Lo stile kengai, cascata,è molto particolare, affatto semplice e non adatto a tutte le specie usate nel bonsai . Richiede , per raggiungere un buon effetto ed una sua armonia, un insieme di elementi concordi ed una fedeltà alla natura che non si ottengono con qualunque specie. Particolarmente con questo stile è importante che il carattere della pianta sia conforme a quello dello stile stesso, altrimenti l'effetto è quello di una stonatura. Rispetto ad altri è piuttosto difficile, ma di grande forza espressiva. Per sua natura dà la sensazione della drammaticità, della difficoltà della sopravvivenza in un ambiente duro ed ostile , della forte determinazione e vitalità con cui la pianta si oppone alla pressione creata da una situazione estrema. Un ambiente questo dove poche specie riescono ad adattarsi e sopravvivere, dove sbalzi termici ed idrici, scarsità di terreno disponibile, azione fisica di pietre e neve, creano una pressione determinante per la struttura della pianta. In natura questa assume il portamento a cascata soprattutto in ambiente montano o di scogliera, dove forti radici la tengono ancorata nel poco spazio di una cengia dalla quale si sporge scendendo lungo la parete e discostandosene alla ricerca della luce pur se costretta a mantenersi bassa. |
Ha dunque sotto di sé il vuoto (ed ecco che si espone su tavolini alti), e comunica quella sensazione di difficile equilibrio recuperato di volta in volta con lento e faticoso adattamento. Ed è proprio nella grande forza vitale di questo ritrovato, riconquistato equilibrio , la bellezza di questo stile tanto più drammatico quanto più è accentuato il movimento discendente. |
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Così la capacità del bonsaista sta nel costruire l'equilibrio di una forma tanto esasperata , lavorando la pianta con naturalezza e con armonia in ogni particolare. Le regole di impostazione dello stile , altro non sono infatti ,che la risposta della pianta alla situazione ambientale in cui si trova.. Così non sarà conforme a ciò che esprime lo stile, quel kengai che scende diritto e rigido, senza le forti curve determinate da una lunga storia di difficoltà superate, né quella pianta i cui impalchi non siano combattuti tra la pressione verso il basso e la spinta vegetativa verso l'alto.La disposizione delle ramificazioni non potrà essere tale da creare ombreggiamento , così la loro forma e dimensione. , né potrà rivolgersi verso l'interno ( il vaso, la roccia)dove è minore l'illuminazione. Oltre alla struttura della chioma ,anche il forte nebari è molto importante per dare quella sensazione di ritrovata stabilità in una pianta tutta sbilanciata da un lato. Jin e shari infine rafforzano il senso di drammaticità raccontando tutta la storia di una vita lunga e difficile ,, di rami morti e spezzati, tronco scortecciato da pietre e gelo , contorto dalla faticosa lotta per la sopravvivenza. |
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Anche la corteccia mostra tutte le cicatrici ed il lento passare del tempo che l'ha resa vecchia e rugosa in difesa dal sole intenso e dal gelo Non e dunque un ambiente fresco ed umido quello in cui vive questa pianta, ma spesso secco e gelido, nel quale il delicato acero od il pur forte faggio non potrebbero sopravvivere. Per questo non è certo consono al carattere delicato e leggero di molte caducifoglie lo stile a cascata e sono preferite le conifere in modo particolare pini e ginepri. Per chi va in montagna non è certo difficile immaginare un pino mugo con tutte le caratteristiche del perfetto kengai. |
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