I martiri cristiani
nel Terzo millennio
Si stima che 250 milioni di cristiani (cattolici, protestanti,
ortodossi e di altre confessioni) vivano quotidianamente rischiando la propria
vita.
La World Christian Encyclopedia informa che ogni anno muoiono per
la fede in Gesù circa 160.000 persone: quest'ultima cifra è probabilmente
eccessiva, ma non manca chi la ritiene sottostimata.
Michael
Horowitz, ebreo, denuncia: "Oggi, le comunità cristiane minoritarie sono
diventate il bersaglio prediletto del radicalismo islamico e dei rimanenti
regimi comunisti.
Il silenzio e l'indifferenza delle élites
occidentali di fronte alle aggressioni violente, ai saccheggi, alle torture,
agli arresti, alle riduzioni in schiavitù, alle uccisioni e alle crocifissioni
delle sempre più vulnerabili comunità cristiane, ancor più fa fremere le mie ossa
e il mio istinto di ebreo".
Questi cristiani, sono persone il cui
attuale destino può facilmente diventare il nostro se noi restiamo indifferenti
alla loro sorte".
Queste citazioni sono riportate da Antonio
Socci nel volume "I nuovi perseguitati" (ed. Piemme), al fine di
renderci consapevoli delle persecuzioni attualmente subite in diverse zone del
mondo dai credenti in Cristo, nell'indifferenza pressoché generalizzata da
parte dell'Occidente.
Non mancano tuttavia opinionisti sensibili
alla gravità del fenomeno: per la stampa laica troviamo:
Ernesto Galli della Loggia, autore della prefazione del libro in
questione, Paolo Mieli del "Corriere della Sera",
Sandro
Magister, vaticanista de "L'Espresso".
Socci
parla dei massacri di cristiani compiuti durante il secolo scorso dai
totalitarismi, insieme ai genocidi pressoché dimenticati dell'Armenia a inizio
`900, del Messico negli anni '20 e della Spagna negli anni '30.
L'autore
si serve in proposito degli studi di:
Andrea Riccardi ("Il
secolo del martirio", ed. Mondadori) e Robert Royal.
Si passa quindi a un dettagliato reportage
sulle vessazioni compiute ai nostri giorni contro i cristiani negli Stati a
maggioranza musulmana (Arabia Saudita, Pakistan, Indonesia, Nigeria, Sudan),
compresi quelli ritenuti moderati e la cui legislazione è ispirata sulla carta
al rispetto dei diritti umani (Egitto, Turchia).
Si giunge poi ad esaminare le repressioni
compiute nelle Nazioni dove siedono al potere regimi comunisti: tra essi spicca
la Cina.
Quali
sono i motivi di tutto questo?
Conosciamo,
da parte occidentale, l'esistenza di interessi economici e commerciali
gravitanti attorno al vasto mercato cinese e ai giacimenti petroliferi presenti
in diversi Paesi islamici.
Tali interessi conducono a mettere in
secondo piano le violenze perpetrate da tali regimi.
Un altro fattore è il secolarismo
anticristiano, che da molto tempo caratterizza la nostra civiltà.
Il musulmano iraniano Amir Taheri, in
esilio dopo l'ascesa di Khomeini, è sconcertato nel vedere come l'Occidente
critichi spesso il cristianesimo, senza adottare un uguale metro di giudizio
per l'islamismo.
Taheri ammonisce: "Questo fa molto
male all'Islam.
Ci trattate con condiscendenza come bambini
e poi vi lamentate se questi bambini viziati diventano irresponsabili e
violenti".
E non può mancare il conformismo
"politically correct", che non risparmia nemmeno diverse comunità
religiose occidentali.
Tuttavia, le responsabilità non stanno solo
da un lato non vanno affatto assolte.
Le teocrazie regnanti in Africa e in Asia,
che disconoscono la libertà di culto, la dignità della donna e dell'individuo,
e presentano strutture pre-medievali prive di un'assemblea parlamentare.
In questi Paesi, le oligarchie al potere si
appropriano dei proventi petroliferi, relegando gran parte dei sudditi nella
povertà, addebitandone la causa esclusivamente al Nord del mondo, suscitando
così diffuse simpatie per il terrorismo a base religiosa.
Nel Sudan, dove è in atto da decenni una
feroce persecuzione contro la minoranza cristiana e animista da parte del
governo islamico di Khartoum, il petrolio è stato scoperto solo tre anni fa.
E ancora: come potrà l'ONU mettere fine
alle ingiustizie quando nella sua Commissione per i diritti umani siedono Cina,
Vietnam, Cuba, Libia e Sudan?
Nonostante
tutto, Antonio Socci scorge una speranza nel grande incontro di Assisi del 24
gennaio 2002, in occasione del quale Giovanni Paolo II ha auspicato l'immediata
cessazione di ogni tipo di violenza, specie se praticata in nome della fede,
sollecitando i leader religiosi a "sconfessare e isolare quanti
strumentalizzano il nome di Dio per scopi o con metodi che in realtà lo
offendono".
Il Papa ha inoltre più volte invitato, nei
propri discorsi, i capi di Stato a rispettare la libertà religiosa e la dignità
umana.
"I
nuovi perseguitati" è un'opera chiara e obiettiva, in quanto riporta un
esame scevro da sommarie generalizzazioni degli aspetti politici, economici e
culturali che stanno all'origine dell'attuale martirio di molti cristiani. Marco
Cingolati