Friedrich Schiller

Poeta e drammaturgo tedesco (Marbach 1759 - Weimar 1805), dopo aver compiuto studi di diritto e medicina esordì giovanissimo in letteratura con alcune poesie d'amore e con un dramma, 1781 - I masnadieri, che esaltò il discorso politico e civile dello Sturm und Drang. Vissuto stentamente a Mannheim, nel 1785 si trasferì a Lipsia. Qui, oltre che fondare e lavorare alla rivista "Rheinische Thalia", scrive liriche tra le quali Alla gioia, che è il testo dell'ultimo movimento della IX Sinfonia di L. van Beethoven. Nel 1787 andò a vivere a Weimar, dove si dedicò sopratutto alla storiografia, nel 1788 - Storia dell'insurrezione dei Paesi Bassi contro il governo spagnolo; 1791-92 - Storia della guerra dei trent'anni, opere che gli procurarono la cattedra di filosofia e storia all'università di Jena.

L'attività filosofica di Schiller è in connessione con la lettura di I. Kant; dedicandosi a ricerche sull'estetica, nel 1792 - Dall'arte tragica; 1793 - Della grazia e dignità; 1795 - Dell'educazione estetica dell'uomo; 1795-96 - Della poesia ingenua e sentimentale; 1793 - Del sublime. Modificando il punto di vista kantiano, che aveva contrapposto la ragione all'istinto, Schiller muoveva dalla convinzione che tra i due principi ci deve essere armonia. L'uomo che realizza tale armonia è l'anima bella che si manifesta nella "grazia", cioè nella bellezza in movimento. Il tema che diviene predominante in Schiller è quello dell'unità tra natura e spirito. L'uomo fisico e l'uomo morale si rapportano in modo tale che tra le due tendenze, tra la realtà della prima e la formalità della seconda, tra l'istinto sensibile e l'istinto della forma, tendenze entrambe originarie e insopprimibili, non vi può essere sacrificio dell'una per l'altra, ma conciliazione. Tale conciliazione dà luogo all'istinto del gioco che porta la realtà nella forma pura razionale e la forma nella materia; oggetto dell'istinto del gioco è la forma vivente, la bellezza. E' questo lo stato estetico, superiore a quello fisico e a quello morale, ove si afferma la vera libertà. Il genere umano manifesta, nella sua storia, il passaggio dell'unità originaria alla scissione tra ideale e reale, e finalmente giunge a riconquistare, nella mediazione, l'unità vissuta come armonia: la prima unità era la poesia ingenua, l'ultima unità è la poesia sentimentale.