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HOME INDIETRO Noli: sette secoli di repubblica Leggende Bergeggi, l'isola contesa Che cosa c'è da vedere? San Paragorio NOLI vecchia


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FACCIAMO UN PO' DI LETTERATURA:

  Dante la citò nella celeberrima Divina Commedia (Purgatorio, c. IV-25), laddove si legge che "...Vassi in Sanleo e discendesi in Noli... ", luogo per natura aspro e di non facile accesso, nascosto fra due pieghe della montagna, quasi privo di valli nel retroterra ed interamente proteso verso il mare; e certamente si riferiva anche ad essa il poeta Camillo Sbarbaro, che in questi luoghi visse, quando inneggiava alla Liguria, terra che ha d’inverno "...cieli teneri come a primavera”.

    Che Noli, città fra le più caratteristiche della regione, abbia avuto cantori più o meno illustri della sua aspra e selvaggia bellezza non sorprende certo, se solo si ha la fortuna di visitarla e se si considera anche sommariamente la sua storia, antica forse quanto quella del genere umano; fa specie, semmai, il fatto che non siano molte le persone a conoscenza del patrimonio storico, culturale, naturale e — perché no? — gastronomico racchiuso fra le alte mura medievali del comune nolese, che ha ottenuto a pieno diritto il riconoscimento di "Antica Repubblica Marinara", al pari di altre ben più note città costiere. Diciamo che Noli è strutturalmente la città meno adatta al turismo di massa: la sua estensione, i vicoli e gli archi che si accavallano fra le robuste mura secolari del borgo, la presenza di diversi monumenti e costruzioni di primaria importanza dal punto di vista storico-archeologico (che impediscono tentazioni speculative in campo edilizio), sono tutti elementi che concorrono a fare di Noli un luogo che privilegia il turismo di élite; un turismo che, se durante i week-end estivi assume i connotati tipici di qualunque località di mare durante la bella stagione, può riservare grandi e piacevoli sorprese al viaggiatore che accortamente decida di visitarla durante la settimana, nelle ore più adatte a goderne appieno le peculiarità: capiterà allora di fare un salto indietro nei secoli, assistendo all’ancestrale rito dei pescatori che di notte salpano a bordo di artigianali gozzi illuminati dalle lampare per ritornare, attesi dalle loro donne, all’alba, quasi sempre reduci da generose battute che rappresentano la loro unica ricchezza; vi risveglierete, allora, solo udendo lo scoppiettio del motore fuori bordo installato a poppa di quelle barche, antiche quanto questa gente. 

    Oppure, facendo due passi nell’entroterra — da Voze a Magnone fino al circuito delle borgate di Vezzi Portio, o ancora più su verso le alture occidentali di Tosse per poi raggiungere i centri di San Giorgio e San Filippo, incastonati sulle pendici meridionali della Rocca dei Corvi— vi immergerete in una realtà modellata dalle vicende storiche di un antichissimo popolo, rese evidenti dalla dislocazione dei borghi (serrati fra loro per poter provvedere alla comune difesa) così come dai resti di antiche torri sparse lungo tutta la costa fino a Genova, che un tempo ospitavano i custodi della sicurezza di queste genti i quali, in caso di attacco via terra o per mare, tramite il fuoco creavano una catena di segnali che giungevano fino alla potente Repubblica Marinara da sempre protettrice del valoroso popolo di Naulum. 

    Lungo l’antica strada che conduce a Spotorno (storico rivale di Noli) vi è poi uno scoglio verso il quale i nolesi nutrono ancora un timoroso rispetto: è lo scoglio sul quale il vescovo Alberto di Savona, nel lontano 1227, incise con le proprie mani una croce mentre i nolesi mettevano al sacco Spotorno, esclamando adirato che “...finché durerà questa croce su questo scoglio, durerà la maledizione sopra di voi, o uomini di Noli!”; una scomunica che sarebbe poi stata cancellata dal Sommo Pontefice in maniera solenne solo 535 anni dopo, nel 1762. E camminando per queste terre alle quali i contadini continuano a rubare terrazze di aree coltivabili, gustando profumi ed immagini naïf che annoverano camini fumanti e giare per l’olio, tini e madie per il pane, ulivi e frantoi, vigneti ricchi di sugosi grappoli di Lumassina, ringrazierete la Storia — o più semplicemente la sorte, se preferite — per aver fatto di questa terra un luogo naturalmente alieno alle mode turistiche di massa, preservandone intatte le caratteristiche di un tempo.


Torre di San Giovanni