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LA COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI



Il 2 novembre di ogni anno si ripete la commemorazione dei defunti, usanza antica che ebbe una svolta il 12 giugno del 1804 con l'emanazione dell'editto napoleonico di Saint Cloud che imponeva la costruzione dei cimiteri al di fuori dei centri abitati, per ragioni igieniche.

La disciplina delle sepolture, che in larga parte viene ancora oggi seguita, prevedeva, tra le altre cose, il seppellimento almeno 35-40 metri dalla cinta urbana, la giustapposizione dei corpi in luogo della sovrapposizione, l'obbligo della bara per tutti, il divieto di apertura delle fosse prima di cinque anni.

Per Genova fu progettato nel 1835 dall'architetto Carlo Barabino (poi perfezionato dal suo allievo Giovanni Battista Resasco) il cimitero di Staglieno, ancora oggi la più grande necropoli della città e tra i maggiori cimiteri monumentali d'Europa.

La sua realizzazione avvenne tra il 1844 e il 1851, con ampliamenti successivi.

In esso sono sepolti personaggi famosi come Giuseppe Mazzini, Nino Bixio, Michele Novaro, la moglie di Oscar Wilde, Gilberto Govi, Fabrizio De André, per dirne alcuni.

Al suo interno si trovano cappelle monumentali e statue di vari stili così come una riproduzione del Pantheon di Roma, il cosiddetto "tempio dei suffragi".

Questo importante complesso dell'architettura funebre occidentale fu definita da Ernest Hemingway <<una delle meraviglie del mondo>>.

Cimitero Monumentale di Staglieno a Genova

Il tema della morte è sempre stata affrontata anche in sede letteraria.

Uno dei piu' conosciuti esempi è forse il carme dedicato a Ippolito Pindemonte "Dei Sepolcri", composto dal Foscolo tra il giugno e il settembre 1806, pubblicato nell'aprile del 1807 a Brescia, con l'epigrafe tratta dal "De Legibus" di Cicerone: «Deorum Manium iura sancta sunto», sicuramente influenzato dai concetti di egualitarismo sociale introdotti dal sopraccitato editto napoleonico.

A fianco ai cimiteri monumentali ed a quelli comuni, di grande interesse sono anche i sacrari militari, di enorme suggestione.

In questi luoghi, musei funerari all'aperto, si è invitati a riflettere sulla morte di tutti i soldati sepolti, caduti nella difesa nell'ormai dimenticato concetto di Patria.

Ingresso sacrari militari

Il più grande è sicuramente il sacrario di Redipuglia, in provincia di Gorizia, realizzato su progetto dell'architetto Giovanni Greppi e dello scultore Giannino Castiglioni che contiene le salme di 100.000 caduti della Grande Guerra, disposte a schieramento militare con alla base la tomba del Duca d'Aosta, comandante della Terza Armata, al fianco del quale riposano i suoi generali.

Sacrario militare di Redipuglia

Il "Milite Ignoto" è invece a Roma, sull'Altare della Patria, ove venne tumulato il 4 novembre 1921 insignito della medaglia d'oro con la seguente motivazione:
<<Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz'altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della Patria>>

Altare della Patria a Roma

A conclusione di questo editoriale, sicuramente diverso dai precedenti, un mio pensiero.

Il ricordo della Morte deve essere sempre perpetuato dai vivi:
nel piccolo per non dimenticare un caro, la sua esistenza, i suoi insegnamenti
nella storia per cercare di non commettere gli errori del passato.

Tuttavia, come disse S.S. Pio IX:
<<La storia è maestra di vita: peccato abbia pochi discepoli>>.

Scritto da Mauro Banchero



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