Pace

 

Due parole di introduzione a questo sprazzo. Ho pescato dal fondo di uno zaino un foglio stropicciato, era una preghiera per la pace. Sembrano passati secoli dalle manifestazioni, dalle grandi folle, dalle grida (quasi isteriche, a volte). Nulla è cambiato, e tutto tace. Aveva ragione chi diceva certe cose sull'antiamericanismo, penso. Ma proprio perché ora c'é silenzio forse si possono capire di più certi concetti. Innanzitutto, secondo me, che la pace è per prima cosa uno stato dell'anima. Se non la si porta dentro, inutile chiederla per gli altri. Questi sono i frammenti più belli della preghiera, a cui non avevo potuto essere presente.

 

" La pace rimane solo un suono di parole se non si fonda sulla verità.

se non è costruita secondo giustizia,

se non è vivificata e integrata dall'amore,

se non è attuata nella libertà."

 

Io appartengo a quella generazione che ha vissuto la Seconda Guerra Mondiale ed è sopravvissuta. Ho il dovere di dire a tutti i giovani, a quelli più giovani di me, che non hanno avuto questa esperienza: "MAI PIU' LA GUERRA!", come disse Paolo VI nella sua prima visita alle Nazioni Unite. Dobbiamo fare tutto il possibile! Sappiamo bene che non è possibile la pace ad ogni costo. Ma sappiamo tutti quanto è grande questa responsabilità. E quindi preghiera e penitenza.

 

Questa volontà e questa ansia di pace, che totalmente condividiamo, ci spingono però a ricordare tre cose.

La prima è che la pace ha un costo. Mi diceva un amico qualche tempo fa, parlando della sua esperienza come straniero in una società travagliata dai conflitti: questa società, nelle sue espressioni migliori, vuole sinceramente la pace, ma non sa decidersi a pagarne il prezzo. Va infatti ricordato che persino quel fiore raro e prezioso del Vangelo che talora viene chiamato (con una semplificazione terminologica) "non violenza", ha un prezzo preciso: " a chi ti vuole chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello". Ciò significa che bisogna essere disposti a sacrificare anche qualcosa di proprio per questo grande bene, e non solo a livello personale, ma pure a livello di gruppo, di popolo, di nazione.

Una seconda cosa che menzionerei è che la pace non è mai un edificio solido, costruito compatto una volta per tutte, ma somiglia piuttosto a una tenda, ad un castello di sabbia, da costruire e da custodire sempre con infinita pazienza (" settanta volte sette" direbbe Gesù).

(...)

La terza verità da ricordare è che, con tutti i motivi detti sopra, una pace seria e duratura, là dove esistono ragioni gravi di conflitto, ha sempre un po' del "miracoloso", dell'improbabile, del "dono dall'alto". Dice Gesù: "Vi do la mia pace. Non come la da il mondo, io la do a voi.". Perciò chi crede in Dio la deve chiedere nella preghiera con tutte le forze e anche chi non crede la deve invocare dal fondo della propria coscienza pronto a sacrificarsi con tutto se stesso.

 

 

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