Curve

Raccolse un guscio di chiocciola vuoto, che tinnì lievemente fra i ciottoli, tutto caldo al sole. Boccadoro contemplò assorto le curve della conchiglia, la spirale intaccata, il capriccioso assottigliamento della coroncina, la cavità vuota coi suoi riflessi madreperlacei. Chiuse gli occhi per sentire le forme col solo tocco delle dita: era una sua vecchia abitudine, un suo gioco favorito. Girando la chiocciola tra le dita sciolte, la tastava, carezzandone le forme, senza premere, incantato dalla meraviglia della struttura, dalla magia del corporeo. Questa, pensava come in un sogno, era una delle deficienze della scuola e della dottrina: una tendenza dello spirito pareva quella di vedere e rappresentare tutto come se fosse piano e avesse solo due dimensioni. Gli sembrava che ciò designasse in certo modo una insufficienza e una mancanza di valore di tutta la facoltà intellettuale; ma non seppe fissare più oltre il pensiero: la chiocciola gli sfuggì dalle dita ed egli si sentì stanco e assonnato.

 

Da "Narciso e Boccadoro" di H. Hesse

 

 

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