Le origini
Martirano è stato tra i più grandi
centri citati nei diversi testi di storia della Calabria.
Già contea sotto i Normanni, estendeva
la sua giurisdizione sul territorio appartenente agli odierni comuni di
Martirano, Martirano Lombardo, Conflenti, Motta S. Lucia, Decollatura e
parzialmente anche Soveria Mannelli.
Il suo castello, insignito personalmente da Roberto
il Guiscardo, tra l'XI e XII secolo rappresentò uno dei capisaldi
del potere feudale normanno: nelle sue prigioni venne destinato il ribelle
figlio di Federico II, Enrico, e fino alla fine del Settecento fu il baricentro
politico di tutto il territorio circostante.
La sua bella cattedrale normanna fu dotata ed
arricchita dai preziosi doni di argenteria elargiti da Costanza d'Altavilla
e dalla regina Giovanna la quale donò altre preziose suppellettili.
Considerevoli furono anche le donazioni di fondi
rustici siti in tutto il territorio della Diocesi ed in particolare nella
vallata dell'Amato, le cui rendite, per secoli, divennero la maggior fonte
di finanziamento della Mensa Vescovile.
Dal 1590 anche i Vescovi di Martirano, in esecuzione
delle disposizioni adottate nel Concilio di Trento, incominciarono a risiedere
in Diocesi, a compiere periodiche visite pastorali e ad informare ogni
tre anni la Sacra Congregazione del Concilio in Roma sullo stato del proprio
vescovato: nacquero così le "Relazioni ad Limina" che costituiscono
una delle più preziose ed autorevoli fonti storiche.
Già dalla relazione di Mons. Mariano Pierbenedetti
apprendiamo che: "La Diocesi di Martirano è abbastanza maestosa...
Le anime che abitano Martirano e la sua Diocesi sono circa 10.000. Nella
città di Martirano è stato fondato un Ospedale per raccogliere
i pellegrini, essendo cosa molto necessaria per la loro frequenza poichè
la Città si trova lungo la strada che da Napoli conduce in Sicilia...
Nella Città vi sono tre Monasteri dei Regolari (Conventuali di S.
Francesco, frati di S. Agostino e Predicatori)... E' stato istituito un
Seminario... Nella Diocesi ci sono 10 Chiese Parrocchiali".
Ingenti furono i danni umani e materiali causati
dal terremoto del 1638, descritti da Mons. Cellesio colto dal violento
sisma mentre, circondato dai suoi parrocchiani, celebrava i riti della
Domenica delle Palme. Ma i Martiranesi reagirono adeguatamente ricostruendo
la propria città e rendendo ancora più splendidi i propri
palazzi civili e religiosi.
I lavori si protrassero per tutta la seconda
metà del Seicento.
Martirano tra la fine del Seicento e nel corso
del XVIII secolo ha dato ospitalità a due illustri personalità:
a Mattia Pretie a Giacomo Casanova; il primo fu ospitato da Mons. Veraldi,
successore di Mons. Palemonio nella guida della Diocesi, il secondo da
Mons. Bernardino de Bernardis.
Entrambi hanno lasciato traccia del loro passaggio
a Martirano:
il "tenebroso" pittore nativo di Taverna meglio
noto come il Cavaliere Calabrese, donò un quadro raffigurante il
loro Santo ai frati del Convento che lo avevano ospitato;
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Se contenuti furono i danni causati dal terremoto
del 1783, nel primo ventennio dell'Ottocento Martirano fu coinvolta in
avvenimenti politici e religiosi che apportarono danni addirittura superiori
ad un sisma. Nel 1806 la cittadina fu coinvolta nella rivolta antifrancese:
fu occupata dalle truppe francesi e subì incendi punitivi.
Nello stesso anno, in conseguenza delle leggi
eversive della feudalità, perse il suo Conte e con esso il ruolo
politico esercitato per secoli in tutto il territorio circostante; nel
1816 il suo circondario fu trasferito dalla Provincia di Calabria Citra
(Cosenza) alla nuova Provincia di Calabria Ultra Seconda (Catanzaro); ed
infine nel 1818, in applicazione del concordato tra i Borboni e la Santa
Sede, il Vescovato fu soppresso ed aggregato a quello di Nicastro.
Vane furono le proteste dei Martiranesi, nessun
effetto sortirono i tentativi legali tendenti ad ottenere la reintegra
della Diocesi. Nel 1833 il Circondario venne diviso e dovette cedere metà
del territorio a favore del Circondario di Nocera.
I danni maggiori, più che dalle nuove
circoscrizioni provinciali e circondariali, derivarono alla città
dall'eversione della feudalità e dal trasferimento della sede vescovile
a Nicastro. Il trasferimento dei vasti possedimenti della Mensa Vescovile
di Martirano, le cui rendite per secoli avevano in parte alimentato il
clero e l'economia martiranese, contribuì ad accrescere la crisi
di quell'antica Città che ricevette il colpo mortale dal terremoto
del 1905.
Il castello feudale, la cattedrale, il monastero
francescano furono demoliti; danni notevoli subì l'antico palazzo
vescovile, oggi ristrutturato e riadattato in Casa Comunale.