Aria

 

Aria d'Italia

1  Francavilla al mare (Ch). Zona collinare. Esterno giorno.

Pomeriggio estivo, quieto e tranquillo, assordato solo dal frinire delle cicale e dal cinguettio dei passeri. Un uomo su i quarant’anni, vestito d’un leggero completo di lino avano, avanza accaldato su una stradina in salita facendosi aria con un panama. È un turista, lo si nota dall’attenzione con cui osserva intorno e dalla macchina fotografica che porta a tracolla. Davanti a lui, un signore anziano cammina a fatica, appoggiandosi ad un bastone.

TURISTA(con accento straniero)   Scusi, per il convento Michetti, la strada è giusta?

VECCHIO   Sì, certo. Non è molto lontano. Se non ha fretta possiamo proseguire insieme; io vado nella stessa direzione.

TURISTA   Ah bene! Andiamo insieme allora.

Vediamo i due frontalmente mentre avanzano

TURISTA   A quest’ora è possibile visitare l’interno del convento?

VECCHIO(sorridendo bonarariamente)   No, non è possibile. Tutti i turisti lo credono un museo, ma l’ex convento è ancora abitato dai discendenti del pittore Michetti e se non si avvisa prima mettendosi d’accordo con i proprietari non è possibile entrare. Deve accontentarsi di osservarlo solo dall’esterno.

TURISTA   Bah....pazienza....

I due proseguono, l’anziano signore fa da cicerone

VECCHIO   Vede...un tempo il convento apparteneva ai Frati Francescani che lo fondarono intorno al 1471, poi passò al comune di Francavilla e, successivamente, nel 1883 venne acquistato da Francesco Paolo Michetti.

L’inquadratura si allarga in campo lungo. Davanti ai due uomini solo un piccolo tratto di strada prima della piazza dove si affaccia il convento con la sua strana cupoletta orientaleggiante.

VECCHIO(fuori campo)   Qui il Michetti dipinse le sue opere principali, vi ospitò i  maggiori artisti abruzzesi ed italiani del suo tempo. Lo stesso Gabriele D’Annunzio scrisse proprio qui i suoi romanzi più famosi: Il Piacere, Il trionfo della Morte, L’Innocente.

TURISTA   Davvero?!

I due sono fermi nei pressi della statua bronzea di Francesco Paolo Michetti, il turista osserva la facciata del convento con un’attenzione e un’intensità meravigliata. La voce del vecchio prosegue sempre meno intensa e sempre più lontana

VECCHIO(fuori campo)   Oltre al D’Annunzio, arrivarono, fra gli abruzzesi, il musicista Francesco Paolo Tosti, lo scultore Costantino Barbella, il pittore Paolo De Cecco. Anche il re d’Italia, Vittorio Emanuele III, venne a far visita al Michetti nel 1906....

Gocce di sudore imperlano la fronte del turista che si aggira fra le colonne del porticato, poi nello spiazzo, e a bocca aperta con voce strozzata dall’emozione

TURISTA   Ma io.. io qui ci sono già stato ! Sì, ci sono già stato ! Ma quando?
 

2  Sulla strada. Esterno giorno.

Il nostro visitatore osservando il convento ed indietreggiando di spalle sulla strada, non si accorge di un’automobile che sopraggiunge. Il suono d’un clacson e una frenata brusca scuotono l’aria, il turista sobbalza  risvegliato dal suo rapimento. L’uomo al volante grida incollerito

L’UOMO AL VOLANTE   Ma che cazzo fa? Si vuole fare ammazzare?

Il turista si osserva intorno, è sulla strada. Non c’è nessuno, il suo cicerone è scomparso. Il frinire delle cicale è cessato. Una cantilena, sì, una nenia dolce e lontana, una voce femminile la, la... la.. la.., poche note ripetute, melodiose e lievi. Da dove vengono?
Al di là della strada c’è una villa antica e maestosa con alte mura di cinta, con un cancello in ferro battuto.
Il turista attraversa la via, si ferma davanti al cancello, esclama accigliato

TURISTA   Diavolo! Non può essere, io qui ci sono già stato !

Un uomo si avvicina alle sue spalle

UOMO(fuori campo)   Desidera qualcosa?

TURISTA   No, stavo solo osservando..

UOMO   Si sente bene?

TURISTA   Sì, certo..

Ma egli barcolla spaventosamente, è  pallido e sudato, apre e chiude gli occhi, cerca di deglutire, tutto gli vortica intorno, si appoggia al cancello per non cadere. L’uomo lo trattiene, apre e spinge il cancello
 
UOMO   Su, venga dentro; com’è freddo! Venga dentro a sedersi.

Lo sconosciuto lo guida sulla stradina d’ingresso. I due si ritrovano sotto un porticato ampio ed ombroso, abbracciato da una vegetazione d’edera e pini. Il nostro visitatore guarda intorno, riconosce una panca nel giardino, una vasca e, sul lato della porta ad arco, un affresco d’Afrodite che sorge dal mare

TURISTA(barbugliando fra sé)   È incredibile... è restato tutto uguale...

UOMO   Come sta ora? Le è passato il capogiro?

TURISTA   Sì, sì, ma ho ancora freddo...

UOMO   È diabetico?

TURISTA   No. Dev’essere stato uno sbalzo improvviso della pressione. È la prima volta che mi accade..

UOMO   Su, venga dentro, le do qualcosa da bere.

Entrano.
 

3  Villa. Interno giorno.

Dentro è fresco, i muri appaiono umidi, tracce di muffa qua e là nell’atrio. Il posto, però, è unico, ha un’atmosfera di magica serenità, dimensioni e vastità ove ci si muove con pieno agio.
I due si avvicinano ad uno scalone a mattoni con un corrimano in ferro e una guida lisa sugli scalini. Su in alto un volto sorridente d’una ragazza ormai donna, una bellezza che non ci si aspetterebbe mai di trovare in un luogo tanto apparentemente mesto e sobrio. Il viso del turista si rasserena improvvisamente.

UOMO(a voce alta)   Adriana, conduci il signore in cucina, ha bisogno d’una bevanda zuccherata.

Il turista sale le scale. Su in alto Adriana lo attende sorridendo, a braccia tese

ADRIANA   Vieni...vieni..

Ormai le è vicino. Che delizia ! Che gioia sconosciuta e desiderata averla accanto! Adriana è felice, sembra che abbia qualcosa da dirgli, qualcosa da mostrargli ed è tanta la sua gioia che è impossibile non esserne contagiati

ADRIANA   Vieni.. vieni

Lo tira a sé correndo all’indietro, tenendogli le mani. E ride, ride, e i capelli le cadono sul volto e nella bocca carnosa e umida.

ADRIANA   Vieni, vieni..

TURISTA   Ma che sciocchina che sei !

Le va incontro e non resiste, la stringe abbracciandola forte, alla fine della corsa, alla fine delle stanze, sul muro freddo e grigio ove la parete s’alza a non finire. Ed è un batticuore unico, mai provato, regalatogli così, senza aver chiesto nulla.
 

4  Cucina. Interno giorno.

Vediamo il nostro visitatore che sorseggia un bicchiere di latte leccandosi le labbra ed inebriandosene di odore; è un latte dolcissimo, dall’aroma intenso, assai diverso da quello che si beve oggigiorno.

TURISTA   Mai assaggiato un latte così...

ADRIANA   Davvero?

TURISTA   Sì..

Per la prima volta egli osserva realmente Adriana e si meraviglia di quanto sia strana. Ella indossa un vestito ottocentesco color rosa, un completo a maniche corte rigonfie a plissé in alto, con un colletto a camicia abbellito in basso da una bianca coccarda merlettata e da piccoli bottoni dorati, con la gonna stretta in vita da una fascia di morbida mussola fucsia. Il turista torna agli occhi di Adriana, vivaci e gai e al volto bello e bianco, attorniato da una capigliatura castano chiara che cade giù da una scriminatura centrale con riccioli via via più lunghi e folti.
Dietro di lei, in un enorme camino, un pentolone nero fuma e gorgoglia sospeso al centro. Adriana si volta e dal lato dello stipite del focolare dove sono allineate ventole, palette e una serie di piccole scope di saggina, prende una molla e ravviva il fuoco sbraciando ed aggiungendo fascine. Intanto il turista leva il capo alla parete, vede candelieri d’ottone, tegami e casseruole di rame sospese a rampini di metallo nero e tanti gingilli, strani ed obsoleti. Si volta ed osserva intorno. Al centro del locale c’è un massiccio tavolo rettangolare di legno color noce, giù in fondo alla parete, una credenza scura con fregi ad intarsio e cimasa ad ampie volute, accanto, più chiara, una madia con un piano ribaltato stipata di grosse pagnotte. Il visitatore avanza verso il tavolo, lascia il bicchiere con il latte. C’è una grande conca di rame ricolma d’acqua con un ramaiolo immerso, porta le mani ai manici, guarda dentro. Vede riflesso un volto che non è il suo.

TURISTA   Ma non sono io..

Dissolvenza su:
 

5  Al cancello. Esterno giorno.

Le mani del turista, le stesse che serravano i manici della conca, ora sono chiuse a pugno sulle fredde barre di ferro del cancello. Egli leva il capo chinato, il suo volto è pallido, i suoi capelli scapigliati. Il panama è ai suoi piedi, sull’asfalto.
In quel momento si rende conto di non essere mai entrato.

Alle sue spalle la strada si anima dei suoni che erano mancati fino ad allora; rombi di autovetture, il frinire delle cicale, il cinguettio dei passeri, il rincorrersi chiassoso di fanciulli davanti al convento.
 

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