Centro Culturale Man Ray Cagliari

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Guglielmo Massidda
"Il corpo assente"

Clic per ingrandire testo critico a cura di
Massimo Antonio Sanna


Inaugurazione
venerdì 15 dicembre 2000 ore 19.00
Centro Culturale Man Ray


dal 15 al 22 dicembre 2000 e dall'8 al 13 gennaio 2001
tutti i giorni ore 18.30/20.30
(esclusa la domenica)



C E N T R O    C U L T U R A L E    M A N    R A Y

SPAZIO POLIVALENTE DEDICATO ALLE SPERIMENTAZIONI ARTISTICHE CONTEMPORANEE
via Lamarmora, 140 - 09124 Cagliari - Tel e Fax 070/283811 - 0347/3614182

Ad un corpo senza organi di delesiana memoria, Guglielmo Massidda contrappone gli organi di un corpo in assenza. Astrae. Descrive un'immagine nello spazio che è confinata dagli arti, dalle estremità che ne contengono tutta l'essenza. Mani e piedi, metonimie di tutto l'organismo, sono fissate, con una illuminazione espressionista, in pose drammatiche che perdono però la loro tragicità nell'ambiente in cui vengono ricontestualizzate.

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Perché le foto creano una topologica paradossale che produce un (sur)reale nuovo, quasi allucinatorio e onirico; rendono incomprensibili e irriconoscibili le forme: perché sono già in nuce i germi di una grammatica "immaginaria e immaginista".

La macchina fotografica di Guglielmo Massidda ha ridotto, tradotto, commentato, interpretato il corpo umano, ma questo è un obbiettivo tattico, esterno.

Pare interessarlo maggiormente fare un'indagine introspettiva su sé stesso, una ricerca fondata sull'utilizzo diretto del proprio corpo; eseguire dei frammenti di ritratto che poi culminano con l'estroversione del corpo stesso nello spazio. Egli studia il comportamento e l'essere come un artista della body art farebbe (e in questo caso lo strumento non è mezzo documentario, è fine). È teso egli a scoprire le mutazioni e le potenzialità del corpo, sia su un versante meramente estetico sia su quello sociale e reale.

Torna alla memoria ciò che Henri Michaux scrisse a proposito della tavola schizofrenica: "Non appena la si era notata, continuava ad occupare la mente. Continuava anche non so cosa … Ciò che colpiva era che, non essendo semplice, non era nemmeno veramente complessa, complessa d'acchito o d'intenzione o d'un piano complicato. Piuttosto desemplificata via via che veniva lavorata… Così com'era, era una tavola con aggiunte, come furon fatti certi disegni di schizofrenici detti inzeppati, ed era terminata solo in quanto non v'era più modo di aggiungere alcunché … Non era adatta ad alcun uso, a niente di ciò che ci si aspetta da una tavola … Non si pensava più all'insieme come a una tavola , ma come un mobile a parte, uno strumento ignoto di cui non si fosse conosciuto l'uso."

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Ma, anche se non ne conosciamo l'uso non dobbiamo dire che questa è inutile.

Assistiamo quindi alla creazione di "una nuova carne", qualcosa che prima non c'era e ora c'è, ed è sempre in continuo movimento.

Ma l'eco di evocazioni estetiche lontane dalla fotografia non è limitato alla sola prassi da bodist, Guglielmo Massidda emula certa pittura che iconograficamente possiamo definire già classica.

E l'utilizzo del bianco e nero non costringe, anzi aiuta alla realizzazione di effetti forti. il contrasto tra luce assoluta e nero, tra particolari nitidi e parti sfumate a seconda dell'incidenza dell'illuminazione, le pieghe della pelle che paiono espressioni, rimandano a soluzioni fiamminghe e caravaggesche anche se abbiamo parlato solo di fotografia.

Massimo Antonio Sanna