Accordi stonati

 

Veronika spinse la porta della sala di soggiorno, si avvicinò al pianoforte, aprì il coperchio e, con ogni sua forza, affondò le mani sulla tastiera. Si sprigionò un accordo folle, sconnesso, irritante, che echeggiò nell'ambiente vuoto, rimbalzò sulle pareti e tornò alle sue orecchie sotto forma di un rumore acuto, che sembrava graffiarle l'anima. Ma, in quel momento, era proprio quello il miglior ritratto del suo intimo.

Tornò ad affondare violentemente le mani sulla tastiera, e ancora le note dissonanti riverberarono dovunque.

"Sono matura. Lo posso fare. Posso odiare, e posso picchiare con violenza sulla tastiera del pianoforte. Da quando i malati di mente sanno mettere le note in ordine?"

Batté sui tasti una, due, dieci, venti volte: e ogni volta il suo odio sembrò scemare, finché scomparve del tutto.

 

Da "Veronika decide di morire" di P. Coelho

 

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