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Il materiale studiato è costituito da un gruppo di duecento anfore greco italiche, romane, puniche e tardo antiche che coprono un arco cronologico che va dalla fine del IV secolo a.C. fino al V secolo d.C. Le anfore sono state recuperate nel corso degli ultimi trent'anni nei fondali attorno a Pantelleria, dove giacciono i resti di numerosi relitti di navi e sono attualmente depositate all'interno del Castello di Pantelleria. Una parte dei reperti è stata recuperata clandestinamente da subacquei e successivamente sequestrata dalle autorità locali, mentre molte anfore sono state recuperate legalmente durante alcune indagini archeologiche svolte negli anni '70 e negli anni '90. Data l'assenza di un museo in quest'isola, il materiale recuperato nel corso degli anni è stato depositato in un locale adibito a magazzino all'interno del Castello, e mai stato oggetto di uno studio. Il gruppo di anfore greco italiche è costituito da produzioni molto tarde in area tirrenica centro-meridionale della fine del III secolo a.C. Le anfore romane sono in gran parte del tipo Dressel 1 ( A,B,C), vi sono inoltre Lamboglia 2, Dressel 2/4. Tra i reperti studiati vi sono anche 4 anfore tardoantiche , del V/VI secolo d.C. prodotte nella costa africana settentrionale. Le anfore puniche sono 111, prodotte a Cartagine e nei centri punici tunisini adiacenti alla capitale dal IV secolo a.C. fino alla metà del I a.C.. questo materiale testimonia la continuazione delle produzioni di contenitori di tradizione punica anche dopo la distruzione di Cartagine e quindi nel passaggio del controllo del mercato punico nelle mani di Roma. Nelle anfore puniche sono presenti 23 bolli, rappresentanti iconografie tipiche del mondo cartaginese, 4 graffiti con lettere puniche e un'iscrizione in caratteri greci di un nome punico: ANNwBAL. Sono state effettuate analisi archeometriche che hanno permesso di identificare la composizione minero-petrografica e chimica e le tecnologie di produzione di 35 campioni di anfore puniche e 34 campioni di anfore greco italiche, romane e tardo antiche. I risultati archeometrici hanno confermato i luoghi di provenienza definiti dall'analisi archeologica. Sono stati analizzati inoltre 4 campioni di un residuo nerastro rinvenuto all'interno di anfore romane e puniche che si è dimostrato essere una sostanza resinosa alterata fortemente dalla permanenza in mare. I contesti dei rinvenimenti del materiale sono stati individuati tramite l'analisi della letteratura archeologica al riguardo, le interviste effettuate a personaggi e subacquei locali e ricognizioni subacquee mirate, che hanno avuto lo scopo di confermare le abbondanti notizie raccolte in questi due anni di studio. I relitti identificati attorno alle coste di Pantelleria coprono un arco cronologico assai ampio di quasi un millennio, dal III secolo a.C. fino al V/ VI secolo d.C.. Si tratta quindi di un vasto periodo in cui le anfore sono testimoni della vita economica dell'isola nella sua funzione di scalo navale e per il consumo locale di derrate alimentari. Secondo i dati emersi dallo studio delle anfore e dei relitti, il livello di frequentazione dell'isola da parte del traffico navale ha un culmine massimo nel II secolo a.C.. Le anfore che si trovano al Castello provengono dai relitti con un carico di tipo misto di età repubblicana e imperiale di Cala Gadir, da Punta Pozzolana, Kattibuale, Campobello ( anfore greco italiche, romane e puniche) mentre le anfore tardo antiche provengono probabilmente dall'area compresa tra la baia di Scauri e Punta Tre Pietre. Secondo i dati ricavati dalle anfore presenti nei relitti, dal III secolo a.C. alla fine del I a.C. la presenza di anfore italiche e puniche è costante e ha le stesse quantità, segno di un regolare scambio e di una costante frequentazione dell'isola da entrambe le coste vicine. In età imperiale diminuisce il materiale di provenienza italica, mentre inizia una maggiore presenza di quello africano. Nel IV e V secolo d.C. il materiale dei relitti proviene nella totalità dalle coste africane. La posizione di Pantelleria agevolò il suo ruolo nell'economia del Canale di Sicilia. L'isola fu nell'antichità un punto di riferimento e uno scalo marittimo nella navigazione tra la Sicilia (e quindi anche da alcuni punti della penisola italica meridionale) e l'Africa e probabilmente anche una sorta di emporio. Le conclusioni sullo studio dei relitti, la cronologia, ma soprattutto la loro distribuzione e il tipo di carico misto , a mio parere, avvalorano l'ipotesi che definisce l'isola come un emporio e uno scalo di smercio di prodotti sia italici che africani. Nell'isola in età punico-romana probabilmente vi era un continuo rifornimento di anfore contenenti prodotti italici, come il vino e punico-africani, come il garum, il pesce salato, l'olio e altri prodotti alimentari. Una parte di queste riserve probabilmente serviva per il consumo locale, mentre il resto dei prodotti veniva venduto e scambiato con le navi di passaggio che attraversavano il Mediterraneo. In questo modo le navi che passavano dal Canale di Sicilia potevano acquistare queste merci di varie provenienze a Pantelleria. Questa ipotesi giustificherebbe anche i relitti con carico misto distribuiti attorno all'isola.

 

 

 

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