Avvenire, 14 settembre 2002
Mosca, resta la preoccupazione della Chiesa
La
curia dell'arcidiocesi di Mosca non se l'aspettava quella piccola folla di
giornalisti.
Il
grido lanciato dall'arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz ha sortito i suoi primi
effetti.
Ieri
quotidiani e network televisivi della Federazione russa hanno dato conto
dell'appello lanciato dal presule agli organismi internazionali "in difesa
della libertà religiosa".
E
ancora i giornalisti di tutte le testate presenti a Mosca hanno partecipato
alla conferenza stampa dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi.
L'arcivescovo,
che attualmente è ospite di una località sul Mar Nero, ha delegato Viktor
Krull, direttore del centro stampa, ad incontrare i cronisti.
"Vogliamo
conoscere - ha ribadito Krull - il perché delle espulsioni e delle pressioni
contro la Chiesa cattolica nel nostro Paese".
Sarebbe
sufficiente che le autorità federali "si facessero avanti per dire di
quale colpa si sono macchiati i cinque religiosi espulsi: spionaggio,
incitamento alla violenza o al disordine, azioni contro lo Stato,
eccetera".
Come
mai, hanno chiesto alcuni reporter, il Vaticano invia così tanti sacerdoti
stranieri in Russia?
"La
Santa Sede - ha risposto Krull - non ha nulla contro la Russia, la sua gente o
il suo governo.
Semmai
il contrario. E se arrivano preti dall'estero non è per sottrarre fedeli ad
altre Chiese o creare disagio allo Stato.
La
ragione è che ancora scontiamo l'oppressione del regime comunista, che ha
chiuso i seminari impedendo ai giovani di avvicinarsi al sacerdozio".
Allo
stato attuale dei 200 e più preti che si prendono cura dei 600 mila cattolici
russi, l'80% arriva dall'estero.
"E
ogni anno abbiamo bisogno di almeno 10 nuovi sacerdoti - ha spiegato il
direttore del media center -, comunque non mancano i giovani russi che hanno
deciso di scegliere il sacerdozio, ma ci vorrà ancora del tempo perché la
nostra Chiesa sia guidata in maggioranza da parroci locali".
Un
altro elemento però è in cima alle preoccupazioni della Conferenza episcopale
russa.
Ai
sacerdoti arrivati nella Federazione viene concesso un permesso di soggiorno
rinnovabile ogni dodici mesi.
La
politica del Cremlino, lo si intuisce da alcune delle cinque espulsioni,
potrebbe nel tempo cambiare, rinunciando a clamorosi provvedimenti di
rimpatrio, ma aumentando le "revoche" dei visti.
Subito
dopo la conferenza stampa alcuni cronisti si sono recati al patriarcato di
Mosca per ottenere un commento circa le vicende di cui è vittima la Chiesa cattolica.
Ma per il momento i collaboratori di Alessio II preferiscono non esprimersi.
Nelio
Scavo