gli insediamenti rupestri medioevali

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L’alimentazione dei monaci

Il regime alimentare monastico diffuso nel Medioevo era basato sull' idea della privazione del cibo: il "digiuno" diviene sinonimo di spiritualità e misticismo. La consumazione del pasto costituiva, tuttavia, un importante momento di vita collettiva per le comunità monastiche. Nei giorni feriali i monaci consumavano un solo pasto, mentre in quelli festivi erano consentiti due pasti principali. Il pranzo del mezzogiorno, che coincideva con l’ora sesta, prevedeva due piatti caldi: la zuppa di legumi e la minestra di verdura e un terzo piatto, la pietanza, serviti a giorni alterni. Durante la settimana si portavano in tavola anche uova, formaggi, pesce e legumi che sostituivano la carne.

Solo nei giorni di festa la carne, soprattutto di maiale, era presente nei pasti dei monaci. Veniva spesso conservata nelle dispense sotto sale, essiccata o insaccata.

Il vino e il pane non mancavano mai. Nel periodo estivo i pasti erano due perché le ore di veglia e di lavoro aumentavano.

La cena era piuttosto frugale, si basava sugli avanzi del pranzo, con l’aggiunta di un po' di frutta di stagione.

Dopo l'anno Mille alcuni monasteri si arricchirono, in seguito ai lasciti di privati, e modificarono le abitudini alimentari, rendendo il pranzo più abbondante e vario.

 

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