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Conoscere l’islam

Toscana Oggi, 28-04-02

 

 

 

Tra le questioni che conflitto israelo-paIestinese e più ancora l’attentato terroristico alle Torri Gemelle di New York o la guerra in Afghanistan hanno riportato alla ribalta, ci sono gli interrogativi vecchi e nuovi su una realtà che è Insieme religiosa, culturale e politica e nella quale si riconoscono un miliardo e 200 milioni di persone: l’islam.

 

Per conoscere il mondo musulmano può essere particolarmente interessante il volume Cento domande sull’islam edito dì recente da Marietti (pp. 226, euro 13,00).

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Si tratta di un’intervista a Samir Khalil Samìr a cura di Giorgio Paolucci e Camille Eid.

 

L’intervistato e un noto gesuita di origine egiziana docente di storia della cultura araba e di islamologia a Beirut e a Roma.

 

Eid e Paolucci sono giornalisti: il primo, di origine libanese, collabora a varie testate in qualità dì esperto del mondo arabo: il secondo è responsabile del servizio interni di “Avvenire” ed ha al suo attivo numerose inchieste sulla presenza islamica in Italia e in Europa.

 

Il libro, come spiegano i curatori, “non ha la pretesa di presentare in maniera esaustiva una realtà composita e complessa come quella del mondo musulmano”, ma scorrendo Le pagine si trovano un’infinità di informazioni decisamente utili per cominciare a capire quel mondo, Ad esempio cinque pilastri delle fede islamica: la professione di fede in Allah e nel suo profeta, la preghiera rituale cinque volte al giorno, l’offerta dell’elemosina rituale, il digiuno nel mese di Ramadan e infine il pellegrinaggio alla Mecca da compiere almeno una volta nella vita per chi ne ha la possibilità.

 

Ma mentre l’islam è esigente in certe cose, lo è meno in altre. Da una parte è esigente perché impone di pregare cinque volte al giorno, di digiunare dall’alba al tramonto per un mese.

 

Dall’altra parte è indulgente perché non si pone troppe domande. L’islam risulta per questo più facile da praticare rispetto ad altre religioni.

 

Sul piano teologico, il libro ci spiega che Allah non è affatto un’“invenzione” di Maometto o della religione islamica.

 

La radice della parola è comune a tutte le lingue semitiche e dei popoli del Mediterraneo meridionale e la troviamo in ebraico nell’Antico Testamento e nella parola Elohim.

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Allah era semplicemente il nome con cui gli arabi identificavano il Dio per eccellenza e l’islam non ha fatto altro che adottare una parola preesistente alla sua nascita e attestata nella poesia preislamica proprio dagli autori cristiani.

 

Il Corano, però, è considerato la “lingua di Dio” e in quanto “disceso” non ammette possibilità di interpretazione.

 

Ultima tra le tante notizie, il fatto che i cristiani sono comunque sempre considerati in un’ottica più positiva rispetto agli ebrei.