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Kondrusiewicz: la Russia sta tornando al passato

 

"Aiutateci a difendere la nostra Chiesa".

Drammatico grido d'aiuto dell'arcivescovo di Mosca dopo le ripetute espulsioni di sacerdoti cattolici

di Nello Scavo

 

Più che una denuncia è un grido d'aiuto levato per "fermare l'umiliazione delle libertà religiose".

 

Limitazioni che rischiano di far tornare il Paese "ai tempi del passato regime".

 

Tadeusz Kondrusiewicz, arcivescovo di Mosca e presidente della Conferenza episcopale russa, si rivolge "a coloro per i quali i diritti e le libertà dei cittadini sono sempre stati e rimangono valori fondamentali, e che continuano a difenderli in Russia e all'estero".

 

Un esplicito appello "alle organizzazioni locali e internazionali per la difesa dei diritti umani".

 

Un passo grave, compiuto perché nessuno, né in patria né altrove, spiega il perché di una escalation che in pochi mesi ha portato all'espulsione di cinque sacerdoti, tra cui il vescovo Jerzi Mazur.

 

E questo in una nazione che vorrebbe scrollarsi di dosso ombre che, invece, con arroganza si protendono sulle sorti di oltre mezzo milione di cattolici.

 

L'appello-denuncia, scritto da Kondrusiewicz in una località sul Mar Nero, dove si trova in queste settimane, sarà presentato stamani a Mosca con una conferenza stampa del vicario diocesano Andreji Stetckiewicz.

 

Per lunghi mesi l'arcivescovo si è fatto coraggio, chiedendo a diocesi e parrocchie di stringere i denti, pregare, e avere pazienza.

 

Ma la duplice espulsione di martedì scorso ha confermato "il dramma della Chiesa cattolica".

 

Fatti e circostanze che inevitabilmente rievocano il recente passato.

 

 "Dopo le persecuzioni crudelissime del XX secolo", la Chiesa sta "subendo nuove prove". Il linguaggio del presule non è più imbastito da una prudenza che adesso avrebbe il sapore della rassegnazione.

 

"Negli ultimi mesi - dice - abbiamo assistito alla sistematica espulsione di sacerdoti stranieri". Provvedimenti solitamente accompagnati da "volgarità e offese, senza la benché minima spiegazione".

 

Perciò da cittadino della Federazione "rivendico la necessità di osservarne le leggi.

 

La Chiesa cattolica in Russia è una Chiesa di russi, che collabora alla costruzione di uno stato democratico di diritto".

 

E a questo proposito monsignor Kondrusiewicz rammenta che "per 80 anni, durante le persecuzioni, la Chiesa non ha avuto la possibilità di preparare sacerdoti propri, poiché tutti i seminari erano stati chiusi".

 

Ma ora la domanda ricorrente è: "Chi sarà il prossimo?. A chi toccherà lasciare il Paese?".

 

Le denunce di Kondrusiewicz sono precise. L'arcivescovo riferisce di "un'ampia campagna anticattolica" orchestrata con più mezzi: "comizi, manifestazioni, divieti alla costruzione delle nuove chiese, vandalismo, profanazione di edifici di culto".

 

 Tutto, insomma, concorre a ripristinare l'idea del "nemico cattolico". Un avversario interno, diffuso e sempre più radicato nel territorio. E i colpevoli sono "quei preti stranieri".

 

Tutto era cominciato nel febbraio scorso quando sono state istituite quattro diocesi.

 

Per tutta risposta il patriarca Alessio II e il suo entourage avevano interrotto il dialogo con Roma, aprendo uno scontro senza precedenti. Poi, il 10 aprile, erano iniziate le espulsioni di sacerdoti stranieri: tre polacchi (tra cui il vescovo della Siberia, Mazur), un religioso della Repubblica ceca e l'italiano padre Stefano Caprio.

 

La posizione assunta dal Cremlino è tanto più inspiegabile, notano autorevoli opinionisti russi, se si tiene conto che Vladimir Putin, che nel 2000 si recò dal Papa, si mostrò possibilista quanto a una visita di Wojtyla a Mosca. Intanto in questi giorni nessun commento è venuto dal patriarcato ortodosso.

 

Stando all'atto di accusa dell'arcivescovo moscovita le espulsioni ripetute in questi mesi sono "azioni dimostrative".

 

 E i primi a trarne disagio non sono i religiosi presi di mira dalle autorità, "ma il loro gregge, composto da persone alle quali la Costituzione garantisce il diritto alla confessione religiosa alla pari dei seguaci delle altre religioni".

 

È forse questo il nuovo modo con cui "lo Stato intende preoccuparsi dei propri cittadini?".

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In quattro punti l'appello in difesa della libertà religiosa

Il documento firmato ieri dall'arcivescovo Kondrusiewicz contiene, in particolare, un appello al mondo in quattro punti:

1. "Fate quanto è in vostro potere per fermare la violazione delle libertà religiose e dei diritti della persona!"

2. "Non permettete che la rinascita della Chiesa Cattolica in Russia venga congelata, e i credenti vengano privati della normale assistenza spirituale!"

3. "Esprimete la vostra solidarietà, non fate che questa nuova tragedia in Russia giunga al suo epilogo!"

4. "Non lasciate che nel paese dove si è vissuto il Golgota del XX secolo venga di nuovo soppressa la libertà di coscienza!"

"Oggi vengono calpestati i diritti dei cattolici - conclude il presule -. Domani chiunque potrebbe diventare la vittima".

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Ma adesso l'Occidente non può ignorare i soprusi anticattolici delle autorità di Mosca

Adesso l'Occidente non può più fare finta di niente.

 

Dopo il disperato grido d'aiuto lanciato ieri dall'arcivescovo di Mosca, Tadeusz Kondrusiewicz, è indispensabile levare alta la voce contro l'inquietante salto di qualità deciso dalle autorità russe.

 

Cinque sacerdoti cattolici espulsi in sei mesi non sono episodi casuali.

 

C'è alle spalle un esplicito programma persecutorio. Non si può quindi che raccogliere e amplificare il drammatico richiamo di Kondrusiewicz che chiede alle "organizzazioni locali e internazionali per la difesa dei diritti umani" di non rimanere in disparte a guardare.

 

Per anni, spiega l'arcivescovo, i cattolici russi hanno accettato la loro condizione di minoranza, sopportando ogni genere di prova con "la preghiera e la temperanza cristiana".

 

Adesso però la capacità di resistenza è giunta al limite.

 

Oltre alle espulsioni, infatti, è in atto nel Paese una sistematica campagna anticattolica con intimidazioni e vandalismi.

 

Le autorità inoltre rifiutano di spiegare i motivi di questo comportamento.

 

Perché i cattolici sono così ingombranti?

 

In mancanza di chiarimenti ufficiali, torna in mente il durissimo documento diffuso nel luglio scorso dal Patriarcato di Mosca con le assurde accuse di proselitismo rivolte alle congregazioni cattoliche.

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E ci si chiede attoniti se davvero dietro queste ondate di livore anticattolico si possa intravedere una regia occulta e assolutamente inaspettata.