Della via europea allInternet a basso
costo è stato scritto solo un gran bene. Sullonda del successo dellinglese
Freeserve, molti altri operatori, un po telefonici e un po internettiani,
vanno riproponendo lo stesso modello in tutta Europa: abbonamento gratuito e accesso
illimitato alla rete. Tiscali in Italia, LibertySurf in Francia, Econophone in Svizzera,
per citarne solo alcuni, si accontentano di fare pagare agli utenti gli scatti telefonici,
e questo si traduce per gli abbonati in un risparmio attorno alle 200-300 mila lire (tale
è il costo medio oggi in Italia di un abbonamento annuale per laccesso Internet 24
ore su 24 presso un provider tradizionale).
Sembra il successo del ciclo virtuoso dellInternet dove miracolosamente tutto sembra
costare pochissimo o addirittura viene regalato: gratis la casella di posta, lo spazio
web, il servizio di fax, e ora persino laccesso telefonico.
Naturalmente cè da alzare il cappello di fronte alla genialità di marketing degli
inventori di questa formula. La quale è resa possibile dalla crescente liberalizzazione
delle concorrenza telefonica in Europa, ma anche dai costi eccessivamente alti del
passato. Le cose vanno dunque in questa maniera: unazienda chiede e ottiene la
concessione a operare come vettore telefonico alternativo. Naturalmente non ha una sua
rete fissa che arrivi fin dentro le case degli abbonati e dunque si rivolge
alloperatore telefonico ex monopolista (Telecom Italia, British Telecom, France
Telecom...) e negozia con lei il diritto di passaggio: nel caso dellitaliana
Tiscali, per esempio, ottiene che delle 127 lire più Iva di ogni scatto (che è il costo
che labbonato Telecom paga comunque) una certa frazione (in media 21 lire) le venga
riconosciuta o perché porta traffico a Telecom con i suoi abbonati o perché gli abbonati
di Telecom vogliono raggiungere quelli di Telecom. Telecom ci guadagna un po di
meno, ma viene ricompensata da un traffico aggiuntivo che diversamente non avrebbe
raccolto. Tiscali incassa le 21 lire, paga le sue spese e verosimilmente glie ne restano
circa 7 di guadagno. Labbonato non ha da pagare nessun abbonamento
allInternet.
Tutto bene, allora? Sì, se non fosse per un aspetto: che questa interessante innovazione
nei pacchetti di abbonamento rappresenta probabilmente la definitiva pietra tombale a ogni
speranza di avere anche in Italia e in Europa delle tariffe telefoniche
piatte. In gran parte dellAmerica, invece, esiste solo il canone mensile per
le telefonate urbane (quelle a lunga distanza si pagano a parte, con unaltra
società). E una scelta storica che ha prodotto due grandi vantaggi: per gli
operatori telefonici la contabilità risulta molto più semplice, perché non hanno da
conteggiare il tempo di connessione, ma soltanto il pagamento del canone mensile. Per gli
utenti significa non dover tenere docchio il cronometro, perché pagano la stessa
cifra indipendentemente dal consumo. Nel caso dellInternet, questo modello ne
incentiva un uso più intenso e anche questo banale motivo economico spiega probabilmente
la sua grande diffusione della rete in quel paese. Quando America Online è passata dalla
tariffa a tempo a quella piatta, il tempo medio di connessione giornaliera dei suoi
abbonati è schizzato da 14 a 55 minuti. A sua volta un uso intenso della rete fa crescere
tutte le attività economiche a essa collegate e rende per esempio il commercio
elettronico una cosa seria e ben più che una semplice speranza.
Lobiezione italiana ed europea a questo modello è vivacissima, allinsegna del
«non ne parliamo nemmeno». Gli operatori telefonici, i professori universitari e gli
economisti sostengono che se la distanza nelle connessioni telefoniche è oramai del tutto
ininfluente dal punto di vista dei costi, è invece ragionevole e giusto tassare il tempo
di utilizzo, perché altrimenti si avrebbe un sovraccarico eccessivo delle reti
telefoniche e i gestori telefonici dovrebbero sopportare spropositati costi di adeguamento
delle loro reti. Non risulta tuttavia che negli Stati Uniti nessuna società telefonica
sia fallita per questo motivo e anzi tutte le compagnie telefoniche regionali hanno un
flusso di cassa molto ricco, che stanno utilizzando in acquisizioni e fusioni.
Il motivo vero è che né gli ex monopolisti, né gli operatori alternativi hanno alcuna
intenzione di rinunciare a quel sovrappiù di guadagni. Quanto ai provider Internet
italiani, sembrano preferire la gallina oggi (poco traffico, ma spese ridotte) alla
prospettiva di una vera esplosione dellInternet che li costringerebbe a investimenti
pesanti. Sarà il caso di ricordare che la Tariffa Urbana a Tempo (Tut) è
uninvenzione abbastanza recente e che in precedenza gli abbonati italiani pagavano
un solo scatto per ogni telefonata urbana. Il monopolista ne ottenne lintroduzione
grazie ai suoi ottimi rapporti con il potere politico, allassenza di alternative e
alla penosa motivazione che altrimenti le reti urbane sarebbero collassate:
paradossalmente Stet e Sip vennero premiate con un introito supplementare per non avere
fatto abbastanza investimenti.
Il ritardo europeo e italiano nelleconomia Internet nasce soprattutto da qui e le
soluzioni tipo Tiscali e Freeserve, anche se sembrano interessanti per gli abbonati che
risparmiano qualcosa (diciamo mille lire al giorno) sono figlie di questa situazione
ancora pesantemente monopolistica. Proprio quelle 21 lire di differenza che permettono a
Tiscali di regalare labbonamento sono la dimostrazione di quanto le tariffe
telefoniche siano gonfie, ben al di là del giusto profitto, e di come le reti telefoniche
non siano affatto intasate.
Uno degli esiti possibili è che alla fine della partita, gli unici a poter offrire
davvero tanta Internet gratuita saranno gli ex monopolisti, finanziando dei servizi in
perdita pur di conquistare abbonati.
E una preoccupazione sentita anche dallautorità di regolazione inglese,
lOftel, che ha cominciato a occuparsi del problema, avviando nel febbraio scorso una
sua indagine conoscitiva sul fenomeno dei cosidetti provider Internet virtuali (Visp)
spinti da British Telecom; questi offrono sconti vistosi senza un adeguato investimento in
infrastrutture tecnologiche.
Renato Soru, limprenditore sardo che ha inventato Tiscali dal nulla, sembra
consapevole del problema: «Certo non è probabile che gli oneri per le chiamate locali
scompaiano allimprovviso, ma cerchiamo di non essere ingenui», ha dichiarato al New
York Times: «Come il mercato diventa più concorrenziale, i costi tenderanno a scendere e
questo business, basato sulle tariffe di interconnessione non durerà allinfinito».
Resta da sperare che nel lungo periodo abbia ragione lui e che le tariffe scendano, anche
se per ora lAutorità italiana per le comunicazioni sta varando esattamente il
provvedimento opposto e cioè un aumento del costo delle urbane. Internet può attendere e
restare comunque un lusso.