Launeddas

Diffusione delle Launeddas

 

Strumento diffuso fino pochi secoli fa in tutta la  Sardegna, le launeddas sono ormai presenti solamente in alcune parti del Campidano di Oristano, nella Trexenta e nel Sarrabus. E' presente in zone quali Oristano, Cagliari, Riola, Sinnai, Gestori, Ovodda e San Vito, ma Villaputzu è senza ombra di dubbio la "capitale" delle launeddas, infatti è il paese che ha il maggior numero di costruttori e suonatori e anche i più qualificati.

Origini

 

Fissare una data precisa della nascita delle launeddas è pressoché impossibile. Gli archeologi hanno potuto datare la nascita delle launeddas alla preistoria grazie anche al rinvenimento del Bronzetto Itifallico di Ittiri. Lo strumento è quindi da considerare, visto che era sconosciuto ai Greci e ai Romani, il più antico di tutto il Mediterraneo. Le launeddas hanno conosciuto diversi stadi evolutivi: nel primo stadio era costituita da una sola canna, poi se n'è aggiunta una seconda e ancora una terza. Indietro nei secoli si è tentato di modificare il modo di suonare le launeddas e per semplificare la difficile tecnica di respirazione, vennero uniti i tre bocchini e imbrigliati dentro una sacca che terminava con un unico bocchino. Questo sistema non fu mai portato avanti in quanto considerato non valido.

 

Tecnica di respirazione per suonare le launeddas

Le tre canne vengono suonate tutte insieme. Una volta messe in bocca le canne, si passa alla vera e propria tecnica di respirazione per suonare le launeddas: il suonatore rigonfia le gote accumulando una sufficiente quantità d'aria nelle guance. Questa è una tecnica difficile e richiede un particolare addestramento. Il metodo più semplice per cominciare ad impadronirsi di tale tecnica, è quello di servirsi di una cannuccia immersa in bicchiere d'acqua, da far gorgogliare continuamente e senza interruzione.

Materiali e tecnica per la costruzione

Materiali

Per la costruzione delle launeddas, vengono utilizzate le canne comuni (arundo donax). Le canne utilizzate vengono scelte accuratamente, a seconda delle varie parti dello strumento, in pochissime zone della Sardegna. Per la costruzione del "cabizzinu" o "bocchinu", i costruttori utilizzano le canne di Gestori e per i tre tubi risonatori, quelle di Barumini, Las Plassas e Santa Giusta.

Una volta colta, la canna deve essere lasciata stagionare per ottenere l'armonia desiderata che, senza una buona stagionatura, andrebbe deteriorandosi.  

Tecnica

Lo strumento è formato da tre canne di varia lunghezza e diametro.  La prima canna viene chiamata "tumbu", la centrale "mancosa" o "mancosa manna" e la terza "mancosedda" o "destrina".  "Tumbu" e "mancosa" sono legate con dello spago impeciato; la "mancosedda" è libera.

 Parti dello strumento

  Tumbu                 

La canna più lunga e più grossa di diametro viene chiamata "tumbu" o "basciu". E' formata da due parti: "cabizzinu" e tubo risonatore o "calamo".

 a) Cabizzinu

E' una cannellina sottile, nella quale è asportata un'ancia semplice, rivolta verso il basso. Il bocchino de "su tumbu" è più lungo di un quarto di quello de "sa mancosa" e di un terzo di quella de "sa mancosedda", anche il diametro risulta essere maggiore di quello degli altri due bocchini. Particolare da non trascurare, è il fatto che dalle ance delle launeddas non viene asportato alcuno strato di corteccia, cosa che avviene per "sas benas".

 b) Calamo

E' costituito da due pezzi di canna innestati e facilmente smontabili, per consentire una comoda conservazione dello strumento. Sul tubo così ottenuto si innesta il bocchino, che viene saldato con della cera vergine, e il bordo del calamo viene rinforzato per scansare il pericolo di eventuali lesioni.

Mancosa

La canna centrale o mediana è chiamata “mancosa” o “man­cosa manna”, è composta da due parti: “cabizzinu” o “bocchino” e “calamo”.

a) Cabizzinu

Cannellina con ancia, più corta e di diame­tro più ristretto di quella del “tumbu”. E’ innestata al calamo e saldata con della cera che evita gli spostamenti e le perdite di fiato.

b) Calamo

Tubo di canna, più corto e sottile di “su tumbu”.Presenta cinque fori, di forma rettangolare distanziati tra loro, l'ultima,“s’arrefinu”, serve a regolare l’intonazione del­lo strumento. La “mancosa” è unita a “su tumbu”, le due canne insieme, sono chiamate “croba”.

Mancosedda    

La terza canna, chiamata “mancosedda” o “destrina”  è la più corta e sottile. E’ l’unica canna libera ed è formata da due parti: “cabizzinu” e “calamo”.

a) Cabizzinu

 Cannellino ancora più corto e sottile di quello della “mancosa”.

 b) Calamo

 Tubo di canna con quattro fori rettangolari più “s’arrefinu”, ugualmente più   corto e più sottile di quello della “mancosa”.

La “mancosedda” sviluppa tutta la linea melodica del pezzo musicale.  

 

Suonatore di launeddas

Home Page