G8nova

 

20/07/2001

Sono a Fascia. La valle, verde di alberi, si apre spaziosa, una vista infinita per chi vive in queste strette valli. E' sera, il cielo è ancora abbastanza chiaro e il profilo del monte si staglia netto sullo sfondo del cielo che va scurendosi. Distinguo ogni singolo albero, radure che punteggiano il bosco.

Penso a Genova.

Immagini di distruzione, gli edifici che vedo ogni giorno, che in fondo amo così tanto da arrivare a odiarli. La mia casa è lì, a cento metri da quella macchina in fiamme. Il mio motorino è posteggiato nella via adiacente a quella in cui i pali sono stati divelti, le vetrine sfondate.

Ma non soffro per le mie cose, soffro perché ogni colpo che distrugge una vetrina infrange i sogni e il cuore di chi vive vicino a me, di chi ha costruito, di chi solo ci passa davanti ogni giorno, insomma di chi sa che Genova è parte del suo essere.

Quegli stessi che adesso stanno sfasciando quella macchina, tra qualche giorno staranno nelle loro tranquille case (indipendenti o meno), lasceranno i grandi con il loro baraccone e noi a girare tra le macerie (non solo fisiche) della nostra piccola realtà, costruita in anni e distrutta in due giorni. E non da noi.

 

 

22/07/2001

Sono per le strade, a Genova.

Piazza Paolo da Novi è deserta, sembra immensa. L'atmosfera è sempre surreale, nulla si muove, ma c'é qualcosa che aleggia. L'odore della violenza. E' vero, la violenza ha un odore, ha qualcosa che si posa come una patina sulle cose.

Giro per le strade che percorro ogni giorno, ogni tanto una vetrina non c'é più, o è piegata da colpi, o è stata miseramente coperta.

E' un trauma. Vedere cambiare così tante cose in un attimo, mentre piccoli mutamenti le avevano cambiate in anni, senza che te accorgessi. Un giorno alzavi lo sguardo e dicevi: "ma una volta qui non era diverso?".

Ora tutto sarà ricostruito, e in pochi giorni ci abitueremo anche a questo, chissà se la patina di violenza sarà spazzata via dal vento di tramontana...

Una parte di Piazza Rossetti in pratica non esiste più. Mi si inumidiscono gli occhi. Distrutta da chi porta avanti una non-idea, una anti-idea. La gente scatta foto, qualcuno ride, perché?

In piazza Alimonda osservo le facce di chi si ferma dal "sepolcro" del giovane. Facce diverse, di chi è solo a "succhiare" il luogo, di chi cerca di capire. Per terra, tanti fogli, quasi tutti chiedono vendetta, chiamano altra violenza. Qui nessuno ride, per fortuna.

Torno a casa, camminando piano, osservo ogni cosa, quasi a "cercare" la distruzione. Genova vuota e ferita, Genova "sporca" di violenza, Genova violentata.

 

 

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