Il leone e la iena

 

 

Molto tempo fa, viveva a Damasco un ricco mercante. Le sue carovane percorrevano la Siria, lo Yemen, l'Iraq fino al Golfo Persico, e lui era diventato molto potente. Per tanti anni aveva viaggiato lungo le faticose e difficili piste della regione, ma un giorno decise che era ormai tempo di farsi sostituire dal suo unico figliolo.

"Ora sono anziano" pensò, "il ragazzo è cresciuto e deve imparare il mestiere prima che io muoia." L'indomani stesso gli disse: "Caro, un giorno tutti i miei beni ti apparterranno. La nostra è una famiglia di mercanti da generazioni, e anche tu lo sarai. Bisogna che inizi a fare nuove esperienze. Prenderai il mio posto alla guida delle carovane." Il giovane accettò e, alla prima occasione, partì con la protezione di Allah.

I carovanieri, che erano in cammino già da una settimana, stavano percorrendo la pista che attraversava Palmira, e si apprestavano a raggiungere il posto in cui avrebbero sostato per trascorrervi la notte, quando scorsero una iena che, guardinga, li seguiva a distanza. Come saprete, questo animale non attacca durante il giorno, ma soltanto al buio. Dopo un po' si fermarono e prepararono il bivacco. Anche la iena si fermò su un'altura vicina, aspettando il momento propizio per aggredire un incauto che si fosse allontanato dall'accampamento, oppure la partenza della carovana, per cibarsi degli avanzi.

Alla stessa collina si diresse un leone, trascinando con i denti una gazzella. Giunto in cima, cominciò a divorarla: strappava un pezzo di carne, la mangiava, si sdraiava per grattarsi, e riprendeva a sbranare la preda; finché fu sazio. Allora se ne andò soddisfatto. La iena, che fino a quel momento era rimasta in disparte, si avvicinò alla carcassa abbandonata e la mangiò con ingordigia. Il figlio del mercante, che aveva seguito con interesse la scena, levando gli occhi al cielo, esclamò: "Dio! E' proprio vero che nutri tutte le tue creature: chi siede, chi sta dritto. La iena, senza faticare, ha trovato il suo cibo. E io, che stupido!, per guadagnarmi il sostentamento devo arrivare fino a Baghdad, attraversando la steppa infida e affrontando il sole bruciante di giorno e il freddo gelido di notte. Perché non sono rimasto a Damasco? Dio avrebbe provveduto ugualmente ai miei bisogni, come ha fatto con quest'animale." Dopo quella considerazione si alzò immediatamente e ordinò ai suoi uomini:

" Smontate le tende, torniamo a casa."

"Come!" gli dissero meravigliati i cammellieri, "la nostra meta è Baghdad."

"Invece noi rientriamo a Damasco."

Viaggiarono per una settimana, e infine giunsero in città. Un servo, che li aveva incontrati vicino alle mura, corse a informare il vecchio mercante.

"Signore, sta arrivando tuo figlio."

"Sei matto? Di certo ti sbagli."

"No, sono sicuro. E' la vostra carovana che fa ritorno in città."

"Dio Onnipotente! Quale disgrazia può avere colpito il mio ragazzo?" mormorò preoccupato e, proprio allora, vide entrare suo figlio, tutto sorridente.

"Che cosa è accaduto? Perché non sei andato in Iraq?" gli chiese.

"Padre, mettiti a sedere e stai tranquillo. Ti spiegherò perché sono tornato indietro."

Sedettero, padre e figlio, accanto al fuoco, e sorseggiarono il té fumante. Poi il giovane raccontò: "Una sera, mentre eravamo accampati nella steppa, vidi una iena famelica, che aspettava la nostra partenza per nutrirsi con gli avanzi...". Continuò a narrare tutta la storia così come si era svolta, concludendo:

"Ho pensato: perché affrontare le intemperie, la fatica, le insidie e le imboscate dei predoni? Come ha nutrito la iena, Dio può nutrire anche me."

"Che Dio ti dia la salute! Alzati, figlio. E riprendi immediatamente il tuo viaggio!" gli comandò, perentorio, suo padre. "Tu devi essere un leone che nutre gli altri, non una iena che gli porta via il cibo."

 

Da "Fiabe siriane" a cura di M. A. Carta

 

 

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