Adam Mickiewicz

Poeta polacco, Zaosie, Nowogródek, 1798 - Costantinopoli, 1855. Nato in Lituania da famiglia di piccola nobiltà, studiò all'università di Vilna e fondò la Società filomatica, 1817, d'impronta illuministica, con lo scopo di promuovere un radicale rinnovamento ideologico sociale del suo paese. Ben presto, all'influsso della cultura francese del Settecento si sostituì quello dei romantici tedeschi e britannici, soprattutto di J.W. Goethe e di G.G. Byron: al Werther goethiano sono ispirate le prime ballate e romanze, dove si riflette l'amore infelice per Maryla Wereszczaka, una fanciulla patrizia costretta dai genitori a sposarsi con un facoltoso gentiluomo; e un fermento di ribellione di gusto byroniano pervade la celebre Oda do mlodosci, 1820 Ode alla gioventù e la lirica Romanticznosc, 1822 Romanticismo, considerata il manifesto del romanticismo polacco. Ma il capolavoro giovanile di Mickiewicz è il poema Dziady, 1823 Gli avi, imperniato sul tema popolare delle cerimonie in onore dei morti e sul motivo romantico del contrasto tra la felicità del singolo e le convenzioni della società. Di intonazione poetica è il racconto Grazyna, 1823, ambientato al tempo delle lotte tra i Lituani e i cavalieri dell'Ordine teutonico: influssi classici, anche della Gerusalemme di T. Tasso, vi si mescolano con elementi romantici e popolari. Nel 1823 Mickiewicz fu arrestato per aver preso parte ad alcune manifestazioni dell'organizzazione patriottica dei "Filareti" e condannato all'esilio in Russia, dove entrò in contatto con i "Decabristi" e con A.S. Puskin. Tra le opere scritte in esilio, spiccano i magistrali Sonety krymskie, 1826 Sonetti di Crimea, pregevoli per l'evidenza plastica con cui vi sono rappresentate le sterminate steppe russe o le violente tempeste del Mar Nero. A Grazyna si ricongiunge, nell'argomento, il poema drammatico Konradi Wallenrod, 1828 Corado Wallenrod, dove la vicenda storica di un giovane lituano, che vendica la sua patria contro l'odiato Ordine teutonico, adombra l'insofferenza del poeta per l'oppressione della Polonia da parte dei Russi: per evidenza d'immagini ed elevatezza di linguaggio, il poema è annoverato tra i capolavori del romanticismo europeo. Ai Sonetti di Crimea si ricollega il poemetto Farys, 1829 in forma di qasida araba (componimento poetico arabo), un gioiello di fantasia esotica e di incantevole grazia. Nel 1829, Mickiewicz poté finalmente lasciare la Russia e visitò la Germania, dove si incontrò con Goethe, la Svizzera e l'Italia: a Roma si riaccostò alla fede religiosa, testimoniando tale conversione nell'austera meditazione Rozmowa wieczorna, Colloquio vespertino. Raggiunto dalla notizia dell'insurrezione polacca del 1830, indirizzò alla sua patria un infiammato canto eroico, Do matki Polki, Alla madre polacca, che commosse profondamente G. Mazzini; ma, non riuscendo a oltrepassare la frontiera polacca, si fermò a Dresda, dove completò il poema giovanile Dziady con versi di fremente patriottismo e di incontenibile odio contro i russi oppressori. Condannato definitivamente all'esilio, Mickiewicz si rifugiò a Parigi, dove pubblicò, anonimi, i Ksiegi narodu polskiego i pielgrzymstwa polskiego, 1832 - Libri del popolo polacco e del pellegrinaggio polacco, un libro destinato a divenire il vangelo degli esuli polacchi: animato da una concezione messianica di libertà, esso è però viziato da un tono eccessivamente nazionalistico e da frequenti deformazioni della verità storica. Fu la pungente nostalgia dell'esilio a ispirare a Mickiewicz il suo più alto capolavoro, Pan Tadeusz, 1834 - Il signor Taddeo, un poema di diecimila versi che, con biblica solennità, canta le foreste e i villaggi della splendida campagna lituana: grande affresco della Polonia nobiliare e patriarcale al principio dell'Ottocento, il libro è tra i più cari al popolo polacco che vi ritrova epicamente sintetizzate le suggestive tradizioni e la complessa umanità della propria stirpe. Chiamato nel 1839 a insegnare letteratura latina all'università di Losanna e, dal 1840, letteratura slava al Collegio di Francia, Mickiewicz subì a lungo l'influsso del mistico A. Towianski; ma, quando questi si rifiutò di appoggiare un'azione armata contro la Russia, Mickiewicz ruppe i ponti con lui e si trasferì in Italia, dove, nel 1848, formò una legione polacca, destinata a battersi valorosamente a fianco dell'esercito sardo, nella prima guerra d'indipendenza italiana contro l'Austria. Dopo aver diretto, a Parigi, il giornale "La Tribune des Peuples", propagandandovi ideali di libertà e di democrazia per tutti i popoli europei, Mickiewicz accorse in Turchia, non appena scoppiata la guerra di Crimea, per organizzare nuove legioni di volontari polacchi nella lotta contro la Russia, ma, a Costantinopoli, fu ucciso dal colera. Poeta geniale e di possente fantasia, Mickiewicz ha subito le conseguenze della sua fama di profeta nazionale, che ha finito inevitabilmente con l'oscurare la grandezza letteraria della sua opera: d'altronde, le traduzioni hanno trasformato in enfasi retorica ciò che la lingua originale è impeto fremente di passione e grido di forza disperata e apocalittica, che oltrepassa la contingenza della lotta politica per assurgere a universale simbolo del dolore degli oppressi.