IL TEMPO DELL'ANTICRISTO
(prima parte)
"Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve
venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo
sappiamo che è l'ultima ora (...). Chi è il menzognero se non colui che nega
che Gesù è il Cristo? L'anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio"
(1 Gv 2,18-22).
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"L'ultima
ora" che s. Giovanni descrive, come l'ora dell'anticristo, riguarda anche
il nostro tempo, poiché anche noi siamo "dentro" in quell'ora. L'ora
di cui parla Giovanni non è l'ora dell'orologio, composta di sessanta minuti,
con cui noi scandiamo il ritmo del tempo. L'ora di Giovanni designa l'era
escatologica, quella che la Bibbia chiama "ultimi giorni", inaugurata
dalla morte e dalla risurrezione di Cristo, che comprende tutto il tempo della
Chiesa militante fino al tempo della salvezza, al ritorno di Cristo.
Se dunque anche il nostro
tempo rientra in questo periodo intermedio, possiamo dire che questo è anche il
tempo dell'anticristo. Giovanni, nella sua lettera, ci mostra una specie di
progressione del male nel corso della storia: prima gli "anticristi",
poi l'"Anticristo" in persona. Ma chi sono gli anticristi? Giovanni
risponde al singolare: "E' colui che nega che Gesù è il Cristo!
L'anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio".
Storicamente parlando,
l'anticristo è quello spirito di opposizione e di corruzione che contrasta
l'azione salvifica di Cristo sulla terra. La sua è un'azione multiforme e
intelligente, che ha come scopo quella di contrastare l'opera di Dio tra gli
uomini e di allontanare definitivamente l'uomo dal suo creatore. Possiamo
dividere l'opera dell'anticristo in due periodi storici principali che vanno
dal I secolo dell'era cristiana fino al XVII secolo e dal XVIII secolo fino al
XX secolo
Primo periodo - Uno dei
primi passi dell'anticristo fu quello di seminare discordie sulla natura e
sulla persona di Gesù, di qui le prime eresie già a partire dal I secolo. Il
contrasto con il potere politico di Roma pagana, che causò la prima grande
fioritura di martiri cristiani e che proseguì, a fasi alterne, fino al IV
secolo. Poi vennero i problemi ecclesiologici, teologici e politici, di qui i
due maggiori scismi: quello fra la Chiesa d'Occidente e la Chiesa d'Oriente,
nel 1054, e quello fra la Chiesa Cattolica e il Protestantesimo, avvenuto nel
XVI secolo.
Il contrasto religioso
e militare con il mondo islamico occupò, a fasi alterne, l'epoca medioevale e,
in parte, anche il Rinascimento tanto che solo per un miracolo l'Occidente
riuscì a fermare la sua forza d'espansione militare (assedio di Vienna 1683).
Ma, se la battaglia contro l'Islam era stata vinta, altre battaglie più
insidiose attendevano il cristianesimo. Con il Rinascimento si cercò di portare
quell'equilibrio, fra mondo spirituale e mondo materiale, fra scienza e
teologia, fra ragione e fede, che nel periodo precedente era mancato. Tuttavia,
l'umanesimo rinascimentale imboccò ben presto la strada che lo porterà, nei
secoli successivi, verso l'Illuminismo e il Positivismo. Lo spirito
dell'anticristo aveva ancora una volta sedotto l'uomo facendo leva sul suo
orgoglio e sulla sua fragilità. Quanti scandali e quante infedeltà, non solo in
quest'epoca, da parte degli stessi cristiani, hanno aiutato, anche se
indirettamente, lo spirito dell'anticristo!
Secondo periodo - In
questa fase storica, che comprende il periodo che va dal XVIII secolo fino al
XX secolo, abbiamo il pieno sviluppo dello scientismo e del razionalismo. Qui
l'anticristo prosegue la sua opera di contrapposizione, di demolizione della
Chiesa e del Messaggio cristiano. Dopo avere diviso la Chiesa nella sua unità
organica (a livello teologico, liturgico, ecclesiologico e culturale, vere
premesse di una unità anche politica dell'Europa), inizia la sua campagna di
demolizione ontologica del concetto di uomo e della metafisica del creato.
Scientismo e razionalismo, che ben poco avevano a che fare con la vera
"scienza" e la vera "retta ragione" intese in senso
tomista, rappresentavano la nuova sapienza da contrapporre al Cristianesimo.
Una volta che questa sapienza stabilì che solo il principio pensante era reale,
essa giunse presto ad identificarlo con l'Essere supremo, infine questo
scomparve, dietro all'immagine gigantesca, ma immaginaria, dell'uomo-re della
natura e dio unico del suo piccolo universo. L'anticristo giunse ad intaccare,
in tal modo, l'uomo sul piano religioso, intellettuale, sociale e morale.
Così, durante questi
ultimi secoli, si cadde sempre più nel relativismo religioso e morale. Con lo
studio comparato delle religioni, si giunse alla conclusione che, in pratica,
le religioni si rassomigliano tutte e che esse sono il vero oppio dei popoli
(Marx). La società veniva così evolvendosi su principi essenzialmente
immanestistici e materialistici. Nasceva il marxismo, come reazione interna al
capitalismo e alla società liberal-borghese del XIX secolo, ma la visione del
mondo e dell'uomo, ereditata dall'Illuminismo e dal Positivismo, era sempre la
stessa: Dio non esiste e l'uomo è un animale come tutti gli altri, anche se ha
la prerogativa della razionalità. Il marxismo, nato nel seno del capitalismo
europeo, esasperò semmai l'aspetto sociale e politico, imponendo di fatto la
dittatura di una classe (in realtà di un partito!) sulle altre. Al mito
dell'economia e del libero mercato, del liberalismo europeo, il marxismo
contrappose la dittatura in nome di un certo tipo di economia e di un certo
tipo di credo materialista, già insito nel capitalismo stesso. Liberalismo
economico e marxismo, solo apparentemente contrapposti, erano in realtà le due
teste di un unico mostro, quelle del materialismo pratico e teorico. Non per
niente l'Apocalisse dipinge tutti i sistemi politici sotto le sembianze di
forme mostruose, cioè come l'immagine della multiforme azione dell'anticristo.
A livello individuale,
la cultura dell'anticristo si basò sempre più sul culto della propria
individualità (individualismo) e del proprio benessere (edonismo), sul
relativismo morale e religioso, che finirà ben presto per tramutarsi in quel
nichilismo che è la vera culla di ogni violenza sia individuale che collettiva
dell'era moderna. Lo spirito dell'anticristo, nel nostro tempo, ha scisso
sempre più l'uomo dalla sua vera origine e dal suo vero scopo, lasciandolo in
balia della sua fragilità e della precarietà dell'esistenza, come se un
naufrago si trovasse a un tratto su una barca senza timoniere, senza ricordare
né da dove viene né dove deve andare.
Tuttavia, in questa
seconda fase, siamo ancora nel tempo degli "anticristi", come direbbe
Giovanni. Solo quando tutti i preparativi saranno ultimati, preparativi durati
molti secoli, apparirà colui, cioè l'Anticristo, che dovrà incarnare alla
massima potenza il rifiuto della vera fede e della persona di Cristo in tutte
le sue dimensioni: umane, culturali, religiose e politiche. Egli, per avere
successo (anche tra gli eletti di Dio: Mt 24,24), userà le armi tipiche del serpente
antico, cioè la menzogna e l'inganno.
A dire il vero, non
possiamo, cristianamente parlando, chiudere gli occhi di fronte ad una
molteplicità di segni che ci inducono a pensare che siamo ormai nella fase
della piena maturazione dei "tempi". Anche Giovanni Paolo II, in un
discorso tenuto a Fatima il 13/05/82, sembra presentire tale pericolo:"Di
fronte a noi sta il pericolo dell'apostasia da Dio, della lotta contro Dio e
contro tutto ciò che è sacro e divino. Siamo forse vicini al tempo predetto da
S. Paolo, il tempo dell'anticristo che si alza contro Dio e contro ogni specie
di religione. E' il tempo però in cui anche lo Spirito Santo mobilita,
attraverso la Madonna, tutta la Chiesa." (Citato da don A. Mutti su 'Eco'
72 - Il riferimento è a 2 Tess, 2, 1-8). Di qui il compito della vigilanza che
il Vangelo sempre raccomanda (Lc 12,35).
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IL VOLTO DELL'ANTICRISTO
(seconda parte)
"Ora vi preghiamo,
fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo..., di non
lasciarvi così facilmente confondere e turbare..., quasi che il giorno del
Signore sia imminente. Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà
avvenire l'apostasia e dovrà essere rivelato l'uomo iniquo, il figlio della
perdizione, colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene
detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se
stesso come Dio. [...] Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario
che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. Solo allora sarà rivelato
l'empio..., la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di
portenti, di segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per
quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per
essere salvi" (2 Ts 2,1-10).
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Se nel numero di
settembre (1996), su questa stessa rivista, ho cercato di rendere ragione delle
parole di Giovanni (vedi 1 Gv 2,18-22) a proposito "dell'ultima ora"
e dell'Anticristo che deve venire, mi è sembrato giusto concludere il discorso
sull'Anticristo con questo secondo articolo, concentrando l'attenzione sulla
sua persona e sui segni che lo accompagneranno. Questo affinché nessuno si
lasci ingannare da quello che farà o dirà. Per fare questo ho preso il brano di
Paolo ai Tessalonicesi, sopra citato, come canovaccio interpretativo in quanto
mostra i tratti fondamentali del nostro problema.
In questo brano (2 Ts
2,1-12), Paolo, si limita a precisare che il ritorno (a quel tempo) di Gesù non
era imminente, ma che occorreva prima che si verificassero due fatti
fondamentali: l'"apostasia" e l'apparizione sulla scena della storia
(soprattutto della storia della Chiesa) dell'"uomo iniquo".
Cerchiamo ora di esaminare entrambi questi fatti.
La parola
"apostasia", in teologia, significa l'abbandono volontario della fede
da parte di chi professava una determinata fede religiosa (nel nostro caso la
fede cristiana). Al concetto di apostasia si accompagna, per vicinanza
tematica, anche il concetto di "eresia", non come abbandono totale
della fede, ma come abbandono di singole verità che appartengono anch'esse
all'insieme della rivelazione, così come la Tradizione della Chiesa le ha
tramandate. Ora, nell'era moderna e in particolare nel XX secolo, ebbe luogo un
fenomeno che, diversamente dall'eresia, non era mai accaduto nella storia della
Chiesa, cioè l'apostasia di massa di intere popolazioni un tempo cristiane. Non
si trattò più di un rifiuto di singole verità da parte di singoli o di piccoli
gruppi, ma del rifiuto organico, sistematico e pratico di ogni fede
soprannaturale da parte di vaste masse di uomini e donne. Fu un capovolgimento
ontologico e antropologico che segnò profondamente interi continenti e alla
quale la Chiesa non era forse preparata.
Ed è questa
l'"apostasia" cui Paolo si riferisce nella sua lettera ai
Tessalonicesi. Essa è un passaggio storico troppo importante e decisivo per la
storia della Chiesa e dell'umanità perché Paolo (e con lui tutta la Sacra
Scrittura) non ci facesse caso. Ed è proprio in questo humus materialista e
immanentista che si fa strada "l'uomo iniquo" di cui parla la lettera
di Paolo. Tuttavia, lo si noti bene, l'Anticristo, quando apparirà, non si
presenterà apertamente come apostata, ma come un rinnovatore religioso, amico
di Dio e degli uomini. Ma qui sta la menzogna e l'inganno, poiché la sua sarà
in realtà una eresia gnostica molto vicina al Modernismo. Esso si servirà della
secolarizzazione, da una parte, e del risorgente sincretismo religioso alla
"New age", dall'altra, per attaccare, dall'interno, il nocciolo del
cristianesimo, cioè Gesù Cristo. Proprio per lui sembrano state dette queste
parole di Gesù: "In verità, in verità vi dico: Chi non entra per la porta
nell'ovile delle pecore, ma s'arrampica da un'altra parte, è un ladro e un
bandito. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore [...] in
verità vi dico: Io sono la porta delle pecore..." (Gv 10,1-2;7a).
Allora che cosa
distingue gli anticristi dall'Anticristo? Ci sono, a mio modesto parere, una
pluralità di gradi nel fare il male, come ci sono diversi gradi nel fare il
bene. Un santo, ad esempio, raggiunge un grado di perfezione superiore rispetto
ad un cristiano mediocre. La stessa cosa accade anche nel male dove,
l'Anticristo personificato, raggiungerà una perfezione maggiore nel fare e nel
volere il male, superiore al resto degli anticristi che l'hanno preceduto. Egli
s'insuperbirà talmente che si contrapporrà a Cristo stesso fino a sedere nel
tempio di Dio, come dice Paolo, non come servo dei servi ma con un culto
maniacale per la propria persona, "additando se stesso come Dio".
Che cosa s'intende per
"tempio"? Per tempio di Dio si possono intendere tre cose: a) il
cuore dell'uomo, in quanto egli esercita un potere seduttore là dove dovrebbe
regnare solo Dio (Mt 24,24; Ap 13,1-8); b) il tempio di pietra, cioè il centro
religioso della cristianità cattolica, ovvero il Vaticano. La Sacra Scrittura,
con Ezechiele, parla anch'essa di un luogo concreto dove è situato questo
tempio: "seggio divino in mezzo ai mari" (28,2) e, con Isaia, di
"monte dell'assemblea nelle parti più remote del settentrione"
(14,13); c) la Chiesa come tempio dove dimora il popolo di Dio. Io propendo più
per l'interpretazione "b", anche se le soluzioni "a" e
"c" sono strettamente collegate e contigue al punto "b".
Paolo dice ancora che
"Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di
mezzo chi finora lo trattiene. Solo allora sarà rivelato l'empio...".
Questo significa che l'azione del male contro la Chiesa era già in atto ai
tempi di Paolo, ma che solo quando sarà tolto di mezzo la fede in Cristo, per
mezzo dell'attuale apostasia (o secolarizzazione) di massa e dopo che
l'annuncio del Vangelo, grazie anche ai numerosi viaggi papali e l'impegno di
tanti missionari sparsi per il mondo, sarà stato portato a tutti i popoli della
terra, come già sta avvenendo, l'empio potrà rivelarsi in tutta la sua potenza
di seduttore.
Dicevamo sopra che
egli, secondo Paolo, sederà nel tempio. Nessuno può assidersi nel "tempio
di Dio", nel nostro caso all'interno della Santa Sede, senza avere una
qualche dignità sacerdotale o episcopale.
Infatti, il termine
"sedere nel tempio di Dio" esprime innanzi tutto una dignità e una
qualità "sacra" di comando, o di grandi responsabilità, da parte di
chi "siede" nel tempio. E' perciò probabile che egli sia attualmente
collocato nella gerarchia cattolica (anche se non è necessario che lavori già
in Vaticano), estremamente colto in teologia e nelle scienze umane e che, prima
di cambiare segretamente padrone, sia stato un campione nel campo dello
spirito. Egli sarà per questo il Giuda perfetto, come già scriveva s. Giovanni:
"Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei
nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti
sono dei nostri" (1 Gv 2, 19. Vedere anche 2 Pt 2,20-22).
Il problema
dell'Anticristo, o falso profeta come lo chiama l'Apocalisse (16,13), è quindi
un fatto che riguarda prima di tutto la vita della Chiesa. Esso non giunge
dall'esterno, ma dall'interno. Egli è il cavallo di Troia del Dragone (il
diavolo), della prima e seconda bestia (cioè della massoneria mondiale e della
massoneria infiltrata nella gerarchia della Chiesa), citati nell'Apocalisse (Ap
13), che vogliono una chiesa fantoccio, non più al servizio di Dio, ma del
mondo e dei suoi più o meno occulti padroni.
Il suo cavallo di
battaglia sarà l'ecumenismo e il rinnovamento della Chiesa in molti campi, ma
in realtà sarà una sorta di neomodernismo. Alcuni segni già si avvertono in
diversi paesi europei dove, i suoi epigoni, già si battono per il sacerdozio
per donne e uomini sposati; l'abolizione del celibato dei sacerdoti;
l'ammissione ai sacramenti dei divorziati; la democratizzazione del governo
della Chiesa, fino ad arrivare anche alla trasformazione della s. Messa facendo
di essa una semplice commemorazione di tipo protestante, eliminando di fatto
l'eucaristia (Mt 24,15).
Sarà il paladino del
dialogo, ma non della comunione fraterna; della filantropia, ma non della
carità; della cultura, ma non della sapienza di Dio; sembrerà saggio per il
mondo, ma sarà empio agli occhi di Dio; sembrerà benedire, ma in realtà le sue
saranno maledizioni; forse farà anche dei prodigi (Mt 24,24), ma questi non
verranno da Dio; sembrerà essere il rinnovatore della Chiesa, ma in realtà sarà
uno scismatico e cercherà di dividere e di demolire la Casa di Dio fra gli
uomini, tuttavia non riuscirà nel suo intento perché il Verbo di Dio interverrà
personalmente (Ap 19,20). Tale intervento è annunciato implicitamente anche a
Fatima e, recentemente, ribadito dalla Vergine stessa a don Stefano Gobbi in un
messaggio del 5 dicembre 1994:"...Ti confermo che per il grande giubileo
del duemila avverrà il trionfo del mio Cuore Immacolato, che vi ho predetto a
Fatima ed esso si realizzerà con il ritorno di Gesù nella gloria, per
instaurare il suo Regno nel mondo...".
A conclusione di
quest'articolo vorrei citare alcune frasi di una giovane suora vissuta tra il
XVII e il XVIII secolo a riguardo dell'Anticristo. Di umili origini, nata nel
1680 a Dresda e morta nel 1706, "scelta da una voce celestiale per inviare
Messaggi ai grandi della terra", profetizzò questa terribile crisi della
Chiesa sul finire del secondo millennio. La monaca di Dresda, come usavano
chiamarla in Sassonia, pur essendo pressoché analfabeta scrisse parecchi
Messaggi, parzialmente in buona forma latina, o tedesca, spesso ricchi di
elementi storici. Ecco ciò che afferma a riguardo dell'Anticristo:
"...Scempio sarà fatto della corte. E scempio dei cortigiani, perché falsi
fratelli entreranno con le falci nella casa (cioè in Vaticano) e mieteranno la
verità. Giuda sarà tra loro e porterà le insegne di Pietro. Così mi ha detto la
voce" (Cfr. RENZO BASCHERA, Le profezie della monaca di Dresda, Ed. MEB,
Padova 1986, p. 17).
Questa profezia, accanto a quella riferita a don Gobbi dalla
Vergine nel '94 citata sopra, darebbe ragione a quanti affermano (vedere sempre
il numero di settembre di "Segno del soprannaturale" sulla profezia
di s. Malachia a pp. 16-19) che questo Papa è l'ultimo della serie, prima
dell'instaurazione del Regno con la manifestazione gloriosa di Cristo.
L'entrata in campo dell'Anticristo dovrebbe, perciò, situarsi nel breve lasso
di tempo tra questo grande Papa e il giubileo del duemila, anche se il tempo
preciso lo conosce solo Dio.
(Articoli apparsi sul mensile "Il Segno del Soprannaturale"
e gentilmente concessi dall'autore)
http://space.tin.it/associazioni/piergott/vari/antic1.html