ERA NOTTE

 

Era notte, il cielo nero era illuminato da una splendida Luna, tonda e perfetta; nuvole minacciose si rincorrevano, mentre il vento tentava di scacciarle, ma lentamente le richiamava a sé.

Un raggio di luce entrava dalla finestra socchiusa, illuminava il tavolo sommerso da piccole bottigliette piene di liquidi colorati, tra queste un grosso libro si era fatto spazio. Era pieno di polvere, le pagine ingiallite, era aperto… si poteva scorgere scritto a grandi lettere “C         ORAGGIO DI VIVERE”. Sembrava una ricetta con tanto di ingredienti:

 

INGREDIENTI PER 10 PERSONE (o poco più)

-          foglie di quercia

-          bacche del bosco Incantato

-          ali di pipistrello nero delle grotte di Ticolandia

-          fragole, mirtilli e qualche albicocca

-          zampa di gallina (possibilmente bianca)

-          peli di gatto siamese

-          polvere fatata

-          2 cuori umani pieni di coraggio, forza e lealtà

 

Una candela diffondeva un dolce profumo di vaniglia in tutta la piccola stanza, in angolo un letto con morbidi cuscini e un caminetto con un fuoco caldo e scoppiettante che ospitava un grosso calderone.

L’acqua bolliva, pronta forse ad ospitare quella strana ricetta.

La porta si aprì all’improvviso, e accompagnata da una folata di vento una nuvola rosa entrò nella stanza.

Presto quella strana nuvola si rivelò: la Strega Nocciola era tornata a casa.

-“Possibile che a questo mondo non esistano uomini valorosi, pieni di coraggio, capaci di affrontare qualche piccola insidia?!”

Sembrava molto arrabbiata… Nocciola era una giovane strega, era molto bella, indossava un abito nero che la rendeva misteriosa, lunghi capelli biondi le illuminavano il viso, gli occhi chiari come il cielo di giorno che lei tanto odiava.

Le servivano davvero tanto quei due cuori, quella pozione era molto importante…

Erano passati ormai due anni da quando le era stata richiesta una magia che potesse infondere un po’ di valori ai giovani, che a quanto pare, si erano riempiti di paure e non riuscivano più ad affrontare la vita. Aveva trovato tutti gli ingredienti, riuscire a strappare le ali ai pipistrelli delle grotte di Ticolandia era stata una vera impresa, e nemmeno convincere il contadino del paese a regalarle una zampa della sua Carolina (la gallina bianca) era stato semplice, ma quei due cuori erano introvabili…

L’unico modo sarebbe stato tentare in terre lontane, magari nelle valli del Domino, il fiume che scorre al contrario, o sull’isola dei Pescatori, ma Nocciola di affrontare il giorno non era capace… Non le piaceva il sole, non sopportava la luce chiara e quell’aria fresca sulla pelle, le dava fastidio veder la gente indaffarata, non riusciva a capire il giorno, non ne coglieva il senso, lo sentiva lontano dalla sua natura…

La notte era più adatta a lei, sempre piena di mistero, scura, in qualche modo cattiva e minacciosa come amava credersi lei stessa.

Aveva dunque escluso di iniziare un viaggio, aveva pensato e ripensato a una diversa soluzione, poi, per caso, si ricordò di un vecchio incantesimo, scritto a mano sul diario della sua vecchia nonna. Serviva per chiamare a sé le persone, per avvicinarle o allontanarle, per provocare odio o amore, e forse lo avrebbe potuto usare per far arrivare dritti a casa sua due giovani cuori pulsanti…

Pronunciò subito le parole magiche… ora doveva solo aspettare… e sperare…

 

Frick e Nanà erano fratello e sorella, vivevano da soli in una piccola casa che si trovava ai piedi della montagna del Ragno, nelle terre del Signore di Solfino.

I loro genitori erano partiti per un viaggio alla ricerca di un tesoro sepolto in una terra lontana e non erano più tornati. Erano bravi ragazzi, riuscivano sempre a cavarsela da soli.

Quella mattina si erano svegliati più tardi del solito, si erano guardarti negli occhi ancora assonnati… avevano avuto lo stesso sogno…

Si prepararono in fretta, portando con sé un po’ di provviste, qualche moneta d’oro e un po’ di strani ricordi… sapevano di dover partire, qualcuno in sogno li aveva chiamati, aveva chiesto loro aiuto, e non riuscivano a dire di no… anche se non sapevano chi era entrato nelle loro menti, chi aveva invaso il mondo dei sogni per lanciare un doloroso appello…

I due ragazzi non lo sapevano, ma noi sappiamo bene chi aveva bisogno di loro…

Frick sistemò sua sorella sul mulo e insieme si incamminarono pronti a raggiungere il paese che era loro apparso in sogno: Bibò.

Il viaggio era molto lungo, dovevano attraversare tanti villaggi, e luoghi così diversi… il deserto del Tabino, la foresta delle Fate dei Fiori, la palude del Lupo Solitario… Avrebbero voluto sottrarsi a quello che sembrava essere il loro destino, ma quella voce triste e lamentosa rimbombava nell’aria, c’era qualcuno da aiutare, questo scacciava la paura…

 

Nocciola attraverso la sua sfera di cristallo seguiva i movimenti dei due ragazzi, si convinceva sempre di più di essere riuscita a scovare le persone giuste, c’era solo da sperare che fossero anche in grado di raggiungere Bibò.

Passava tutta la notte a spiare i sue due cuori, non riusciva ad abbandonarli, aveva paura per loro e in alcuni momenti temette di dover rinunciare alla sua pozione.

La palude del Lupo Solitario le aveva fatto temere il peggio… mentre si trovavano sul Ponte dei Sospiri (chiamato così per i continui lamenti che emergono dalla palude) Nanà aveva perso l’equilibrio e aveva rischiato di essere inghiottita dalle anime dei disperati.

Anche sulla strada che portava al bosco delle Fate dei Fiori avevano rischiato di dover interrompere il loro viaggio, perché un gruppo di ladri li aveva circondati tentando di impadronirsi delle monete d’oro, ma Frick li aveva spaventati raccontando loro di essere malato di peste.

Erano sfuggiti alle api del lago dei Gigli, all’orco che abita le terre di Nessuno, avevano persino superato gli indovinelli del Vecchio Merlino che si divertiva a infastidire i visitatori…

E ora l’immagine che Nocciola scorgeva sulla sfera la faceva sorridere: vedeva il vialetto che portava alla sua casetta… vedeva la notte là fuori, la sua solita notte, che avvolgeva i sue due cuori. Ancora prima che Nanà e Frick bussassero alla porta lei aveva già aperto, li aveva accolti con del latte caldo e dei biscotti, a dir la verità un po’ bruciacchiati…

Ci erano riusciti davvero, il suo incantesimo aveva funzionato, ora era tutto pronto, poteva finalmente mettere l’ultimo ingrediente nel calderone…

Nocciola però si sentiva un po’ cattiva… infondo li aveva ingannati, non aveva detto loro cosa veramente avrebbero dovuto fare, quei due ragazzi avevano rischiato di morire tante volte, perché pensavano di dover aiutare qualcuno in pericolo, non sapevano che avrebbero dovuto rinunciare alla loro vita, per sempre…

Non sapeva se era il caso di rivelarglielo o magari di addormentarli e strappare loro il cuore… queste domande la tormentavano…

Nanà e Frick erano molto stanchi, si guardavano attorno stupiti, erano arrivati in un luogo davvero strano, tutte quelle bottiglie colorate, quella luce soffusa che quasi dava fastidio agli occhi, e fuori… fuori sembrava non venire mai giorno… e quella strana donna… così misteriosa, sembrava nascondere qualcosa…

Erano ospiti di Nocciola da una settimana, e lei non si era ancora decisa sul da farsi…

Ora dormiva, seduta su una sedia, era scomoda, lo si capiva dall’espressione distorta del suo viso, ma il suo letto lo aveva lasciato a Nanà che ancora non aveva ripreso le forze.

Frick non riusciva a dormire, continuava a vedere i mostri che aveva incontrato, sentiva ancora l’odore pungente dei fumi della palude, si era alzato e vagava da una parte all’altra, prendeva in mano gli oggetti assurdi di cui era piena la stanza… Accese una candela, era arancione, a forma di tartaruga, emanava un dolce profumo di torta appena sfornata, sembrava di essere di nuovo nella sua vecchia cucina, seduto sullo sgabello a osservare la mamma che tirava fuori dal forno una torta alle mele… Quanti ricordi…

Poi si avvicinò al tavolo, il libro era ancora aperto su quella pagina… incuriosito cominciò a leggere… lentamente ricollegò tutti gli eventi, comprese la stranezza di quella donna, e quell’aria magica e malinconica che si respirava in quel posto non gli sembrarono più così assurdi…

“2 cuori umani pieni di coraggio, forza e lealtà” a queste parole sobbalzò, un urlo gli si strozzò in gola, aveva voglia di scappare, ma i suoi piedi erano inchiodati alle tavole di legno del pavimento, la sua voce era scomparsa… Vicino al libro scorse anche una lettera. Lesse velocemente le parole che vi erano scritte sopra. Quella era la richiesta d’aiuto, la denuncia dei dolori del mondo, in quella lettera si trovavano le parole tristi e senza speranza di chi aveva chiesto alla strega Nocciola di creare una pozione per dare coraggio ai giovani…

Lui aveva sempre vissuto nella sua terra, non si era mai allontanato da lì, non aveva mai visto altri uomini, e ora veniva a scoprire che i giovani non erano più capaci di sfidare il tempo, non sapevano più combattere con se stessi, non riuscivano più a lottare.

Forse veniva da loro il triste lamento che lui e sua sorella avevano sentito in sogno…

Chiuse gli occhi… respirò profondamente, decise di portare a termine quella strana missione, due vite per salvarne tante altre… non gli sembrò così difficile… Si avvicinò a sua sorella, che dormiva dolcemente, le strappò il cuore, poi prese un coltello e si tolse anche il suo… Cadendo a terra svegliò Nocciola…

Subito la strega si alzò, i due ragazzi giacevano morti nella stanza, nemmeno una goccia di sangue li aveva macchiati, e i loro cuori pulsavano di vita, ancora agitati da quel coraggio che li aveva guidati fino a lei…

Si sentiva in colpa, ma in fondo era contenta, perché aveva capito che Frick e Nanà erano davvero i due eroi che stava cercando…

Nocciola prese l’ultimo ingrediente, lo gettò nel calderone… un fumo blu si levò in aria… la pozione era pronta.

Il liquido ancora caldo fu sistemato in una boccetta tondeggiante…

Il giorno dopo sarebbe arrivato qualcuno a prendere quella bottiglia piena di speranza…

Ancora una volta la luce della Luna illuminava la stanza, un raggio filtrava attraverso la pozione e una luce blu riempiva la stanza.

“CORAGGIO DI VIVERE” fai il tuo lavoro, anima i cuori dei ragazzi, svegliali, non lasciarli mai soli… vola verso di loro, non smettere mai di farli credere. Con queste parole Nocciola si addormentò.

 

Marianna

 

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