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Il Tricolore nel
Museo del Risorgimento:
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Per ogni unità è segnalato l’anno
di manifattura o di riferimento tematico:
1833 199-Bandiera della Giovine Italia
Appartenne al mazziniano Antonio
Dodero. Coinvolto nei moti del 1833, fu esule a Marsiglia, Galatz e
Costantinopoli. Fu per sua volontà donata al Comune di Genova dal nipote,
Napoleone Dodero, con la clausola che, collocata a Casa Mazzini, ne
uscisse solo in circostanze eccezionali. L’occasione per adempiere a
questa volontà si è avuta nel 1981, quando, a 150 anni dalla fondazione
della Giovine Italia, è stato esposto a Savona, alla fortezza del Priamar,
alla presenza delle più alte autorità dello Stato.
1847-413: Bandiera tricolore sventolato nella
manifestazione patriottica del 10 dicembre.
Appartenne al patriota marchigiano Luigi Paris. Coetaneo di Mameli (era nato nel 1827) fu con lui il primo a sventolare
un tricolore in piazza, malgrado il divieto della polizia. Paris
partecipò poi alla rivolta di Genova del 1849 e alla difesa della
Repubblica Romana. Fu allora che volle iscrivere il motto “Dio e popolo”
nella banda bianca del suo tricolore. condannato a morte, fuggì negli
Stati Uniti, portando con se il prezioso cimelio. Lo
consegnò alla città di
Genova nel 1891.
1847 -364: Michele Novaro, olio su tela di Giuseppe
Isola.
L’autore della musica dell’inno
nazionale è ritratto sullo sfondo del tricolore e dello spartito della
sua composizione.
1848 -230: Il “Bifronte”,
Litografia.
Alla notizia delle riforme del 1847, Garibaldi, esule in Sud
America, decise di rientrare in patria per sostenere la rivoluzione, Il 15
aprile 1848 lasciò Montevideo con 62 compagni imbarcandosi sul brigantino
“Bifronte”, noleggiato con i danari di una sottoscrizione locale. A
bordo volle mutarne il nome in “Speranza” e inalberare la bandiera
tricolore.
1848 503 Ventaglio patriottico
Il ventaglio doveva essere rivolto all’esterno
secondo le circostanze: il recto ha scene di gusto neoclassico; nel verso
in tre finestrelle sono inserite scene patriottiche e iscrizioni
patriottiche con Carlo
Alberto, militi della Guardia Nazionale e figure femminili allegoriche. Il
motto “Italia libera, Dio lo vuole” riprende la tesi
giobertiana dell’unità italiana fondata su una Confederazione con a
capo il papato.
1848
-355 : “Vis unita fortior”. Fazzoletto patriottico.
Tra fasci di bandiere ed armi, entro
una cornice tricolore, compaiono le figure di alcuni regnanti d’Europa
all’epoca delle rivoluzioni del 1848.
1848
-378 : “Prise de la Porte Tosa”. Fazzoletto patriottico.
La scena della presa di Porta Tosa durante le cinque
giornate di Milano ha una
cornice tricolore con armature, stendardi, bandiere e addobbi floreali. il
fazzoletto è in seta di manifattura francese (Lione).
1848 -382: Fascia.
Distingueva i membri del Comitato di
Pubblica sicurezza durante l’insurrezione di Milano del marzo del 1848.
609-610: Fasce a tracolla.
Fanno parte dell’uniforme da
Sottotenente della Guardia Nazionale.
605: Kepy
Fa parte dell’uniforme della Guardia
Nazionale. Ha al centro una coccarda tricolore con la croce metallica dei
Savoia. Appartenne a Giacomo Balbi Piovera.
1848 -405: Cristina di Belgioioso,
olio su tela d’autore ignoto.
L’intrepida patriota milanese è
ritratta nella veste (abito nero, coccarda e fusciacca tricolore, cappello alla
moschettiere) indossata quando giunse da Napoli a Milano con 200
volontari reclutati a sue spese per sostenere gli insorti delle 5
giornate.
1848 -408: Il Castelletto di Genova. Olio su tela di
Domenico Cambiaso.
Il tricolore sventola su un torrione
della fortezza, abbattuta dai genovesi nell’agosto del 1848. Il forte,
in posizione strategica per prevenire ogni sommossa, era stato costruito
nel 1815 dal governo di Carlo Felice e da allora costantemente presieduto
da una guarnigione dell’esercito piemontese.
1849 -313 bis: Panciotto da triumviro della
Repubblica Romana appartenuto a Giuseppe Mazzini.
1849 -427: Carlo Pisacane, litografia da un disegno
di Lorusso.
Il patriota napoletano è raffigurato
all’epoca della Repubblica Romana. tiene con la destra la sciabola e con
la sinistra un tricolore.
1849 -441: Difesa della Repubblica Romana,
litografie.
1849 -452: Apoteosi di Goffredo Mameli, olio su tela
di Cogorno.
Allegoria: Mameli è accolto nell’empireo
dei poeti e proclamato da Dante Poeta della nuova Italia.
1850
-456: Coccarda.
E’ il distintivo portato dagli
emigrati italiani di New York, all’arrivo di Garibaldi il 30 luglio
1850.
1850-586: Bracciale.
Ha al centro l’immagine di
Garibaldi; fu portata, assieme alla coccarda, dagli emigrati italiani all’arrivo
del nizzardo a New York il 30 luglio 1850.
1850 c.-735 “Comte de Cavour”,
fazzoletto in seta di manifattura francese (Parigi, Bécriaux).1854-731:
Inaugurazione della ferrovia Torino-Genova, acquerello di C. Binelli
Il tricolore sventola su un palazzo di
via Carlo Alberto, tra gli addobbi e la maestosa coreografia preparata per
l’occasione.
1857-751 Restituzione del “Cagliari”.
Dipinto a olio di Dubreuil.
Il “Cagliari”era il piroscafo
della Compagnia Rubattino del quale si era servito Pisacane per il
tentativo rivoluzionario in Campania. Fu catturato da navi borboniche e
restituito al proprietario dopo una lunga trattativa.
1858-885 Auguri per le feste natalizie e pel buon
capodanno 1858, litografia, Doyen
L’allegoria dell’Italia sorregge
con la mano sinistra il tricolore e con la destra la spada. Le è vicino
Vittorio Emanuele II Visi m
1859-728 Piano di tavolo intarsiato.
Raffigura una scena della battaglia di San Martino
con al centro Napoleone III e Vittorio Emanuele II; il tricolore è retto
da un gruppo di bersaglieri.
1859-501 Vittorio Emanuele II e Napoleone III.
Ritratto in miniatura.
Sui capi dei due sovrani, la scritta
“Viva l’Italia”. La bandiera italiana è visibile alle spalle dell’imperatore
francese.
1859-881 Zuavo e bersagliere
I due militi dell’esercito alleato
sardo-francese innalzano le bandiere tricolori. Fa da cornice il tricolore
a quadrati concentrici.
1859-882 “Strappiamogli le penne.
Fazzoletto in seta.
Immagine satirica di uno zuavo
francese ed un bersagliere che issando le rispettive bandiere strappano le
penne all’aquila austriaca. ..la scena è entro una cornice tricolore.
1859-783 Giuseppe Garibaldi. fazzoletto in seta.
L’immagine del generale dell’esercito
Sardo è entro una cornice tricolore.
1860 Manifesto di Propaganda. Iscritto e disegnato a
inchiostro.
Diffuso in Toscana nel marzo del 1860,
è a favore dell’annessione al Regno di Sardegna. La cornice e la
scritte “Viva l’Italia una” è tricolore.
1860-819 Sbarco di Garibaldi a Marsala, litografia,
dis. U. Borzino
La bandiera sventola sui pennoni del
“Lombardo” e del “Piemonte”.
1860-824. Battaglia di Calatafimi, litografia di Di
Lorenzo
Sullo sfondo un gruppo di garibaldini si impadronisce
di un cannone borbonico e issa la bandiera italiana.
1860-832 Entrata di Vittorio Emanuele e Garibaldi a
Napoli, acquerello di Dovera
Tra la folla festante e le finestre sventolano
numerosi tricolori
1860-870 Bandiera garibaldina
Appartenne al capitano marittimo Francesco Devoto.
1862-893:
Il giuramento di Marsala. Litografia, dis. Barbieri.
Attorniato
dai suoi fedelissimi, Garibaldi giura
davanti al tricolore con la scritta “O Roma, o morte”.
1866-899-900-901 Battaglia di Lissa, dip. di Selerio
Il tricolore è sui pennoni della
fregata “Re d’Italia” e della cannoniera “Palestro”, affondate
dalla marina austriaca.
1866-904. Bandiera tricolore.
Fu offerta dalle donne di Bari all’8° Reggimento Volontari
1867-912: Mentana, dip. di Tranzi.
I volontari garibaldini in ritirata dopo la sconfitta
ad opera dei francesi. Uno di loro porta mestamente abbassato il
tricolore.
1870-925 Bandiera della I Brigata dell’Armata
dei Vosgi.
E’ l’emblema di una delle 4
brigate garibaldine che affiancarono i francesi nella guerra contro la
Prussia. La I Brigata aveva al comando Stefano Canzio, genero di
Garibaldi.
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