Gli appuntamenti di un anno

tra passato e presente

 

 

Gennaio

Festa di sant'Antonio (sabato 17). In passato la solennità del 17 gennaio veniva dedicata alla benedizione degli animali. In quel giorno, davanti alla chiesetta rupestre di Sant'Antonio Abate, posta in via dei Fiorentini, contadini e pastori radunavano i loro animali, aspettando che un sacerdote impartisse la benedizione. Li spingeva un interesse utilitaristico ed economico. Si diceva, sia pure per scherzo, che perdere un animale rappresentava una disgrazia per il lavoratore della terra, più grave che la perdita della moglie.

Sostituire una moglie non creava problemi; sostituire un animale diventava un problema, a volte drammatico.

La sera davanti alla stessa chiesetta, si accendeva un falò.Tre personaggi, che componevano la "bassa musica" materana, strimpellavano fino a tardi. 

Febbraio

I Sassi a carnevale. Arte, cultura e tradizione esposte come in una vetrina dai comuni della provincia e delle regioni limitrofe (dal 22 al 24). Sfilata di carri allegorici e gruppi mascherati per il carnevale. In passato nel periodo di carnevale si curava particolarmente il cibo. Il martedì grasso, ultimo giorno di carnevale, si vedeva qualche rara maschera. Le donne, spesso, indossavano il vestito da uomini;questi invece si vestivano da donne. Una giacca indossata alla rovescia, a volte, era già una maschera;altre volte bastava un vestito d'altri tempi.

Sempre in questo periodo i contadini ammazzavano il maiale. L'animale, scelto tra i lattoni ed acquistato durante la fiera di agosto, veniva allevato con particolari cure, somministrandogli granturco e ghiande. Veniva ucciso durante il periodo invernale, quando soffiava la tramontana, in modo che la carne si rassodasse. Il maiale costituiva una delle ricchezze familiari, poichè allevarlo non costava molto. Anticamente, addirittura, i maiali scorrazzavano per gli abitati, alla ricerca di tutti i rifiuti. Al periodo di carnevale erano legati i canti della "mattinata" e della "cupa cupa".

La "matinata" era un canto popolare che veniva dedicato al padrone, ai compari e agli amici, che in quel periodo avevano ucciso il maiale. Il gruppo dei suonatori e dei "ciarauli" (laudatori) si costituiva spontaneamente o dietro compenso. I "ciarauli" erano in grado di improvvisare versi, con cui esaltavano le doti morali, professionali e fisiche delle persone cui si dedicava la "matinata".Non era assente una sottile e garbata ironia.

Alla fine della "matinata", i padroni di casa aprivano la porta e invitavano i suonatori e i laudatori ad entrare. Si improvvisava una cena, che consentiva di trascorrere qualche ora in allegria. Alle prime luci dell'alba gli ospiti andavano via, carichi di doni in natura, che il padrone di casa offriva loro: salsicce, uova, galline, vino, formaggio. ecc.

Candelora (2 febbraio). La solennità della Candelora era legata alla Madonna, che aveva presentato Gesù al tempio, tenendo fra le mani una candela, simbolo della fede, della luce, dell'amore e della devozione verso Dio. A Matera, presso le confraternite religiose, era usanza che il rettore, durante la celebrazione eucaristica, benedicesse le candele, contrassegnate dal Santo protettore. I vari confratelli, poi, si dividevano in gruppi e giravano per la città, offrendo ai devoti le candele benedette e ricevendo in cambio un obolo. I materani le conservavano gelosamente, perché proteggessero la casa dalle malattie, dalle intemperie e dalle altre calamità. Un detto così recitava: "Per la Candelora, la gallina fa il suo uovo"( a la cannler la iaddin fesc l'ov); un altro diceva: "Con la Candelora l'invero è fuori"(ch la cannler u virn ié far)

MARZO

San giuseppe (19 marzo) e l'Annunziata (25 marzo) I materani nutrono  molta devozione per san Giuseppe, protettore di tutti i lavoratori,  e la caratteristica principale è che si organizzano falò in tutta la città. In passato oltre ad accendere grossi falò, tutt'intorno i devoti elevavano inni e preghiere.

A fine serata, ogni famiglia portava via parte della santa brace, in segno di devozione. Anche il 25 marzo, giorno dell'Annunziata, i materani accendevano enormi fuochi che simboleggiavano l'amore cristiano. Intorno ai falò i fedeli rivolgevano alla Vergine preghiere e canti, che esprimevano la giogia per la lieta novella.

 

 

Iesc iet l'Annunziet

e tij m'annitt la prima nev;

allor fomm la grozij

cu tutt la cumpagnij

 

(Oggi è l'Annunziata

e tu mi hai dato la prima notizia;

allora fammi la grazia,

insieme a tutta la compagnia.)

Aprile

Rappresentazione della Via Crucis in occasione dei riti della Settimana Santa (venerdi 10). nel periodo della Quaresima, i materani, come d'altronde tutti i credenti, si preparavano spiritualmente alla Santa Pasqua. Ci si preparava alla Pasqua anche con le grosse pulizie di casa. La massaia lavava e strofinava persino le sedie di paglia, usando acqua e sapone; poi le esponeva al sole, ad asciugare. Il giovedì santo si preparavano in chiesa i "sepolcri", consistenti in ampi piatti o vassoi, in cui, nel periodo quaresimale, erano stati piantati legumi e cereali, che si erano lasciati germogliare al buio. In tal modo, era stata impedita alle piante l'azione clorofilliana, per cui erano cresciute gialle e di colore più delicato.

Il giorno dopo, venerdì santo, c'era la processione dei Misteri, che si svolgeva portando in giro statue che rievocavano le tappe della Passione: Cristo alla colonna, Cristo nell'orto degli ulivi, Cristo alla canna, l'Ecce Homo, il Calvario, Cristo morto, ecc.

Il pomeriggio, poi, rientrati i "Misteri", ci si recava nelle chiese per assistere alla liturgia della passione e morte di gesù. Si svolgevano quindi le "tre ore d'agonia", che per lo più venivano predicate dagli oratori forestieri, che riuscivano ad attrarre maggiormente l'interesse dei fedeli.

A sera si formava la processione della "Pietà", con la  statua del Cristo morto, seguita da quella dell'Addolorata. Le due statue venivano portate a spalla da giovani e da ragazze, vestiti di nero, che intonavano canti di dolore.  

Luglio

Festa della Madonna della Bruna (2 luglio).

Settembre

Festa di sant'Eustachio, protettore della città  (domenica 20). L'elezione di sant'Eustachio a protttore della città di Matera dovrebbe risalire all' XI-XII secolo. Sotto l'attuale cattedrale, c'era infatti la chiesa si S. Eustachio martire. Dalla cronaca secentesca dell'arciprete De Blasiis, apprendiamo che la "città di Matera aveva avuto come protettori S. Eustachio, Santa Teopista, sua consorte, e i due figli Agapito e Teopisto, in quanto  fu da essi difesa in un momento di grande pericolo". Gli avvenimenti a cui fa cenno il cronista risalgono all'anno 994. In quel periodo le invasioni saracene atterrivano le zone costiere del Mediterraneo. Anche Matera fu assediata da orde di infedeli. La popolazione resisté, nonostante le malattie e la mancanza di viveri, decisa a morire, piuttosto che soccombere alle minacce dei nemici.Ma all'alba del 20 maggio un guerriero armato, che cavalcava un bellissimo destriero bianco, il quale si diresse contro i saraceni, aiutato da un esercito di soldati, apparsi come per miracolo. Gli infedeli rimasero atterriti e tolsero l'assedio.

Da allora i materani elessero Sant'Eustachio protettore della città, fissando i festeggiamenti al 20 maggio, giorno della liberazione. poiché la data del 20 maggio non trovava liberi i contadini, impegnati in quel periodo nei grandi lavori stagionali, venne fissata un'altra data, quella del 20 settembre, riferita al giorno del martirio del Santo e della sua famiglia. 

 

 

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la processione del Venerdì Santo in una foto degli anni '30

 

 

 

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Sant'Eustachio