Sono le tre

 

Sono le tre. le tre è sempre troppo tardi o troppo presto per quello che si vuol fare. E' la più stramba ora del pomeriggio. Oggi è intollerabile.

Un sole freddo imbianca la polvere dei vetri. Cielo pallido, velato di bianco. I rigagnoli erano gelati, stamane.

...

Mi piaceva tanto il cielo di ieri, un cielo chiuso, nero di pioggia, che si spingeva contro i vetri, come un viso ridicolo e commovente. Questo sole non è ridicolo, al contrario. Su tutto quello che mi piace, sulla ruggine del cantiere, sulle fradice tavole della palizzata, cade una luce avara e ragionevole, simile allo sguardo che si getta, dopo una notte insonne, sulle decisione che si son prese con entusiasmo il giorno prima, sulle pagine che si sono scritte di getto, senza una cancellatura. I quattro caffè del Victor Noir, che la notte brillano, l'uno accanto all'altro, e che sono ben più che caffè - acquari, vascelli, stelle, o grandi occhi bianchi - hanno perduto la loro grazia ambigua.

Un giorno perfetto per un ritorno su se stessi: questi freddi chiarori - che il sole proietta, come un giudizio senza indulgenza, sulle creature - entrano in me attraverso gli occhi; mi sento rischiarato dentro una luce avvilente. Sono sicuro che basterebbe un quarto d'ora, per raggiungere il supremo disgusto di me stesso.

Da "La nausea" di J.P. Sartre

 

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