CIRELLA UN PO' DELLA SUA STORIA
LA COLONIZZAZIONE GRECA
I primordi ellenici
Gli inizi della civiltà greca risalgono al
IV millennio a.C. e sono distinti in due periodi: l'età minoica (o
egeo-cretese) e l'età micenea.
La prima ebbe il suo centro a Creta e
durò dal IV millennio a.C. fino alla metà del II. Essa si rifà al mitico regno
di Minosse, che sarebbe stato il dominatore delle primitive genti
Pelasgiche.
Quando la potenza cretese
era al suo apice, un gruppo di tribù di stirpe indoeuropea
occuparono la parte sud della penisola Balcanica; queste avevano in
comune origini e lingua e si indicarono col nome di Ellèni, di
conseguenza anche il territorio si chiamò Ellade poi trasformato dai
Romani in Grecia.
I primi Elleni furono gli Achei (ai quali seguirono gli Ioni e gli Eoli) che
prevalsero sui minoici facendo sorgere una nuova civiltà detta "micenea" (dalla
città di Micene) o civiltà omerica, dando inizio alla seconda età della
civiltà greca. Questa, seguendo le orme minoiche, si diedero al commercio
marittimo dominando il mondo egeo dal 1400 al 1200 a.C. per cessare poi, dopo la
guerra e la distruzione di Troia (forse nel 1184 a.C.), con l'invasione
dei Dori che porteranno ad un periodo di generale abbassamento del grado
di civiltà, raggiunta ai massimi splendori con gli Achei.
Il Medioevo ellenico
Nei secoli che vanno dal
1200 all'805 a.C:, detto "Medioevo ellenico" e distinto in tre momenti:
periodo delle migrazioni doriche; nascita delle principali istituzioni greche;
espansione coloniale di gruppi greci, si delineò il definitivo assetto politico
e territoriale della Grecia: gli Ioni occuparono l'Attica (con capitale
Atene), le isole Cicladi el'isola di Eubea; gli Eoli si
stanziarono nella Tessaglia, nell'Etolia e nella Beozia
(con capitale Tebe); gli Achei s'insediariono nell'Acaia, nell'Arcadia
e nell'Elide; i Dori infine occuparono, dopo saccheggi e distruzioni, l'Argolide,
la Laconia (con capitale Sparta), la Messenia, la
Sicionia la Corinzia e la Megaride.
Con la migrazione dorica
inizia l'età storica della Grecia (776 a.C.) o era delle
Olimpiadi.
Le "polis"
La conformità geofisica
del suolo greco non favorì la formazione politica di uno stato unitario, anche
perché i Greci non nutrivano un sentimento nazionalista preferendo le
associazioni libere (dette fratrie) alla forma monarchica dell'età
omerica, per questo ogni città, con il territorio circostante, divenne un
minuscolo stato indipendente detto "città-stato" (in greco: polis).
Tra il X e VIII secolo a.C. il potere passò inevitabilmente in mano ai nobili e divenne monopolio di
poche famiglie. Quasi sempre la polis era una repubblica e rare erano quelle di
forma monarchica.
Le colonie del
Meditereraneo
All'epoca dell'invasione
dorica (1110 a.C.) e nel periodo ad esso successivo il senso di disagio venutosi
a creare da questa situazione, lo sviluppo demografico, la carestia, la lotta
politica, la mancanza di terre da coltivare e non ultimo, l'amore per nuove
avventure causarono un esodo di molte famiglie che lasciarono la loro
madrepatria per fondare in terre straniere delle colonie (apoike:
case fuori). Inizia così per la Grecia il periodo delle vaste colonizzazioni che
interesseranno tutto il mar Nero ed il Mediterraneo.
Nella prima fase gli Eoli
occuparono l'isola di Lesbo e la regione asiatica che le sta di fronte,
detta appunto Eòlide. Più a sud gli Ioni fondarono Focea,
Mileto, Efeso, Colofone, Smirne, ecc. nella Ionia.
Nella parte più meridionale della costa i Dori fondarono Alicarnasso e
colonizzarono l'isola di Rodi nella Doride.
Nella seconda fase
avvenuta tra la metà dell'VIII ed il VI secolo a.C. il movimento migratorio
dei Greci raggiunse terre lontane come l'Egitto, la Libia, la Gallia, dove
coloni Focesi popolarono Marsiglia, sul Bòsforo (Bisanzio), ecc., ma
quelle che ebbero maggior fortuna furono le colonie fondate in Sicilia e
nell'Italia meridionale, le quali furono tanto numerose e floride da
superare in grandezza ed in potenza la stessa madrepatria, cosicché la regione
fu detta Magna Grecia (Megale Hellas: 720 a.C.).
I primi Greci a giungere
in Sicilia furono i Clcidesi dell'Eubea, che nel 735 a.C.
fondarono Naxos e dopo pochi anni Leontini, Catania e nel
724 a.C. Zancle (Messina); nel 757 a.C. circa poi fu la
volta di Rheghion (Reggio Cal.) sulla costa calabra.
Diventati ormai padroni della principale via marittima di accesso dallo Ionio al
Tirreno, si spinsero arditamente fino al Golfo di Napoli, approdando nel 770
a.C. alle isole Pittekoussai (Ischia e Procida).
Di qui sbarcarono sul continente e fondarono Kyme (Cuma).
Nel corso dei secoli VIII
e VII a.C. i Greci di Cuma consolidarono le loro posizioni, fondando
Partènope, poi Neàpolis (città nuova: Napoli) e Dicearchia (Pozzuoli).
Gli Achei, poco dopo, si
assicurarono i primi importanti stanziamenti a Sibari (VIII secolo a.C.), Metaponto e nel 710 circa a.C. Crotone, che ebbe in vari
periodi il predominio sulle colonie greche del Bruzio. Nel 540 a.C. fu
sede di Pitagora e della sua scuola. Infine nel 706 a.C. fondarono
Posidonia (Pestum).
I Dori, invece, fondarono
Selinunte (VII a.C.), Siracusa (735 a.C.), Taranto (706 a.C.),
Gela (688 a.C.) e Agrigento (581 a.C.).
Alcuni coloni locresi
provenienti dalla Locride, una regione della Grecia centrale fra i Golfi
di Corinto ed Eubea, nel 673 a.C. fondarono Locri Epizephyrii.
Ultima grande colonia
greca sulla costa tirrenica fu Iela, poi Elèa (Velia)
fondata nel VI secolo a.C. dai Focesi. Questi nel 540 a.C. circa colonizzarono
anche Cirella. I coloni greci stanziati nella
Magna Grecia si chiamarono Italioti o Italici.
Su tutte le colonie
prevalsero Taranto e Siracusa (che contò sino a 500.000 abitanti) grandi empori
commerciali e centri di vivissima cultura.
Nella Magna Grecia la
mancanza di un forte Stato, a differenza della Sicilia, capace di mantenere il
controllo egemonico delle altre colonie, e la gara per la conquista di buoni
scali sul Tirreno acuirono accese rivalità e provocarono disastrose guerre. Una
di esse scoppiata fra Crotone e Sibari portò alla distruzione di quest'ultima
nel 510 a.C.
Cirella città Aristèa
Cirella,
Secondo la mitologia greca da un
rapporto tra il dio Febo (Apollo) e la ninfa Cyrene nacque
Aristèo, dio contadino e pastore della Tessaglia, che insegnò l'agricoltura
ai primitivi.
Innamoratosi di Eurìdice, sposa
di Orfeo, la insegue causandone la morte per un morso di serpente. Le
ninfe lo puniscono, facendo morire le sue api; solo per intercessione di Cyrene,
e con i consigli di Proteo, poté riaverle.
Un santuario a lui dedicato sorgeva
proprio nell'attuale contrada Arieste, perciò la "polis" divenne famosa come la
città di Aristèo e da questo: "Cirella città Aristèa".
Le sue origini
Cirella,
attualmente frazione di Diamante distante 3 km. dal suo centro urbano con circa
1500 abitanti, vanta anch’essa origini remote che si perdono nella preistoria
testimoniate dal ritrovamento di reperti fossili e litici
appartenuti ad insediamenti tribali del Paleolitico medio, il
periodo più antico dell’età della pietra.
Verso
il 1200 a.C. fu una delle prime città della
zona fondata dagli Ausoni, antiche popolazioni “Italiche”
di stirpe indoeuropea che si stabilirono nell’Italia centro-meridionale.
Poi intorno al 540 a.C., durante la seconda colonizzazione greca, il suo sito,
attiguo a quello di Laos (subcolonia sibarita), fu popolato dai Focesi,
ivi rifugiatisi dopo la conquista di Focea (545 a.C.) da parte di Ciro II il Grande
re di Persia, tramite il suo generale
Arpago. Durante la permanenza focese, Cirella, fu un grosso centro
commerciale, divenuto molto potente per le sue esportazioni in tutta la Magna
Grecia e Roma specialmente dopo la distruzione di Sibari (510 a.C.),
quando divenne un importantissima testa di ponte tra la costa tirrenica e quella
ionica. Di questa “polis” (città) scrissero gli storici greci e latini come Strabone, Diodoro
Siculo e Silio Italico, che erroneamente interpretato sembrava affermare la sua
distruzione ad opera di Annibale, per mezzo del suo generale Annone, nel 203 a.C.,
per essere stata fedele a Roma. In realtà i fatti ebbero un diverso
svolgimento: subito dopo la sconfitta di Roma a Canne (216 a.C.), Cirella,
seguendo le orme delle altre città meridionali, eccitata dall'eclatante vittoria del
giovane condottiero cartaginese, insorse provocando così, dopo un breve tempo, la risposta punitiva del
dittatore Quinto Fabio Massimo dello il <<Temporeggiatore>>, che
nel 214 a.C., appunto, durante una spedizione militare nel "Sinus" la riconquistò con
la forza riassoggettandola a Roma.
Cirella
ormai ricostruita dai Romani, alla fine delle guerre puniche, riprese i suoi
traffici commerciali, facendo anche da richiamo ai tanti navigatori che
approdavano nel suo porto. Nel maggio 2000, furono portati alla luce i resti delle
fondamenta di una villa risalente al II
secolo d.C., presumendo che lo stesso <<Pantheon-Mausoleo>> sia stato fatto costruire dal proprietario della stessa per esservi sepolto.
La torre sull'isola Tempsa
Nel XVI secolo i viceré di Napoli, temendo incursioni piratesche lungo le
coste del Tirreno, ordinarono la costruzione di torri di difesa; non si esclude,
quindi, che la <<torre di guardia>> sull’isola di Cirella fu costruita da
don Girolamo Sanseverino nel contesto di quell’opera di
fortificazione già iniziata nel territorio di Diamante con la costruzione del
torrione sugli scogli della “Punta”.
Gli attacchi
Saraceni
La costa tirrenica della
Calabria per diversi secoli fu devastata dalle scorrerie Saracene insidiando
più di una volta anche Cirella, che
nell’850 fu teatro della sua prima distruzione, avvertendo così l’urgenza di
fortificarsi. Dopo circa settecento anni, si verificarono ancora
altri due assalti ad opera del corsaro turco
Dorghut (o Dragùt m.1565), uomo sanguinario e seguace del terribile
Khair-ad-Din (o Barbarossa
1465-1546) per questo
considerato il più valoroso ed audace pirata del XVI secolo, più volte a
servizio della Turchia ed anche della Francia contro la Spagna. Dorghut portò un nuovo assalto a Cirella il 2 agosto 1557 traendo in inganno i
guardiani della torre sull’isola che non fecero in tempo a segnalare il
pericolo. I pirati sbarcarono sulla spiaggia e, all’istante, occuparono il
porto ed entrarono dalle tre porte del paese, sotto il fuoco
dei loro cannoni, con una semplicità estrema.
Statuto delle Terra di Cirella
Al termine dell’ultima incursione saracena, alcuni
dei superstiti ricostruirono la nuova Cirella sulle rovine di quella distrutta.
La popolazione tornò al suo ritmo di vita normale con la ripresa delle attività
commerciali con Napoli e col resto d’Europa; e specialmente, continuarono la
produzione vinicola. Le proprietà terriere dei cirellesi erano molto estese ed
arrivavano fino al confine col fiume Abatemarco.
Già all’epoca dei Romani, Cirella era famosissima per la produzione del
<<Cirasùlu>> o Chiarello,
il celebre vino (passito), celebrato anche da
Torquato Tasso, che
riforniva la mensa degli imperatori
Romani; ancora oggi si possono vedere i resti del vetusto enodotto che serviva
a riempire le cisterne delle navi romane. Un’altra leggenda che si
racconta sull’assalto dei Saraceni è quella di un mercante romano, che avendo
ricevuto una partita di vino annacquato, si convertì all’islamismo e, per
vendetta, ideò e condusse l’attacco dei Turchi. Nel 1568 il
28 marzo furono emanati i “Capitoli” o <<Statuto
della Terra di Cirella>>. I
“Terrazzani” disponevano di una
piazzetta per il mercato, di chiese e di
monasteri, fra i quali il convento di San Francesco di Paola. Il
duca-barone esercitava la “giurisdizione delle prime e seconde cause civili,
criminali e miste, mero e misto imperio cum gladij potestate”, per cui i
sotterranei del
palazzo feudale,
eretto nel XII secolo, erano adibiti a carcere. La difesa del territorio era
affidata alla guarnigione del castello.
Ultima distruzione
di Cirella
L'ultima distruzione di Cirella
si ebbe nel 1806, quando veniva cannoneggiata e definitivamente quasi rasa al
suolo dalla flotta napoleonica, che così rispondeva alla ribellione del duca. Il
generale che ordinò l’assalto si chiamava Championnet, e non “La
Formique” come si pensava, dando origine alla leggenda che voleva Cirella
distrutta dalle formiche giganti.
Nel frattempo, la presenza dei francesi, che occupavano Cirella, attirò
l’attenzione degli anglo-siculi che si nascosero dietro l’isola, nella
grotta del Brigantino e, nella fine d’agosto del 1808, lo
scontro fra francesi ed inglesi si concluse con la distruzione della torre
sull’isola, fatta saltare con polvere di mina, da una nave inglese comandata
dall’ammiraglio Sir William Sidney Smith, che tenne l’assedio per quattro
giorni.
Terminati gli attacchi
francesi ed inglesi, Cirella venne ricostruita nella <<marina>> e dal
1876, come si è detto, divenne frazione di Diamante.
I ruderi di Cirella
I <<ruderi>>, a 172 m. s.l.m., sarebbe bene
visitarli perché rappresentano la minima parte del grande patrimonio storico
della città medioevale ricostruita tra la fine del IX e l'inizio del X secolo e
poi conquistata dai Normanni. Questi furono abbandonati all’incuria del tempo ed il disinteresse, anche
di alcune amministrazioni passate, ha fatto il resto.
Interi
colonnati di templi greci e romani sono stati completamente depredati e tanti
affreschi cancellati dall’intemperie.
Ci è pervenuto solo un frammento di uno di essi,
che si trovava su un altare laterale della chiesa di S. Maria delle Grazie
attigua al convento, raffigurante “La Madonna degli Angeli”
eseguita da un anonimo nel tardo Cinquecento, staccato alla fine degli anni
settanta dall’ormai cadente muro per essere pazientemente restaurato a cura
della Soprintendenza ed esposto nella Sala del Consiglio Comunale, dove rimase
per circa venti anni, dopo di che il 30 maggio 2000 con una solenne cerimonia è
stato riconsegnato dal sindaco Caselli al parroco di Cirella che lo espose nella
chiesa parrocchiale.
Salendo dal Mausoleo verso i monti, ad est
s’intravedono dietro ad un vitigno ed alberi d’ulivo i resti di una chiesetta
privata, successivamente usata come abitazione e, tra i cespugli, le rovine del
convento e della chiesa di cui sopra, costruiti nel 1545 dai frati
minimi di San Francesco di Paola e poi abbandonati nel 1810, quando il governo
napoleonico, rendendo esecutivo un decreto del 7 agosto 1809, confiscò i beni dello Stato Pontificio e fece chiudere chiese e
conventi. Risalendo si entra nelle rovine della città vecchia.
Anfiteatro
Poco distante dai "ruderi", agli inizi degli
anni novanta, ebbe inizio la costruzione dell’anfiteatro, dove oggi si
svolgono rappresentazioni teatrali, concerti musicali e spettacoli vari.
Esso ospita durante il
mese di agosto anche un “Cirella antica festival” che abbraccia quasi
tutto il periodo estivo.
Sul suo palcoscenico, nei suoi primi dieci
anni, si sono succeduti cantanti ed attori famosi, i quali sono stati
protagonisti di indimenticabili performance ricchi di fascino, anche per il
suggestivo paesaggio che gli fa da cornice.
Nella Riviera dei Cedri durante il periodo
estivo la presenza dei turisti è notevole; per questo motivo i circa
duemila posti a sedere del teatro spesso non sono sufficienti.
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