Espressioni

 

L’equazione sulla pagina del suo taccuino cominciò ad allargare una coda che si apriva, con occhi e stelle come quella di un pavone; e, quando gli occhi e le stelle degli esponenti furono eliminati, l’equazione cominciò a richiudersi. Gli esponenti che apparivano e scomparivano erano occhi che si aprivano e chiudevano; gli occhi che si aprivano e chiudevano erano stelle che nascevano e morivano. Il vasto ciclo della vita stellare portò la sua mente stanca all’esterno fino al suo vertice e indietro al suo centro, e una musica distante lo accompagnava fuori e dentro. Che musica? La musica si avvicinava e richiamava alla mente le parole del frammento di Shelley sulla luna solitaria errante, pallida per la stanchezza. Le stelle cominciarono a crollare e una nuvola di fine polvere stellare cadeva attraverso lo spazio.

La luce cupa cadeva più debolmente sulla pagina dove un’altra equazione cominciava a spiegarsi e ad allargare la sua coda apribile. Era la sua stessa anima che avanzava verso l’esperienza, spiegandosi peccato dopo peccato, allargandosi alla luce funerea delle stelle brucianti e richiudendosi in sé, sbiadendo lenta, spegnendo le sue luci e i fuochi. Erano spente e la fredda oscurità riempì il caos.

Da Ritratto dell'artista da giovane di J. Joyce

 

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