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La pubalgia
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Dott.  Pomara Spec. Medicina dello Sport

 

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La pubalgia è un termine che letteralmente significa "dolore al pube". E' una patologia infrequente nei soggetti sedentari, e la sua incidenza aumenta se si considera la popolazione sportiva. Il quadro clinico è molto variegato, tant'è che si parla di "sindrome pubalgica", essendo possibili diverse cause di pubalgia.

La forma che generalmente interessa gli sportivi è quella della pubalgia da sindrome retto-adduttoria, e gli sport più interessati sono il calcio, l'atletica leggera, l'equitazione e la danza. In genere la sintomatologia è monolaterale (raramente la pubalgia colpisce entrambi i lati del pube) e la causa è da ricercarsi nei ripetuti e continui piccoli traumi distrattivi che i muscoli adduttori (muscolo lungo adduttore, muscolo breve adduttore e muscolo gracile) subiscono nella loro inserzione scheletrica sull'osso pubico (figura 1). A lungo andare si instaura una infiammazione che può progressivamente alterare la struttura dei tendini interessati e quindi modificarne in modo significativo il loro rendimento. Il sintomo principale è il dolore, la cui natura è abbastanza variegata. Infatti, il dolore può essere continuo o alternante, può insorgere improvvisamente o gradualmente in modo spontaneo o provocato, può essere acuto (di tipo trafittivo) o sordo e gravativo (sensazione sgradevole di avere un peso all'inguine). La localizzazione del dolore è tipica, nella regione inguinale mediale, e può irradiarsi sulla faccia interna della coscia e, in alcuni casi, anche sull'addome, sui genitali e in sede perineale. I movimenti che possono evocare più facilmente il dolore sono i seguenti:

  • adduzione della coscia contro resistenza;
  • contrazione dei muscoli addominali;
  • pressione con le dita della sede pubica.

La diagnosi è relativamente facile, essendo il quadro clinico abbastanza caratteristico, e può essere utile una ecografia muscolare degli adduttori e dei muscoli addominali per evidenziare la sede ed il livello dei fenomeni infiammatori: trasformazione fibrosa dei tendini con perdita della loro elasticità, strozzamento delle terminazioni nervose, aumento della irrorazione sanguigna, zone di calcificazione ed osseificazione, presenza di distacchi parcellari ossei. 

L'identificazione della causa della pubalgia è ancora più importante: la pubalgia infatti può essere la conseguenza di una osteoartropatia pubica da ripetuti microtraumi (figura 2) della sinfisi pubica, ma anche l'esito di lesioni o patologie delle strutture annesse al canale inguinale o degli organi addominali e pelvici (le ernie inguinali possono dare una sintomatologia similare), o ancora può essere l'espressione periferica di coxalgie (dolori dell'anca) o della stessa colonna vertebrale (in genere patologie che possono interessare le vertebre lombari, come artrosi, ernie, eccetera). Una volta identificata la causa della pubalgia, il trattamento terapeutico si basa su:

    - riposo assoluto e prolungato da associare all'uso di farmaci antinfiammatori non steroidei, sia in uso topico (pomate, creme, cerotti imbevuti) che sistemico (pillole, bustine);

    - infiltrazioni locali (mesoterapia) di cortisonici ed analgesici;

    - FisioKinesiTerapia (ultrasuoni, laser, tens, diadinamica, ionoforesi, eccetera).

Spesso, la pubalgia negli atleti è la conseguenza di altri fattori legati ad alterazioni statiche e dinamiche della colonna vertebrale, del bacino e degli arti inferiori; infatti, l'iperlordosi lombare, la displasia congenita dell'anca, la dismetria degli arti inferiori sono tra le più comuni cause che possono determinare l'insorgenza della pubalgia; una delle cause predisponenti più comuni è comunque la dismetria del bacino, che può evidenziarsi con un attento esame clinico, possibilmente usando uno scoliosometro, oppure con una radiografia diretta della pelvi con proiezione antero-posteriore. A queste cause predisponenti si devono associare poi tutti gli squilibri muscolari conseguenti ad alterate posture o a errati protocolli di allenamento. In questi casi, la fisiochinesiterapia, oltre a determinare la risoluzione della sintomatologia dolorosa, dovrà essere mirata al riequilibrio dei gruppi muscolari della coscia, con la rieducazione posturale del rachide e degli arti inferiori. Inoltre, si dovranno attuare, nei primi periodi di recupero, esercizi di stretching con un particolare programma dalla durata minima di venti giorni (figura 3) , finalizzato al mantenimento di alcune posizioni per alcuni minuti e non per i classici venti-trenta secondi.

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