Storia del paracadutismo: un salto indietro nella storia

Racconta il mito: Dedalo, architetto ateniese, inventore e artista geniale, costruì una giovenca di legno e cuoio affinché la regina cretese Pasifae potesse accoppiarsi con il toro bianco, dono di Poseidone. Nacque il Minotauro, orrenda creatura mezzo uomo e mezzo toro. Per imprigionarlo, Minosse re di Creta e marito di Pasifae, fece costruire da Dedalo, a Cnosso presumibilmente nel XVI sec. a.C., il famoso palazzo a forma di labirinto; l'eroe Teseo, destinato ad essere sacrificato al Minotauro con altri 13 giovani, con l'aiuto della figlia di Minosse, innamorata perdutamente di lui, Arianna, e del suo famoso filo, uccise il mostro e uscì dal labirinto come Dedalo aveva consigliato. Quest'ultimo, per punizione, fu rinchiuso da Minosse nel labirinto insieme al figlio Icaro. Dedalo con un inganno costruì due paia di ali incollando penne di uccello con cera, quindi fuggì volando con il figlio. Icaro, desideroso di librarsi in volo il più in alto possibile per sfidare il limite umano, si avvicinò troppo al sole, la cera si fuse e morì cadendo in mare. Sempre secondo la leggenda, Dedalo raggiunse volando l'Italia. Da allora chiunque si sia cimentato in: "un'impresa orgogliosa e vana che abbia infelice esito", si è dovuto confrontare con la figura di Icaro.

In epoca moderna, la ricerca tecnologica ha seguito due strade: tentare il volo battendo le ali come un uccello, o planare per mezzo di ali fisse, come un aliante. Le prime ricerche sistematiche furono opera di Leonardo (ma anche i cinesi si diedero da fare) che, intorno al 1500, progettò macchine volanti fantastiche ed intuì il concetto di paracadute. Era questa un'idea completamente innovativa rispetto al mitico volo d'Icaro, da tutti sognato. Da allora un manipolo di temerari ha tentato l'impresa con delle ali battute a forza, ma in verità sono riusciti al massimo a planare. Gli arditi dell'aria si buttavano da torri, palazzi e ponti ma anche mongolfiere. Tanti moderni Icaro morirono schiantati; altri più furbi cadevano in acqua e qualcuno che non aveva fatto bene i calcoli si schiantò contro un battello, è il caso del marchese De Baqueville che nel 1742 fu artefice del primo volo con ali applicate alle braccia. Qualcuno si ruppe le gambe e qualcun'altro a malapena uscì vivo. Il paracadute a calotta, per come noi lo conosciamo, tutt'ora usato dai militari, è stato inventato dai fratelli francesi Garnerin, il 22 ottobre del 1797. Audaci come pochi, si buttarono da 700 metri su Parigi tagliando le funicelle della loro mongolfiera e atterrando con la navicella sostenuta da un paracadute. Altri, più arditi, lanciandosi da 3000 metri con ali "alla Icaro", planavano fino a 600 e poi aprivano il paracadute per atterrare; il più famoso fu l'americano Clem Sohn, soprannominato l'uomo uccello: usava ali di tela steccate dai polsi fino alle caviglie; morì nel 1937 durante un esibizione. Questa doppia soluzione, prima volo planato e poi atterraggio con il paracadute, andò di moda per parecchio tempo. Il primo a calotta tonda, ripiegato in uno zaino e imbracato con il corpo, però, fu quello di Stivens del 1908. Più tardi, studi sistematici, lo trasformarono in dispositivo di salvataggio per aerei e accessorio bellico delle truppe d'assalto e, soltanto nel 1951 a Bled, in Yugoslavia si tennero i primi campionati del mondo di paracadutismo sportivo.

Una fondamentale svolta tecnologica, però, si ebbe nel 1963 ad opera dell'americano Domina Jalbert che, perfezionando gli studi di Francis Melwyn Rogallo, inventò il paracadute ad ala (parafoil). Mentre la calotta funziona sul principio della resistenza dell'aria, l'ala invece, sfrutta il principio della portanza e vola planando percorrendo così un certo spazio orizzontale! Costituita da due strati di tessuto sovrapposti e cassonati che si gonfiano irrigidendosi per la pressione dell'aria, genera portanza grazie al volo di avanzamento; inoltre è guidabile con una precisione stupefacente con due comandi che aprono e chiudono i cassoni che, cambiando il profilo e quindi l'assetto, fanno da timone. In questo modo sfruttando le correnti d'aria ascensionali il paracadutista è capace di risalire anche oltre la quota di lancio! Fu il principio del deltaplano e successivamente del parapendio.






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Matteo Vescovi


Testo tratto da un altro sito. Il nome dell'autore non mi è noto.
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