gli insediamenti rupestri medioevali

Home ] Su ] Successiva ]

La cripta di San Nicola

 

 

 

 

 

La chiesa rupestre di San Nicola è situata a sud-est del territorio mottolese nei pressi della masseria Lamaderchia dove si estende l’antica via Consolare che costituisce una deviazione medievale della via Appia.

       L’accesso alla cripta ,che si trova sull’orlo di una gravina ,è facilitato da scale ricavate nella roccia ,e supportate da una struttura in ferro.

L’escavazione della chiesa pare sia avvenuta tra il VII e il IX secolo .Le prime fonti storiche testimoniano che nel 1081 il signore normanno di Mottola: Riccardo Senescalco donò il santuario all’Abbazia benedettina della SS. Trinità di Venosa. A partire dal 1297 i beni dell’Abbazia vennero ceduti e gli archivi furono dispersi. Si è certi , comunque che nel 1603 la chiesa e un’estensione di terra coltivabile vennero vendute a Marcantonio Caracciolo, signore di Mottola, da parte dei coniugi tarantini Donato e Paulina Materdona.

Gli affreschi

Le decorazioni sono molto lineari: c’è la presenza dei quattro medaglioni sui quali campeggiano le Vergini e le scene del Transito di San Giovanni Evangelista, della Deesis e del Cristo in trono benedicente Santo Stefano. Le rimanenti immagini sono di tipo iconico e si rifanno a tre filoni che si richiamano alle tradizioni culturali allora vigenti: all’ecume bizantina, alla tradizione crociata che si affida alla protezione dei santi cari ai guerrieri e ai pellegrini, al devozionale locale.

 

L’ingresso si dipana e verso sinistra è presente l’affresco di San Giuliano che ha nella mano destra una lancia di cui si vede solo l’estremità superiore.

 Sul sottarco che conduce alla piccola navata di sinistra troviamo l’affresco di Santa Lucia col capo adornato di diadema, che indossa una preziosa tunica ricamata ed ha, nella mano destra la crocetta e la mano sinistra sul petto, simboli del suo martirio che avvenne sotto Diocleziano. Di fronte si scorge l’affresco di Santa Pelagia con l’omphorion ricco di gioielli. Procedendo, subito dopo il sottarco c’è la Vergine con Bambino quasi una copia della Madonna di Ripalta venerata nella Daunia.

Nella stasidia della navata sinistra sono presenti altri affreschi: nella prima nicchia vi è San Pietro che benedice, procedendo c’è San Lorenzo in veste di giovane diacono seguito da San Basilio in abiti episcopali col lembo del pallio crociato. La dolce visione continua con un affresco rappresentante la Vergine con Anapeson, cioè col bambino che è insonne perché prevede la morte. In Occidente questo modello di Vergine è noto con il nome di Madonna del Perpetuo Soccorso. Accanto a questa c’è una prima rappresentazione di San Nicola benedicente alla greca. Sul sottarco di sinistra troviamo un primo affresco palinsesto raffigurante Santo Stefano che abbellisce il pilastro che porta al bema. Nel bema della navatella sinistra vi sono cinque affreschi: in quello centrale vi è una colomba con le ali spiegate e negli altri quattro delle figure femminili a mezzo busto, che indossano “imatie” dai bordi impreziositi di perline, con la mano destra protesa a pregare e con la sinistra reggente una lampada con l’iscrizione PRUDENTES, le due di destra, una lampada spenta indicate con il termine FATUE.

Entrando nel bema, in una cornice abbellita di gigli, si scorge l’affresco di San Michele “Archistrategos”, capo delle schiere angeliche. La datazione dell'opera si colloca verso la fine del XII e i primi del XIII secolo.

Nell’absidiola sinistra campeggia l’affresco “Visione del Santo Stefano” in cui si incontrano due filoni figurativi: quello cassinese e quello campano.

101.JPG (6439 byte)

Il Pantocrator in Deesis troneggia nell’ampio abside centrale ed è posto in risalto rispetto alle figure della Vergine e del Precursore. I colori dominanti sono il rosso del contorno e il blu-grigio del fondo, tradizionali nell’arte bizantina. Sotto l’affresco è visionabile il moncone di un altare di tipo greco scostato dal muro e che in origine faceva parte di un altare a blocco più alto appoggiato alla parete di fondo. Nell’abside destra domina il Transito di San Giovanni Evangelista, a cui si accosta un altare coperto da un drappo rosso su cui campeggia una croce insieme ad un affresco il cui tema è ispirato dalla famosa Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine risalente al XIII secolo .Nel corso dei secoli questo affresco è stato interpretato come “preparazione al trono” ed infatti è presente accanto ad esso, una fossa profonda 50cm, che, si pensa, sia una fonte battesimale.

Nel bema, secondo una concezione bizantina, si nota l’affresco di San Michele Arcangelo. San Giorgio, invece, campeggia nella navata a destra: il Santo si presenta frontalmente con una colorazione assai vivace messa in risalto dai contorni scuri e che riporta l’iscrizione del committente. Sul secondo sottarco di destra vi è un altro affresco palinsesto di San Nicola che risale alla metà del XIII sec., è visibile solo la parte superiore sovrapposta ad un altro San Nicola. Di fronte appare, nella sua luminosità, con i tratti dolci e delicati, Santa Parasceve. La Santa fu molto venerata durante il Medio Evo e derivava il suo nome dal giorno della sua nascita: il venerdì santo. La somiglianza nell'esecuzione ai due Arcangeli, alla Santa Lucia, a Santa Pelagia e ai quattro tondi con le Vergini fa pensare ad uno stesso autore o ad una stessa bottega. Nell’archeggiatura successiva, dopo San Giorgio, è presente un dittico raffigurante San Pietro e San Leone Papa benedicenti. Il dittico è diviso dal successivo dall’immagine di un ex-voto. Si prosegue, poi, nell’altro dittico con l’immagine di Sant’Elena e Vescovo: di tipo occidentale è il vestiario. Segue, poi un altro San Giorgio, diverso dal precedente per la sensazione di movimento che si evince dalla figura e, perciò collocato in una datazione posteriore alla precedente, circa la fine del XIII-XIV secolo.

Nel primo sottarco a sinistra dell’ingresso è possibile notare la testa di un santo monaco ricoperto da un cappuccio marrone triangolare; si tratta di San Leonardo da Limoges, figlioccio del primo re cattolico dei Franchi Clodoveo e patrono dei prigionieri. Di fronte si attesta l’affresco di un altro Santo non identificabile per la perdita delle scritte esegetiche. Si tratterebbe, forse, di San Sabino di Canosa vescovo o più probabilmente di San Teodoro, ossia di un santo guerriero per la presenza della lancia e dello scudo. Proseguendo, sul pilastro troviamo un San Pietro, riconducibile allo stesso pittore della Deesis, quindi databile intorno alla metà del XII secolo. Su un pilastro di fronte a San Pietro campeggia un palinsesto raffigurante un Santo Anonimo  con libro sul quale è visibile la parte superiore di un'altra immagine sovrapposta.

Tutto ciò ci fa comprendere la liberazione, da  parte degli artisti, degli influssi bizantini per la scelta dei canoni dell’arte latina. Tale scelta è testimoniata anche dall’abbigliamento: l’omphorion bianco con lo scollo di tipo latino la cui estremità posteriore è appoggiata sulla spalla sinistra e ricade sul petto.

Il santuario ipogeo di San Nicola è di tipo cruciforme iscritto. La facciata esterna della cripta , rivolta verso ponente, è fiancheggiata a sinistra da una grande stasidia (nicchia) erosa e a destra da una calotta affrescata raffigurante una grande croce latina al centro e altre due più piccole laterali(simbologia della Crocifissione di Cristo e dei due ladroni).

La porta della chiesa è sormontata da una lunetta a doppia ghiera decorata da un dipinto che presumibilmente rappresenta un angelo nimbato a mezzo busto del quale sono appena visibili i boccoli della chioma.

Osservando la planimetria del santuario è subito evidente la divisione del naos (spazio destinato ai fedeli) in tre navate: una centrale che nella grandezza risulta il doppio delle due laterali.

Intorno al naos, lungo le pareti e alla base dei pilastri sono ben evidenti i subsellia ossia dei sedili alti circa 40 cm.

La volta è piatta ad eccezione che nel presbiterio dove il sistema di copertura è più articolato.

Dodici nicchie a doppia ghiera ,incavate nella roccia, ornano le pareti della cripta.

Sul fondo troviamo il bema (o presbiterio):un piano sopraelevato rispetto all’aula per la presenza di qualche gradino.

In corrispondenza della navata centrale è presente un’abside rettangolare che presenta i resti di un altare monolitico di tipo greco. Ben visibili nel bema vi sono altri due altari di tipo latino: la prothesis e il diaconicon.

                      

SCUOLA MEDIA STATALE "ALESSANDRO MANZONI"  di Mottola 

                                             e-mail: manzonimottola@tiscali.it 

Sito ottimizzato a 800 x 600 pixel