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 "La casa in collina"

Cesare Pavese


INDICE LIBRI

La trama

Corrado è un professore quarantenne di Torino. Durante i bombardamenti che hanno colpito Torino nel '43 trova un riparo in collina, dove viene ospitato da due donne, delle quali Elvira lo ama segretamente ma non viene corrisposta. Presto Corrado incomincia a frequentare un'osteria dei paraggi, Le Fontane, dove rincontra Cate, che aveva amato molto anni prima. Cate ora ha un figlio di cui Corrado ignorava l'esistenza, chiamato Dino, omonimo del professore. Corrado non saprà mai se Dino è suo figlio o no. Alle Fontane si parla di politica, si ascolta la radio per gli ultimi bollettini dal fronte, si organizza il movimento partigiano dal quale però Corrado si vuole astenere. Si susseguono rapidamente i seguenti fatti: in una Torino ormai stremata dai bombardamenti, arriva la notizia della resa fascista, arrivano i tedeschi, i partigiani incominciano ad organizzarsi e di conseguenza incominciano i rastrellamenti da parte dei tedeschi. Il covo delle Fontane, in cui c'erano nascoste delle armi partigiane, viene scoperto e tutti vengono deportati, eccetto Corrado che osserva il tutto da lontano esterrefatto, e Dino che per la sua età viene lasciato. Corrado ormai non può più stare né a Torino né in campagna dov'è ospitato. Infatti i tedeschi lo stanno cercando e sono già andati a controllare se c'era in casa e ci sarebbero tornati. Dunque riesce a nascondersi, grazie all'aiuto di Elvira, in un collegio di Chieri insieme a Dino che però scappa per raggiungere i suoi amici partigiani. Dal collegio però deve nuovamente fuggire, non appena arrivano i Tedeschi. Dunque si dirige verso le colline più lontane, quelle della sua giovinezza. Dopo essersi trovato in mezzo agli scontri tra tedeschi e partigiani, dai quali è stato persino catturato ma subito rilasciato dopo che un partigiano di Torino l'ha riconosciuto, riesce a raggiungere finalmente la quiete nella sua casa natia.

 

Commento

La casa in collina parla del costruirsi della resistenza e dei sentimenti del protagonista, come al solito Pavese stesso (quarantenne, intellettuale, che si era pure lui rifugiato nel Monferrato ai tempi della guerra). Corrado durante tutto il libro è preso da un turbamento interiore. Egli preferisce la solitudine, è sempre pessimista, chiuso dentro di sé. I ragazzi e il cane sono considerati di pari importanza, si pensa ormai adulto, non ha più la forza di un ragazzo per rischiare la vita a combattere a fianco dei partigiani ("la mia sola compagnia è questo cane", "Per te siamo tutti ragazzi, siamo come il tuo cane"). La città in quanto è fatta di e da uomini, è per lui come la guerra che egli vede interminabile, continua ("C’è sempre stata questa guerra"), non ritiene che il popolo sia in grado di rivoltarsi, vorrebbe combattere ma non lo fa, raramente dà il suo parere quando alle Fontane si parla della resistenza e per questa sua codardia si sente in colpa, triste e rassegnato. La collina è per lui un rifugio sicuro, lontano dalla città-guerra ("Cos’importa la guerra, cos’importa il sangue, pensavo, con questo cielo tra le piante"), un posto che gli ricorda la sua casa, la sua famiglia ("non vedevo differenza fra quelle colline e queste antiche dove giocai bambino e adesso vivo") e quindi la sua infanzia, durante la quale non conosceva il dolore e la guerra. Tutto il libro è colmo di lunghi monologhi interiori di Corrado, ma le ultime pagine sono senza dubbio le più significative. Corrado-Pavese è salvo a casa e medita su quello che ha visto di persona e fa molte considerazioni in proposito.

Per Pavese la guerra è uguale per tutti e uguale a tutte le altre, i soldati e i caduti sono uguali in tutti gli schieramenti. E' inspiegabile perché un uomo è morto mentre un altro no: nessuno saprà mai la ragione. A colui che è sopravvissuto non rimane altro che un rimpianto tremendo di essere impotente, di non essere morto al posto suo, di non aver vissuto valorosamente la propria vita. ("ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione", "Forse lo sanno unicamente i morti, soltanto per loro la guerra è finita davvero"). Ecco le riflessioni di Pavese sulla guerra, sul suo senso. E' inspiegabile perché un uomo è morto mentre un altro no: nessuno saprà mai la ragione. A colui che è sopravvissuto non rimane altro che un rimpianto tremendo di essere impotente, di non essere morto al posto suo, di non aver vissuto valorosamente la propria vita.

Anche se a molti può non piacere, io trovo stupendo ed entusiasmante il suo modo di scrivere vicinissimo al parlato, con frasi brevi, con costrutti non sempre giustificabili, che però danno un'ottima scorrevolezza al testo.

 

I PERSONAGGI SECONDARI:

CATE: E’ la madre di Dino e la nipote della padrona dell’osteria. Da ragazza era stata la ragazza di Corrado, ma ormai non prova più nulla per lui. E’ una donna adulta, forse la più matura del gruppo per il modo di parlare e di pensare, anche se è ancora giovane. Per Corrado è la figura più importante nella prima parte del libro, poi sostituita da Dino, forse perché è l’unica persona conosciuta e amica o forse per l’antico rapporto che esisteva fra i due. Corrado è per lei cambiato, non è più il ragazzo sfacciato di una volta: la guerra e la perdita degli amici ha cambiato anche lui, forse in peggio. Lo vede come un letterato di cui avere rispetto per la sua cultura, ma un vigliacco, distaccato dalla vita e da chi gli sta intorno ("Sai tante cose Corrado ma non fai niente per aiutarci").

 

DINO: E’ il figlio di Cate e forse anche di Corrado, questo non si scoprirà mai. Si comporta da bambino ma vorrebbe essere già adulto per combattere con i partigiani. Questo si nota nelle sue idee: all’inizio dice che gli piace la guerra e gli piacerebbe combattere ed essere un soldato, poi scappa con i partigiani. Viene molto influenzato dagli altri, soprattutto dai ragazzi dell’osteria. E’ entusiasta di tutto, proprio come un bambino, sembra che non si annoi mai anche se è solo ed è molto buono ma soprattutto gli piace andare nel bosco a fare le passeggiate con Corrado e il cane ("Gli piace girare nei boschi, stare solo" " E’ un muletto, una bestia testarda. Strappa tutto. A scuola fa sempre la lotta con tutti. Non è mica cattivo").

 

BELBO: E’ il cane dell’Elvira, il solo vero compagno di Corrado ("Lui va d’accordo con me"). E’ sempre in moto, come ogni cane, ed è il primo a raggiungere Dino rimasto solo all’osteria dopo la cattura. Con il cane Corrado non si annoia e si confida ("Non ci sono che i cani per giudicare il prossimo"), teme però che lo raggiunga nella sua fuga verso il collegio.

 

ELVIRA E SUA MADRE: Sono le due donne che ospitano Corrado nella loro casa in campagna. Elvira è innamorata di lui ma il suo amore non è corrisposto, anzi, Corrado si diverte a trattarla male. La loro orientazione politica non è ben definita, ma non apprezzano che Corrado vada all’osteria e vorrebbero che la guerra finisse il più presto possibile.

 

I RAGAZZI DELL’OSTERIA: Sono tutti giovani desiderosi di fare la rivoluzione, di combattere per la libertà, come partigiani, ma per farlo devono agire di nascosto, con un punto di ritrovo che è l’osteria. I più importanti sono Fonso, Nando, Giulia (che è la prima ad essere catturata) e Tono. Alla fine vengono catturati e di loro non si sa più nulla.

by Chepe