UNA NOTTE BENEDETTA DAGLI ASTRI

 

 

Drappeggiata in un sari scarlatto disseminato di fili d’oro,il viso nascosto sotto un velo di mussola, i piedi nudi dipinti di rosso , gli alluci, le caviglie, i polsi scintillanti dei gioielli della dote portata dai rappresentanti del futuro marito, Padmini, scortata dalla madre, si accingeva a prender posto sulla stuoia di paglia di riso al centro del mundap, la piattaforma rituale eretta davanti alla casa da tè. Accanto al fuoco sacro che ardeva in un piccolo braciere, avrebbe atteso l’arrivo di colui che il destino le aveva assegnato come sposo.

Con gli occhi brillanti di felicità, le labbra aperte in un sorriso beato, Ratna Nadar non distoglieva gli occhi dalla figlia neppure per un istante. Era il più bello spettacolo della sua esistenza,una visione fiabesca che cancellava di colpo tante immagini da incubo: Padmini piangeva di fame e di freddo sui marciapiedi della stazione di Bhopal, che frugava con le manine nei mucchi di immondizie tra i binari, che chiedeva l’elemosina di qualche pezzo di carbone ai macchinisti delle locomotive… Per quella figlia di poveri non c’erano stati né giochi né scuola, ma solo la cura dei fratelli, l’approvvigionamento dell’acqua, i bucati, le mansioni domestiche. Una vita da schiava, addolcita soltanto dall’incontro con Suor Felicity. Oggi, vestita come una principessa, Padmini assaporava la sua felicità, il suo trionfo, la sua rivincita sul destino.

Da "Mezzanotte e cinque a Bhopal" di D. Lapierre

 

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