vetro, peluche, conigli meccanici, Deicalciteatro
dimensione: ambiente

Pietrolio affonda il suo pennello nel terreno vischioso dell'ambiguità e pesca nel torbido quando imbastisce una sorta di "sacra rappresentazione" sul più innominabile dei mali della nostra società: la pedofilia. Si inoltra ancora una volta in un tema che gli è caro, quello del complesso rapporto tra vittima e carnefice e lo fa senza infingimenti moralistici e senza giudizi di sorta, in una neutralità che crea disagio se non, addirittura, disgusto, anche se supportata dalla convinzione, condivisibile, che non è compito dell'arte legittimare o stigmatizzare alcunché. Formalmente attinge alla pittura pompier, della quale fa suo il gusto per la pennellata morbida e ricca di preziosismi stilistici ma la spoglia di tutti i mascheramenti mitologici per farne emergere il velato erotismo di cui è intrisa. Si ispira alla "innocente" favola di Pinocchio, facendone deflagrare il coacervo di perversioni e di sadismi e, suffragato dall'esiziale delirio materno dell'incombente Maria Regina, invita gli spettatori/commensali a una sorta di lugubre banchetto. Utilizza a tal fine il materiale umano dei Deicalciteatro, nella fattispecie una fata turchina alcolista e tabagista che elargisce sorrisi, introducendo ironicamente i presenti al "sacro" rito, per sprofondare, con loro, nel baratro più oscuro. Ridondante e letterario, baroccamente funereo, Pietrolio allestisce un set ovattato e morbido, foderato di nero peluche nel quale un pesante sarcofago trainato da otto conigli neri, ossessivi nei loro versi innaturali e nei loro movimenti meccanici, contiene il corpo martoriato e sorridente di un adulto/bambino, livido ed esangue. Torna il riferimento a Collodi e tornano le sevizie fisiche e psicologiche alle quali fu sottoposto il povero burattino. Nolimetangere, con le sue allusioni evangeliche apparentemente blasfeme, attualizza così la favola ma la trasforma in parabola: Pinocchio diviene un'icona violata e intoccabile nonché simulacro platealmente esposto, per catalizzare e rendere visibili fantasmi di ieri e incubi di oggi.