Introduzione
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Propaganda Civile
Propaganda al Fronte

Il nostro intento è di fornire delle informazioni storiche riguardanti la propaganda nel periodo della prima guerra mondiale in Italia, con particolari riferimenti alla città di Torino. Per questo motivo abbiamo utilizzato come documenti di base, quotidiani da mettere a confronto fra di loro per quello che riguarda la loro linea propagandistica.

"La Stampa ", "La Gazzetta del Popolo" essendo testate della città di Torino si sono rivelate interessanti fonti al fine di approfondire le posizioni politiche presenti. Grazie, infatti, alle rielaborazioni di svariati articoli risalenti soprattutto al periodo imminente allo scoppio della guerra, abbiamo potuto definire neutralista la prima e interventista la seconda. Entrambe le riviste hanno sostenuto il loro punto di vista, analizzando le varie fasi della guerra.

Sappiamo che l’Italia entrò nel conflitto mondiale nel maggio del 1915 e fu una scelta sofferta e contrastata sulla quale classe politica e opinione pubblica si spaccarono in due fronti contrapposti. Il governo presieduto da Antonio Salandra aveva dichiarato la neutralità dell’Italia. Incominciano a formularsi teorie circa gli interessi che l’Italia avrebbe tratto dall’intervento o dalla neutralità, e poi da quali alleanze avrebbe ottenuto i territori che da tempo anela. Fin dall’autunno ’14, Salandra e il ministro degli esteri Sonnino allacciano contatti segretissimi con l’Intesa, pur continuando nel contempo a trattare con gli imperi centrali. Firmano il 26 aprile 1915, il cosiddetto Patto di Londra con Francia, Inghilterra e Russia. Quando ai primi di maggio, Giolitti, non ancora al corrente del patto, si pronuncia per la continuazione delle trattative con l’Austria ben trecento deputati gli manifestano solidarietà. Ma la neutralità del parlamento viene di fatto scavalcata, il re interviene rifiutando le dimissioni di Salandra e interpretando così i movimenti che provengono dalle piazze (manifestazioni che in quei decisivi giorni di maggio, le “radiose giornate” celebrate dalla retorica interventista, si fanno sempre più imponenti e minacciose).  Portavoce della linea interventista furono innanzitutto gruppi e partiti della sinistra democratica: i repubblicani, i radicali, e i socialriformisti di Bissolati fortemente legati alla Francia e naturalmente le associazioni irredentiste e frange estremiste del movimento operaio. Sull’opposto versante dello schieramento politico, fautori attivi dell’intervento erano i nazionalisti. Più prudente e graduale fu l’adesione alla causa dell’intervento da parte di quei gruppi liberal-conservatori che avevano la loro espressione più autorevole nel “Corriere della Sera” di Luigi Albertini. L’ala più consistente dello schieramento liberale che faceva capo a Giovanni Giolitti era schierata su una linea neutralista, così come i cattolici sotto Benedetto XV ovviamente con diverse giustificazioni. Molto netta fu la posizione assunta dal Psi e dalla Cgl cioè di ferma condanna della guerra il che rispecchiava l’istintivo pacifismo delle masse operaie e contadine. L’unica defezione importante fu quella di Mussolini, che dopo aver condotto dalle colonne del suo giornale l’ “Avanti” una campagna per la neutralità assoluta si schierò a favore dell’’intervento fondando un altro giornale: “Il Popolo d’Italia”, che divenne la principale tribuna dell’interventismo di sinistra.

Quindi dopo aver confrontato sommariamente i due quotidiani di Torino, ci siamo riferiti ad altre testate per poterci rendere conto dell’effettiva situazione politica in Italia. Come guida al nostro lavoro abbiamo utilizzato un testo di Castronovo “Nella Grande Guerra” che ha indirizzato la scelta degli articoli.

Dopo aver fatto questo lavoro ci siamo resi conto che non era possibile riferire la propaganda solo al periodo antecedente la guerra, la propaganda sembra essere uno strumento necessario durante l’intera durata del conflitto. Al fronte giunge propaganda e contropropaganda, e confondere gli animi dei soldati in momenti difficili come lo sono stati quelli vissuti nelle trincee, appare deleterio. Durante la nostra ricerca abbiamo trovato analizzando parti del libro “Giornali di Trincea” di Isnenghi come fosse necessario, infatti, attuare un’azione pedagogico-politica, al fine di rafforzare gli ideali delle truppe. Da qui nasce la scelta di introdurre il capitolo Propaganda al fronte. “In fondo in guerra eravamo entrati e non ci si entra per perdere, è la logica stessa della guerra che lo impone”°. Il nostro lavoro si snoda su queste tematiche e il titolo lo dimostra, “Signor Si” vuole significare l’adesione partecipe o inconsapevole che appariva però necessaria. L’ immagine riprodotta in apertura è un collage creato sovrapponendo al quadro “Manifesto interventista” di Carlo Carrà la copertina del numero 11-12 del 20 novembre 1918 di “Signor Si” (si tratta di uno di quei giornali atti a rinsaldare lo spirito delle truppe come lo erano “La Ghirba” e “La Tradotta”).

 

 


° dalla Gazzetta del Popolo, servizio speciale, “ L’orribile necessità”