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Preti espulsi, arroganza del Cremlino

Di Nello Scavo

 

Il Cremlino rompe il silenzio e insiste: le espulsioni del vescovo Jerzy Mazur, di padre Caprio e padre Krainac "non sono ingiustificate".

 

 Immediata la replica da Roma: "Si tratta di provvedimenti del tutto ingiustificati, che ledono gravemente la libertà religiosa".

 

, senza artifici linguistici, il cardinale Camillo Ruini ha definito la sequenza di iniziative avallate dal governo di Mosca. (…)

 

Intanto la via imboccata dal Cremlino ha ormai i connotati di una vera crisi internazionale. Lo prova una nota "urgente" trasmessa per vie riservate dal ministero degli esteri di Varsavia alle autorità moscovite.

 

 Boguslaw Majewski, portavoce della diplomazia polacca, parla di "sorpresa" per le ripetute espulsioni che in tre casi su cinque hanno colpito cittadini della Polonia.

 

E pur non mettendo in discussione la legittima autorità russa, questi "incidenti" occorsi a rappresentanti della Chiesa cattolica restano inspiegabili.

 

Tanto più "che nel territorio della Federazione russa vivono numerosi cittadini di origine polacca che professano la religione cattolica".

 

Dopo mesi di silenzio, interrotti da una tardiva lettera di Putin al Papa - giudicata "insoddisfacente" dall'arcivescovo di Mosca Kondrusiewicz - Serghiej Abramov, vicepresidente del dipartimento per gli affari interni del Cremlino, ha diffuso ieri una nota che per la verità poco aggiunge a quanto già noto.

 

E davanti alla pressione dei media locali ed esteri, dopo l'appello dell'arcivescovo Kondrusiewicz (…), la nota della nunziatura a Mosca e la missiva del ministero degli esteri polacco, lo staff del presidente Putin prova adesso a prendere tempo.

 

Abramov ha infatti annunciato che per quanto riguarda le due recenti espulsioni, avvenute martedì scorso in località differenti, si sta procedendo alla verifica "della correttezza di coloro che hanno negato l'ingresso ai due sacerdoti".

 

Salvo aggiungere che "non c'è fumo senza arrosto", lasciando presagire che non vi sarà nessun dietrofront.

 

All'agenzia Interfax Serghiej Abramov ha detto che non occorre "drammatizzare oltre misura", sostenendo che le espulsioni non costituiscono un attacco contro la Chiesa cattolica".

 

Nel tentativo di confutare questa tesi l'alto funzionario spiega che "durante lo scorso anno la Russia ha rafforzato i controlli sui passaporti e ciò non si applica soltanto ai cattolici o ai preti cattolici".

 

Infatti è stata negata, tra gli altri, al Dalai Lama la possibilità di mettere piede in Russia, dove sono presenti piccole comunità buddiste.

 

Il 12 settembre poi Leo Martesson, missionario protestante svedese, è stato rimpatriato dopo nove anni di lavoro a Mosca.

 

E questo per limitarci "soltanto" all'ultima settimana.

 

Un atteggiamento, questo, sempre più frequente negli ultimi mesi, come riferisce il Keston Institute di Oxford (che si occupa di radiografare la libertà religiosa nel mondo) negli altri Stati dell'ex Urss: Turkmenistan, Bielorussia, Kazakhstan, Uzbekhistan ed altri.

 

Espulsioni e proibizioni che arrivano persino al divieto di diffondere pubblicazioni. Come ai vecchi tempi, insomma.

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"Esprimiamo tutta la nostra vicinanza e solidarietà alle persone espulse e all'intera comunità cattolica di Russia", ha ancora detto ieri il cardinale Camillo Ruini.

 

All'origine del giro di vite vi è l'istituzione di quattro diocesi cattoliche, avvenuta lo scorso febbraio.

 

Per tutta risposta il patriarca Alessio II e il suo entourage avevano interrotto il dialogo con Roma, aprendo uno scontro senza precedenti.

 

Poi erano iniziate le espulsioni di sacerdoti stranieri: tre polacchi (tra cui il vescovo della Siberia, Mazur), un religioso della Repubblica ceca e l'italiano padre Stefano Caprio.

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La posizione assunta dal Cremlino è stata aspramente criticata nei giorni scorsi da autorevoli opinionisti russi, che hanno fatto notare la forte contraddizione tra l'immagine che Putin vuole dare alla comunità internazionale e quanto invece accade tra i confini della Federazione.

 

E proprio la scorsa settimana il portavoce vaticano Joachin Navarro-Valls è arrivato a parlare di "vera persecuzione".

Corriere della Sera, 17 settembre 2002