Charles Emmanuel Nodier

Scrittore francese, Besançon, 1780 - Parigi, 1844. Educato al culto della rivoluzione dal padre, presidente di tribunale, rivolse i suoi primi interessi a studi di entomologia, accostandosi, nel contempo, a una setta massonica. Una sua ode antinapoleonica, 1802, gli valse il carcere. Il suo esordio di narratore, Les proscrits, 1802 - I proscritti, risente dei fermenti libertari della giovinezza, ai quali subentra ben presto, nel romanzo Le peintre de Salzbourg, 1803 - Il pittore di salisburgo, la suggestione del Werther goetiano. Dotato di insaziabile curiosità, Nodier si volse alla filologia e pubblicò un Dictionnaire raisonné des onomatopées françaises, 1808 - Dizionario ragionato delle onomatopee francesi. Bibliotecario a Lubiana, nelle Province Illiriche da poco annesse alla Francia, perdette il posto per la sua persistente opposizione a Napoleone. Durante la Restaurazione, fu tra i redattori del "Journal des Débats" e, nel 1824, ottenne la nomina a bibliotecario dell'Arsenal. Si era intanto occupato di vampirismo e di satanismo, alimentando così un'ispirazione surrealistica e onirica che, dopo il romanzo d'avventure Jean Sbogar, 1818, esplose in Le Vampire, 1820 - Il vampiro, in Smarra ou les Démons de la nuit, 1821 - Smarra ovvero i Demoni della notte e in Tribly ou le Lutin d'Argail, 1822 - Tribly ovvero il folletto d'Argail. Nel 1823 fondò il primo cenacolo romantico, che fu frequentato da V. Hugo, A. de Vigny e A. de Musset. Ma, quando si affermò intorno a Hugo, negli anni Trenta, il nuovo salotto romantico, Nodier sprofondò in una solitudine popolata di fantasmi e scrisse i suoi racconti più celebri: La fée aux miettes, 1832 - La fata delle briciole; Trésor de fèves et Fleur de pois, 1837 - Tesoro di fave e fior di pisello; Les quatres talismans, 1838 - I quattro talismani; La neuvaine de la Chandeleur, 1839 - La novena della Candelora; Histoire du chien de Brisquet, 1844 - Storia del cane di Brisquet. Influssi del racconto moralistico del Settecento si mescolano, nella narrativa di Nodier, con le suggestioni del folclore e con quelle, più remote, della favolistica orientale: gli esiti altissimi sono costituiti sia dal rinnovamento della letteratura fiabesca, che riprende felicemente il gusto del minuscolo di C. Perrault, sia, soprattutto, da un'inclinazione, di una sconcertante modernità, verso la fantasticheria e il sogno, che anticipa la poetica di G. de Nerval e dei surrealisti, offrendosi intatta, per il suo intreccio di onirismo e di angoscia, allo scandaglio dell'odierna critica psicoanalitica. La fluidità dello stile e l'armonia della lingua hanno inoltre fruttato a Nodier la definizione di "Ariosto della prosa".