phi-phenomenon

bagliore tra i fotogrammi

Mediaimmobiliare

La tv mi incalza, accesa quasi per caso: formicolio di fondo, alone sfocato alla periferia del mio campo visivo. Alzo lo sguardo di tanto in tanto e prendo spunto per qualche secondo di pensieri, volume quasi a zero: così mi piace. Virus delle telepromozioni: ti distrai un attimo e l'anchor-man di turno ha in mano un pannolino, o ti indica uno scooter scherzando con una tettona teletrasportata da un panning. Mi inibiscono il fluire dei pensieri queste parentesi telepropositive senza sigla, quasi senza stacco: una realtà parallela in cui i comici si rabboniscono, i ragionamenti si semplificano, le vacche si addomesticano, redente, pronunciando il logo magico. Meglio le televendite immobiliari, baluardo della tradizione: sigletta, location a chiare lettere, ripresa aerea dell'area geografica con stacchi su bellezze artistico-naturalistiche note. Serie di panoramiche, in avvicinamento. Micidiale montaggio eisensteiniano sul residence. Alberi, case, giardino; pellicano, cavalli o trote. Piscina con 23enne al sole che fa tanto sesso buñueliano; giochi nell'acqua. Famiglie. Box. Blu screen con sovrimpressione dell'imbonitore e partono le cifre.

Benedetta Italia del mattone che costruisce dove può rifugi con patio e/o camino a 55 milioni (28.400 euro); paese beato che ti viene incontro come può, mattone su mattone, anche a venti metri dal mare o da una colonna romana (abbiamo le nostre radici!). Internet. Inglese. Impresa. Investimenti, immobiliari. Incentivi: tanti. Se per quadrare i conti ho bisogno del secondo lavoro voglio anche la seconda casa. E la voglio in montagna. Sì, perché da settimane una promozione mi insegue, un'immobiliare tosta questa, che del linguaggio audiovisivo del suo sottogenere scalza la succitata tradizione narrativa. Da televendita strombazzata diventa telepromozione sinuosa, inaspettata, potente, dalla programmazione ineludibile (a tutte le ore), rimbalzante (su tutte le reti), epidemica (in tutti i programmi).

Una soluzione monofamiliare in posizione privilegiata, a breve distanza dall'abitato, addossata a un declivio dolce; modesto appezzamento di terreno, accesso privato lontano dalle vie di comunicazione principali. 4 locali, servizi, cantina. Ampiamente soleggiata. Un modulo abitativo di successo, si vede. Perché ne mostrano ogni particolare delle facciate esterne, ogni prospettiva delle magnifiche finiture di capitolato lasciando al probabile acquirente solleticato il desiderio di avere dettagli sull'interno, illustrato esaurientemente solo nella pubblicità su carta stampata (di destra o di sinistra non ha importanza: gli affari sono affari). Dimora fiabesca nella neve, poetica al tramonto, mi insospettisce solo per il continuo richiamo alla sicurezza, che all'immobiliare preme rimarcare mostrando ronde di carabinieri discreti e garbati. Ma tant'è, in tempi di assedio dell'Occidente ci piace stare tranquilli, anche con qualche graduato in giardino. E poi la zona è piena di vip - che io non conosco perché sono un asino sulle mondanità in genere - a giudicare dal movimento di telecamere che vedo di tanto in tanto. Italia democratica! Io figlio del terziario emigrato dalle dure contrade del Meridione in montagna coi vips! Numeri e cifre non ne trovo - l'immobiliare, nota stilistica di grande eleganza, è parca di scritte in sovrimpressione - ma il nome della località il mio occhio distratto l'ha colto, tra un Cucuzza e un Fede, un Vespa e una Gruber: Cogne.

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