Al Museo del Risorgimentole "Giornate Mameliane" |
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Il 10 dicembre 2002, al Museo del Risorgimento, avrà luogo la manifestazione dal titolo "Giornate Mameliane", giunta ormai alla quinta edizione. Per l'occasione si terranno incontri culturali, dibattiti, concerti, spettacoli teatrali. Di particolare rilievo segnaliamo il concerto di chitarre appartenute a Giuseppe Mazzini e Fabrizio de Andrè. |
LA BENEDIZIONE DELLE BANDIERE
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Goffredo Mameli (Domenico Induno)
Michele Novaro
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l'Inno di Mameli è ormai radicato nella nostra sensibilità; non sono tanto i concetti che, come del resto in inni di altre nazioni, sembrano oggi di difficile comprensione, quanto il complesso della poesia ed il suo insuperabile connubio con la musica tramandataci di generazione in generazione a far si che esso faccia ormai parte del DNA di ognuno di noi. Cerchiamo comunque di comprendere quanto Mameli volle esprimere translitterando in prosa il ritornello e le singole strofe:
Fratelli d'ItaliaL'Italia s'è desta,dell'elmo di Scipios'è cinta la testa,dov'è la vittoria?le porga la chiomache schiava di RomaIddio
la creò.
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Fratelli d'Italia... Mameli si
rivolge a tutti gli italiani, (fratelli), senza distinzione tra re, nobili e plebei; siamo
nel 1847, l'Italia finalmente si è scossa da lungo letargo, ed è pronta a combattere lo
straniero (l'elmo di Scipione rappresenta l'Italia che vincerà come Scipione sconfisse
l'esercito di Annibale). La vittoria era una dea che doveva essere acchiappata per i capelli ( è un detto popolare usato ancora oggi); sarà la stessa dea a offrire la propria chioma all'Italia, perché è destino che sia così, perché Dio l'ha creata schiava di Roma ( la città eterna identifica spesso l'Italia); Roma ha sempre vinto con la forza delle armi, della religione, delle arti e della cultura. |
Stringiamci a coorte,siam pronti alla mortesiam pronti alla mortel'Italia chiamò. |
Stringiamci a coorte... Uniamoci e prepariamoci alla lotta stringendoci come le antiche coorti romane, senza temere la morte, rispondendo al richiamo della patria. |
Noi siamo da secolicalpesti, derisiperché non siam popolo,perché siam divisi:raccolgaci un'unicabandiera, una spemedi fonderci insiemegià l'ora suonò. |
Noi siamo da secoli... La causa
dei nostri mali è stata quella di non essere un solo popolo, ma essere sempre stati
divisi e in lotta tra di noi. Dobbiamo riunirci sotto una sola bandiera, avere tutti un solo obiettivo. Ormai è giunto il momento di fonderci ( verbo che indica un concetto di unità ben diverso da altre forme di governo come un federalismo guidato dal Re o dal Papa, secondo il pensiero di Gioberti). |
Stringiamci ecc... |
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Dall'Alpi a Siciliadovunque è Legnano,ogn'uom del Ferruccioha il cuore e la mano,i bimbi d'Italiasi chiaman Balilla,il suon d'ogni squillai vespri suonò.
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Dall'Alpi a Sicilia... Seguono gli esempi della storia d'Italia di epoche diverse, in cui gli italiani dimostrarono di saper combattere per la propria libertà: ogni campo di battaglia dalle Alpi alla Sicilia è Legnano dove nel 1176 i Comuni lombardi uniti nel giuramento di Pontida vinsero Federico Barbarossa. Ogni italiano è coraggioso e valoroso come Francesco Ferruccio che, con un piccolo esercito, nel 1530 cercò di fermare gli eserciti coalizzati del Papa e dell'Imperatore che assediavano Firenze. Ferruccio, ferito, fu catturato e poi ucciso da Maramaldo ( "Vile! Tu uccidi un uomo morto!"). Segue il riferimento a Balilla, il ragazzo genovese che, scagliando un sasso, dette il via alla rivolta popolare del 1746 che portò alla cacciata degli austriaci. Infine si accenna al Vespri Siciliani: il 30 marzo del 1282 a Palermo, mentre le campane delle chiese suonavano i Vespri, i Siciliani insorsero contro i francesi che occupavano l'isola. Anche oggi ogni rintocco di campana deve dare il segnale di riscossa laddove vi sono tiranni stranieri, |
Uniamoci uniamoci,l'unione, l'amorerivelano ai popolile vie del signore;giuriamo far liberoil suolo natìo,uniti per Diochi vincer ci può? |
Uniamoci uniamoci ... E' il
concetto unitario di Mazzini pervaso da una profondo senso religioso. Per comprendere
questa strofa, apparentemente di facile lettura, occorre rifarsi alla religiosità di
Mazzini. Il disegno divino si identifica nella libertà di ciascun popolo. Attraverso l'unione e l'amore reciproco, tutti i popoli hanno la possibilità di raggiungerlo. Conclude con un solenne giuramento che è anche una certezza; uniti per Dio (a favore del disegno divino) nessuna forza può fermarci. |
Son giunchi che pieganole spade vendutegià l'aquila d'Austriale penne ha perdute,il sangue d'Italiabevè, col cosaccoil sangue polaccoma il cor le bruciò. |
Son giunchi che piegano... E' una
metafora: le spade vendute, che simboleggiano gli eserciti mercenari assoldati per tenere
sottomessa l'Italia, sono deboli come giunchi. Allegoricamente è detto che l'Austria (l'aquila è nello stemma austriaco) si è indebolita: ha bevuto il sangue d'Italia come la Russia (cosacco) si è nutrita del sangue della Polonia ma ne sono rimaste ambedue scottate. |