Gli eroi e i folli

 

 

Ecco perché gli amareggiati, gli eroi e i folli erano sempre affascinanti: perché non avevano paura di vivere o di morire. Sia gli eroi, sia i folli si mostravano sprezzanti del pericolo, e andavano avanti, malgrado tutti gli dicessero di non fare una certa cosa. Il folle si uccideva; l'eroe si offriva la martirio in nome di una causa. Entrambi morivano: e gli amareggiati passavano nottate e giornate intere parlando dell'assurdità e della gloria dei due tipi. Era l'unico momento in cui avevano la forza di salire in cima alla proprio muraglia difensiva per lanciare uno sguardo all'esterno: subito dopo le mani e i piedi si stancavano, e così tornavano alla solita vita.

L'amareggiato cronico avvertiva la propria malattia soltanto una volta alla settimana: nel pomeriggio della domenica. Allora, non avendo il lavoro o la routine ad alleviargli i sintomi, capiva che c'era qualcosa di decisamente sbagliato: la pace di quei pomeriggi era infernale; il tempo non passava mai, e lui si trovava in preda a una fortissima irritazione.

Poi sopraggiungeva il lunedì, e l'amareggiato dimenticava i sintomi, quantunque si accanisse contro il destino che non lasciava tempo sufficiente per riposare, e si lamentasse per i fine settimana che passavano troppo velocemente.

 

Da "Veronika decide di morire" di P. Coelho

 

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