COSTI TELEFONICI:
NON AVETE PANE? MANGIATE BRIOCHES!
Spero sara' consentito replicare, da semplici utenti con normali stipendi,
alle argomentazioni di Gianfranco Livraghi e Manlio Cammarata sul problema dei costi
telefonici (Interlex N. 91 - 21 luglio 1999).
Com'e' noto, questi due autorevoli personaggi avallano la tesi secondo la quale la TUT non
sarebbe uno dei principali ostacoli alla diffusione di Internet.
Noi non sappiamo dove vivano i due autorevoli personaggi, se nel Principato di Monaco, nel
Lichtenstein o nelle Isole Cayman. Se vivono in Italia, abbiamo fondate ragioni di pensare
che il loro stipendio sia notevolmente superiore alla media. Di converso noi sappiamo, per
certo, che per qualsiasi famiglia media italiana il telefono rappresenta un costo non
indifferente nell'economia domestica.
Ma veniamo ad una delle argomentazioni "forti" di Livraghi:
"Se parliamo con una persona che non ha mai usato la rete, o lo ha
fatto solo occasionalmente, ci sentiamo ritualmente ripetere che "costa troppo".
Se ragioniamo con un po' di calma e spieghiamo i fatti, ci sentiamo rispondere:
"Davvero? Ma allora costa poco". Ne consegue che poi quella persona decide di
collegarsi? Spesso no; ma per motivi che nulla hanno a che fare con il costo della
connessione".
Se
abbiamo capito bene l'esempio di Livraghi, l'opinione che la TUT non sia cara deriva in
realta' da persone che dichiarano di non usare affatto la rete perche' sono convinte che
e' cara :((
Ci pare un'argomentazione a dir poco stravagante, la cui logica ci sfugge
completamente... Ma questo e' sicuramente un nostro limite. Stupisce comunque che si
preferisca sentire l'opinione di gente che non usa la rete -e che quindi NON ne conosce
neppure i costi effettivi- piuttosto che i pareri delle persone che la utilizzano
frequentemente.
E' un po' come chiedere a chi non ha mai giocato a golf se e' caro giocare a golf
(tra l'altro, di solito i giocatori di golf rispondono invariabilmente di no, mentre
quelli che si sono lasciati convincere, non avendone i mezzi, diventano ben presto
ex-giocatori di golf ).
Ma c'e' di peggio. Si insiste ancora col confronto perverso Internet-telefonino, che e'
come paragonare un ferro da stiro ad una bistecchiera.
Scrive ancora il Nostro:
"Come ho gia' detto varie volte, che lo scarso uso della rete non sia
determinato dalla "tariffa urbana" e' dimostrato clamorosamente da un fatto: la
telefonia mobile, con costi enormemente piu' alti, e' molto piu' diffusa in Italia
dell'Internet."
Anche
un illustre personaggio come Livraghi purtroppo si fa irretire dal paragone improprio
Internet-telefonino, che non tiene conto che il telefonino costa si' piu' del telefono
fisso, ma comunque molto meno di Internet e, soprattutto, che il suo utilizzo e'
assolutamente differente.
Prima domanda banale: quanto costa un telefonino? E quanto costa un personal
computer? E soprattutto: per quanti minuti si utilizza il telefonino, mediamente, ogni
giorno? 10 minuti, 20, mezz'ora? Esageriamo: un'ora? C'e' qualcuno che riesce davvero a
sfruttare tutte le possibilita' della rete in 10 minuti, 20, mezz'ora o anche un'ora?
Siamo seri.
A beneficio dei disattenti, rifacciamo allora i famosi "due conti della serva":
supponiamo tre ore giornaliere (uno sforzo, via), una durante il giorno e due alla sera.
Fanno grosso modo 4000 lire al di', 80 mila al mese (20 giorni), 960.000 all'anno.
Vogliamo considerare l'amato -e obbligatorio- canone Telecom? Consideriamolo: sono altre
240.000 lire.
Vogliamo navigare decorosamente? Aggiungiamo l'abbonamento al provider, altre 250.000
cocuzze. Siamo gia' a 1 milione e mezzo. Ah dimenticavamo, ci vuole anche uno straccio di
computer: per sfruttare decentemente la rete con le applicazioni multimediali bisogna
scucire almeno altri 2 milioni. D'accordo, il pc multimediale non e' strettamente
necessario, ma sarebbe come accendere il televisore per guardare le immagini senza il
sonoro o viceversa.
E siamo a 3 milioni e mezzo. A tirare alla lira. Questo per iniziare. Abbiamo
considerato tre orette al di': sappiamo tutti pero' che 3 ore *volano* se si comincia a
fare ricerche, se si ascolta un po' di musica, se si "chatta" un pochetto,
sempre comunque con l'odioso cronometro alla mano.
E a 2500 lire l'ora di giorno e 1400 la sera, si fa presto a ricevere a fine mese una
bolletta da levar la pelle. Si dira' che c'e' la "formula urbana", 50% di
sconto. Lo vogliamo dire forte e chiaro, una volta per tutte, che e' una vergognosa presa
in giro? Perche' nessuno dice che c'e' un canone aggiuntivo da pagare di 6000 lire a
bolletta (piu' 10 mila di attivazione), che si rimangia qualsiasi convenienza?
Secondo tutte le statistiche, l'Italia e' paurosamente indietro riguardo a informatica e
telematica rispetto agli altri paesi. Gli ultimi dati Istat dicono che tra poveri e
"quasi poveri" arriviamo nel nostro paese a quasi il 20% della popolazione.
Un impiegato medio non arriva neppure a due milioni al mese. E non parliamo del
pensionato che vive con un milione al mese o peggio ancora con "la minima", che
ne ha gia' pieni i coglioni ad andare ai giardinetti a guardare i pesci rossi nel
laghetto. Lo studente? Via, spesso frequenta l'universita' fino a 30 anni, non ha mai una
lira e vive sulle spalle di mamma' (da disoccupato) fino a 35. E ci meravigliamo che
l'Italia sia il paese piu' arretrato riguardo a Internet?
Cammarata, direttore di Interlex, da' senz'altro manforte a Livraghi:
"Ghezzer fa due conti, ipotizzando collegamenti quotidiani di due ore,
tutti i giorni, e ottiene una somma non indifferente. Ma il punto di partenza non e'
condivisibile, perche' settecento ore l'anno sono un tempo esagerato: le statistiche
mostrano che in questa fase dello sviluppo della rete sono pochissimi gli abbonati che
superano la mezz'ora quotidiana. Certo, se non ci fosse la TUT i collegamenti sarebbero
piu' lunghi: quanto piu' lunghi?"
Appunto,
quanto? Nessuno lo sa. E' certo solo che se la TUT costasse meno la gente si collegherebbe
di piu'. Cammarata dice poi che 700 ore l'anno "sono un tempo esagerato". Ma
esagerato rispetto a che? Di certo non rispetto alla televisione, se e' vero che
mediamente la si guarda per 3 ore e mezza a testa, ovvero quasi 1300 ore l'anno, cioe'
quasi il doppio.
E comunque non si capisce perche' lo stesso tempo trascorso passivamente davanti
alla Scatola non potrebbe essere [meglio] utilizzato per ascoltare le web-radio, navigare
nei siti, chattare con gli amici ecc. E vogliamo, signori, considerare anche per un solo
momento la possibilita' dell'e-commerce o del famoso telelavoro di cui tanto si straparla?
Torniamo a Livraghi, che insiste:
"Con due minuti di connessione urbana (150 lire) si possono mandare e
ricevere cento o piu' messaggi e-mail. Una lettera spedita per posta costa 800 lire (piu'
carta, busta e il tempo di andarla a imbucare) - e molto di piu' se non e' una semplice
lettera ma un documento che supera il peso di 20 grammi. Un fax, se fuori dalla zona
telefonica, costa molto di piu'."
Ma chi e' che scrive 100 o piu' messaggi e-mail? E soprattutto: chi e' il
criminale che li spedisce tutti e cento? :D
Che Internet offra molti vantaggi e' fuor di dubbio, ma non si puo' pretendere di imporre
l'uso della rete solo ai grafomani della posta elettronica. La rete e' anche web, chat, e
molte altre cose!
Sempre Livraghi:
"Una persona che in un anno facesse venti o trenta interurbane (o fax)
in meno, ed evitasse di spedire qualche decina di lettere o cartoline, avrebbe risparmiato
piu' di quanto costa usare la rete. E' sorprendente constatare quante persone, nonostante
il gran parlare che si fa dell'Internet, non si rendono conto di questo fatto.
Credo che molte persone potrebbero risparmiare parecchio nell'uso della rete se sapessero
quante cose si possono fare "offline" invece di restare collegati per molto
tempo".
Questa poi
Ecco davvero una bella invenzione: la "rete"
off-line
:(((
Sarebbe come dire a un tale di Milano che deve recarsi a Roma: fermati a Firenze! Anzi,
non partire proprio. Sapessi quante belle cose puoi fare a Milano
Livraghi sembra piu' ragionevole quando dice:
"Poiche' in altre occasioni sono stato mal capito, vorrei chiarire che
non propongo di penalizzare chi fa collegamenti lunghi. Ognuno deve essere libero di fare
come vuole - e ci sono usi della rete che rendono necessarie connessioni non brevi:
variabili da operazioni impegnative come il trasferimento di software ad attivita'
generalmente private e spesso "ludiche" (ma non per questo meno utili e
legittime) come le chat. I costi non sono esorbitanti... un'ora di collegamento in ore
serali costa 1500 lire: cioe' meno che farsi spedire un CD o andare al bar con gli amici -
e meno di un biglietto del tram."
Qui
onestamente ci sono cadute le braccia: si piglia come esempio sempre e solo il costo
serale! Volete una rete di nottambuli? Ditelo! Perche' non si citano mai le 2500 lire
l'ora durante il giorno? Questa benedetta Internet vogliamo sia utilizzata di piu' o no?
Vogliamo relegarla a gente che vive solo di notte, come i pipistrelli?
E' come dire: non andare al cinema il sabato sera, vacci di lunedi' mattina che
costa meno. E grazie tante! Il lunedi' mattina i cinema saranno ovviamente deserti.
Preghiamo poi calorosamente Livraghi di segnalarci il bar che frequenta abitualmente con
gli amici a 1500 lire
(l'ora???)
Si tira fuori infine -ancora!- il paragone col caffe' o col biglietto del tram. Provate a
dire allora ad un qualsiasi automobilista che la benzina non e' cara: 2000 lire al litro,
cosa vuoi che sia... Poco piu' di un caffe' e di un biglietto del tram, e puoi andare a
zonzo per una decina di km...
Anzi, meglio: lasciala in garage e vai a fare due passi, che ci guadagni in salute. Questo
e' purtroppo e' il tenore dei paragoni che ci tocca sentire
:(
Il peraltro ottimo Livraghi nel finale del suo ponderoso articolo si dilunga ad esaminare
le soluzioni che potrebbero favorire lo sviluppo della rete, e fa egli stesso delle
proposte o degli auspici
In linea di massima possiamo condividere tutto o quasi tutto, pero' bisogna anche dire che
il difetto, come si dice, sta nel manico. Perche' quando si parla di telefonia in Italia
si gira sempre intorno al problema fondamentale: il monopolio di Telecom Italia.
Si e' svenduto un patrimonio pubblico, cioe' la telefonia nazionale creata coi soldini dei
contribuenti, ai privati, e ora si levano ipocritamente le grida di dolore per
"l'arretratezza culturale" degli italiani. E si pretenderebbe magari che il
monopolista, ora privatizzato, rinunciasse di sua iniziativa alle rendite di posizione
[dominante], sancite con tanto di leggi compiacenti. E' qui il problema di fondo e non la
TUT, la TAT e le altre astruserie per spillar quattrini all'utente bue monopolizzato. Si
liberalizzi questo benedetto mercato una buona volte per tutte! Poi gli utenti potranno
finalmente *scegliere*!
Negli Stati Uniti, che almeno da questo punto di vista sono un paese un po' piu' serio e
democratico del nostro, non si e' esitato a smantellare il colosso telefonico At&T per
favorire la concorrenza. Qui da noi invece si e' fatto l'opposto, blindando il monopolio
del principale gestore telefonico nazionale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Il Ministro Cardinale, la commissaria dell'Authority Manacorda e tanti altri che
sostengono che la TUT non e' un problema ci ricordano un po' la regina di Francia Maria
Antonietta, che di fronte alle invocazioni del popolo affamato rispose: "Non avete
pane? Mangiate brioches!".
Cordialita'.
Alessandro Ghezzer
ghezzer@iquebec.com
PS: Maria Antonietta mori' ghigliottinata.
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