Quattro precetti logici  (Renè Descartes – 1633)

Perciò io pensavo che bisognasse cercare qualche altro metodo che, riunendo i vantaggi di quei tre […tra le scienze filosofiche, la logica e, tra le matematiche, l’analisi geometrica e l’algebra, tre arti o scienze che mi sembravano dover contribuire in qualche cosa al mio piano…], fosse esente dei loro difetti; e, come l’eccessivo numero delle leggi fornisce spesso delle scusanti al vizio, che uno stato è meglio regolato quando non ne ha che pochissime, ma rigorosamente osservate; così, in luogo di quel gran numero di precetti di cui la logica è composta, io crederei di averne abbastanza dei quattro seguenti, a patto che però prendessi una ferma e costante risoluzione di non venir meno una volta sola alla loro osservanza.

Primo Precetto (l’acquisizione delle verità elementari)

Il primo, era di non ricevere mai per vera alcuna cosa che io non conoscessi in modo evidente per tale, cioè di evitare accuratamente la precipitazione e la prevenzione, e di non includere nei miei giudizi niente di più di quello che si presentasse così chiaramente e distintamente, da non lasciar luogo a dubbi.

Secondo Precetto (l’analisi, scomposizione di un complesso)

Il secondo, di dividere ciascuna delle difficoltà da esaminare nelle parti di cui è suscettibile e di cui c’è bisogno per meglio risolverla. 

Terzo Precetto (la sintesi, procedimento inverso di ricomposizione)

Il terzo, di condurre con ordine i miei pensieri, cominciando dagli oggetti più semplici e più facili a conoscere, per salire a poco a poco, come per gradi, fino alla conoscenza dei più complessi, e supponendo che, tra quelli che non si succedono naturalmente, esista tuttavia un ordine.

Quarto Precetto (l’enumerazione in sede di procedimento deduttivo)

L’ultimo, di far dovunque delle analisi così complete e delle rassegne così generali, da essere sicuro di non omettere nulla.