Bugie e statistiche

Ing. Giandomenico Simonetti.

 

Le statistiche non mentono, ma i bugiardi, gli imbroglioni e i forse più innocui burloni le adoperano spesso. Dice un proverbio americano:

''Ci sono tre tipi di bugie, le piccole, le grandi e quelle statistiche''.

La gente, che concetto ha delle statistiche? Di solito sono interpretate come tabelle in cui si elencano numeri rilevati sulla popolazione, l'economia, sul funzionamento dei tribunali e così via. Poi su queste tabelle si calcolano le medie. Così alcuni ripetono la vecchia battuta: non è vero che mangiamo un pollo a testa; forse tu ne mangi 2 e io nessuno. Su questa debole base poi si sostiene che le statistiche sono false o inutili. Le statistiche possono invece dirci molto di più.

I ragionamenti sulle statistiche, però, sono intricati. È facile farli storti. Peggio ancora, è facile interpretare male quelli che, invece, sono stati fatti correttamente. Per dimostrarlo provo a proporre il testo di uno scherzoso messaggio che talvolta si incontra nei gruppi di discussione sull'internet. Il testo mette in guardia sui presunti ''pericoli'' del pane, usando dati statistici veri (o almeno verosimili), ma deducendo, o solo lasciando intendere, conseguenze infondate. Il messaggio era apertamente una burla. Non aveva neppure la pretesa di essere creduto. Penso, però, sia ugualmente interessante esaminare punto per punto i suoi dati (veri), i suoi suggerimenti sottintesi (fasulli) e le possibili spiegazioni, queste ultime tra parentesi quadre []. 

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Importante avviso per coloro che senza sospetto sono stati attirati

[Un prologo vagamente minaccioso. Talvolta serve a richiamare l'attenzione].

 

1.     Più del 98% dei criminali condannati sono consumatori di pane.

 

 [È un risultato raggiungibile con quasi ogni altro campione. Un alimento comune come il pane è usato da almeno il 98% della popolaziona. Fanno eccezione i neonati e chi soffre di alcune gravi, ma rare malattie. Si potrebbe ugualmente dire che mangiano pane più del 98% degli ingegneri europei].

2.     Almeno la metà di tutti i bambini che crescono in famiglie in cui si mangia il pane ottengono un punteggio inferiore alla media negli esami.

 

[È un tipico equivoco statistico. Il valore medio può essere definito come quello che la metà della popolazione non raggiunge -e metà supera-. Vale lo stesso per il famoso QI 100 dei test d'intelligenza.

 La metà dei calabresi ha una intelligenza superiore alla media. Sfidate chiunque a dimostrare il contrario].

3. Nel 18° Secolo, quando di fatto tutto il pane era cotto in casa, l'attesa di vita media era inferiore a 50 anni; il tasso di mortalità infantile era inaccettabilmente alto; un gran numero di donne moriva di parto; e malattie come tifo, febbre gialla, e influenza devastavano intere nazioni.

[Accadeva la stessa cosa nelle società dove si usava il riso e accade ancora nelle popolazioni che non possono accedere alle cure mediche moderne. -Vedi punto 5-. La mortalità era dovuta alla assenza della vituperata medicina scientifica, alle gravi carenze igieniche e alimentari: di pane ne mangiavano pochissimo e molte proteine essenziali erano solo eccezionalmente disponibili].

4)     Più del 90% dei delitti violenti sono commessi entro le 24 ore successive all'assunzione di pane.

[Alcuni particolari esami medici possono richiedere digiuni così lunghi. Per il resto, una persona adulta, sana, e non in condizioni di estrema indigenza, mangia a intervalli inferiori alle 24 ore. E il pane è l'alimento più diffuso. Non c'è motivo di supporre che i violenti seguano diete particolari].
5. Le società tribali primitive, che non hanno il pane, mostrano una bassa incidenza di cancro, malattia di Alzheimer, di Parkinson e osteoporosi.

[L'incidenza delle malattie citate cresce con l'età. Fanno eccezione solo alcuni tipi di tumori. I membri di queste società hanno una vita media molto corta. Per esempio, le loro donne non fanno in tempo ad ammalarsi di osteoporosi: muoiono prima].

 6. La maggior parte degli americani che mangiano pane sono completamente incapaci di distinguere tra un fatto scientifico significativo e una statistica senza senso

 [L'analisi corretta delle statistiche è difficile. Inoltre, si è spesso soggetti a un continuo bombardamento di notizie sensazionalistiche. Gli stessi scienziati di norma non riescono a comprendere appieno il lavoro dei loro colleghi in campi di specializzazione diversi dai propri. Non c'è nulla di cui vergognarsi. Al più si può cercare di non essere troppo creduloni, ma ciò non dà alcuna patente d'intelligenza. Il pane, ovviamente, non c'entra nulla].

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Abbandoniamo ora l'avviso burla, che prosegue proponendo energiche misure anti pane ricalcanti la campagna contro il fumo in atto negli USA.

Cosa concludere, dunque, se un evento A si verifica sempre dopo che ne è apparso un altro B? Non possiamo (sempre) dire che B è la causa di A. Le spiegazioni possibili della loro correlazione sono quattro

A è la causa di B

B è la causa di A

      A e B hanno una causa comune C

A e B sono del tutto indipendenti, ma, per caso, sono cresciute o diminuite insieme nel periodo considerato.

 

 Si può invece rigettare l'ipotesi che A e B siano incompatibili. Quindi, se due grandezze crescono o diminuiscono insieme ciò non va usato per sostenere l'esistenza di nessi causali immaginari o assurdi. Se ci sono buone ragioni per sospettare un vero legame causa effetto, si può controllare se esiste qualche funzione matematica che descriva bene le loro reciproche variazioni. Se esiste, l'ipotesi di un loro legame è corroborata, ma, ancora, non dimostrata. Se non si riesce a trovare una soddisfacente rappresentazione matematica, l'ipotesi causale va scartata, ovvero si deve ritenere che altri fattori (questa volta casuali) mascherino la dipendenza, la cui esistenza rimane dubbia.


Ing. Giandomenico Simonetti, Associazione Culturale Bertrand Russell.

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