http://web.tiscali.it/martiri

 

Albania

 

POPOLAZIONE: 3.119.000

SUPERFICIE: 28.748 kmq

RELIGIONE: Musulmani: 70%, Ortodossi: 20%, Cattolici: 10%

NUMERO CATTOLICI: 634.000

 

La nuova Costituzione del 1998 all'art. 24 garantisce la libertà di religione, a differenza della Carta fondamentale risalente al periodo comunista che, all'art. 55, proibiva ogni organizzazione religiosa.

 

Anche se nessuna religione è definita "ufficiale", ma tutte sono dichiarate "uguali", di fatto le autorità riconoscono le tre comunità religiose predominanti (musulmana, ortodossa, cattolica romana), le quali hanno lo status di persona giuridica e il diritto di possedere proprietà ed edifici. Le altre religioni, per ottenere il riconoscimento come persone giuridiche, devono registrarsi secondo la legge sulle associazioni, acquisendo, in tal modo, lo status di associazioni no-profit, concesso sia alle organizzazioni culturali sia religiose sia a carattere umanitario.

 

Lo Stato riconosce di fatto la confraternita musulmana dei Bektashi, ma essi non possono avere un loro rappresentante nel segretariato di Stato delle Religioni; tutte le loro attività sono poste sotto la supervisione della comunità sunnita.

 

I missionari possono operare liberamente nel Paese.

La società, dopo decenni di ateismo forzato, è fortemente secolarizzata. Giungono, da parte dell'Arabia Saudita, finanziamenti per la costruzione di moschee e per la diffusione dell'islam.

 

Il governo non ha ancora restituito tutti gli edifici che vennero confiscati alle Chiese islamiche, ortodosse e cattoliche durante il regime comunista; secondo il rapporto sulla libertà religiosa del Dipartimento di Stato statunitense del 1999, anche nei casi in cui questi siano stati restituiti, spesso non sono ritornati ai legittimi proprietari i terreni adiacenti a tali edifici.

 

Negli ultimi due anni, molte chiese ortodosse e monasteri sono stati danneggiati o profanati da persone non identificate: è questa la denuncia fatta dal comitato Helsinki, nel rapporto presentato il 26 agosto, poi ripresa da "Human Rights Without Frontiers" del 30 agosto 1999.

 

Nel rapporto si legge che "questi atti di vandalismo costituiscono un pericoloso attacco contro la tradizione della tolleranza religiosa in Albania".

 

     Il metropolita Anastasios della Chiesa ortodossa albanese, che pur ha segnalato gli atti vandalici compiuti ai danni di chiese o altri edifici ortodossi, richiamando a una maggiore tolleranza religiosa, ha tuttavia attribuito il tutto più al clima di insicurezza presente nel Paese che a una forma di persecuzione religiosa. "Keston News Service" del 1° settembre 1999 nota che in occasione delle distruzioni di edifici di culto, tra le religioni ortodossa, cattolica e musulmana si è registrata unanime condanna.

Nel rapporto sulla libertà religiosa del Dipartimento di Stato statunitense del 1999 si riportano le lamentele dell'Alleanza evangelica albanese circa le difficoltà amministrative incontrate nella costruzione di edifici e nell'accesso ai media.

 

La comunità evangelica da tempo cerca di ottenere il riconoscimento ufficiale e la partecipazione alla sezione affari religiosi del Consiglio dei Ministri.

 

     Dalla stessa fonte si apprende che i sunniti e la Chiesa ortodossa esercitano crescenti pressioni sulle autorità per porre dei freni alle attività dei Baha'i, da loro considerata una minaccia per tutta la società albanese. Hazhi Hafiz Savri Koci, leader della comunità musulmana sunnita, ha affermato che "il virus delle pseudo-religioni, come i Baha'i, sta infiltrandosi nel nostro corpo debole.

 

Noi siamo in guerra con loro perché essi cercano di corrompere le nostre anime attraverso il potere del denaro, diffondendo credenze e superstizioni che sono del tutto estranee al carattere e alla tradizione albanese".