Una pagina di storia
 

All'inizio del settecento Terranova, l'attuale Olbia, era abitato da poche centinaia di pastori e agricoltori. Nel suo territorio vi erano alcuni stagni che producevano sale appena sufficiente per i consumi della Gallura. Il pił grande situato nella parte meridionale del golfo, verso la punta chiamata Maladromiri, distava 6 miglia dal centro abitato. Lo stagno pił vicino al mare riceveva l'acqua, che passava poi agli altri, direttamente dal porto detto delle Saline. Gli stagni appartenevano al Marchese di Villamarina. Nella seconda metą del settecento la capacitą produttiva delle saline veniva valutata tra le 15000 e le 20000 salme (ogni salma corrispondeva a circa 500 chilogrammi) se si fossero fatti dei lavori per deviare le acque piovane; in realtà la produzione raggiungeva appena le 400 salme. Queste saline erano state concesse a Don Francesco Pes nel 1711, tre anni dopo che la casa d' Austria aveva preso possesso della Sardegna, con l' obbligo di rifornire di sale tutta la Gallura. Don Francesco, cavaliere di Tempio, nella stessa occasione era stato insignito, come riconpensa per aver sostenuto gli Austriaci nella guerra contro Filippo v, del titolo di marchese di Villamarina, dei redditi e del governo della baronia di Quartu, composta dai villaggi di Quartu, Quartucciu e Pirri, i cui abitanti erano obbligati a lavorare nelle saline del Molentargius e del Poetto. Anche i terranovesi dovevano lavorare nelle locali saline per raccogliere e trasportare il sale che veniva poi venduto al prezzo imposto dal governo: 8 soldi per mezzo starello venduto ad Olbia, 14 soldi nel resto della Gallura.. Nella seconda metą del 700 i terranovesi, rifiutarono a più riprese, a causa della bassa remunazione, di raccogliere e trasportare il sale per conto del Marchese di Villamarina . Il salario era infatti di un soldo(0,05 lire) per una carretta di sale estratto e 1 soldo per ogni carretta trasportata al magazzeno su carri a buoi per un tragitto di circa tre ore, lungo una strada che dalle saline portava a Terranova dopo aver attraversato a guado il fiume Padrongianu. Questi lavori coincidevano inoltre con il periodo dei raccolti agricoli. Poichè il sale di Terranova veniva inoltre venduto anche nelle zone confinanti con la Gallura, rifiutavano di raccolgliere e trasportare il sale che eccedeva il fabbisogno gallurese.Il sale a buon mercato era molto importante per i pastori sardi che potevano così produrre un formaggio molto salato, esportato in tutta Europa dove veniva consumato come sostituto del sale troppo costoso a causa delle molte tasse. Vista l'importanza di tale prodotto si cercò di reclutare la manodopera nei villaggi vicini ma questi rifiutarono per paura della malaria. Terranova era inoltre lontana dalle altre città dell'isola e le autorità civili e militari avevano difficoltà ad effettuare un controllo efficacie sulla manodopera. Le autorità comunali giustificavano e appogiavano inoltre il rifiuto da parte della popolazione di lavorare nelle saline. Ogni anno, tra il mese di agosto e di settembre, i terranovesi aspettavano che una pioggia provvidenziale squagliasse il sale. Le autorità comunali comunicavano così all'agente del feudatario e alle autorità di Cagliari che non si era potuto lavorare per causa di forza maggiore. Il marchese chiese che venissero inflitte multe al sindaco e al segretario comunale e i vicerè mandarono più volte distaccamenti di militari ma senza grande successo.La malaria rendeva Terranova irraggiungibile per le truppe per via di terra in quannto era considerato pericoloso attraversare la Sardegna dalla primavera all'autunno. Nel 1778 il vicerè Cstellar inviò a Terranova la regia fregata per evitare alle truppe il soggiorno in un luogo insalubre e comunicò a Torino che dopo l'arrivo della nave i terranovei avevano iniziato a lavorare nelle saline. Alla partenza della nave tuttavia questi rifiutarono ancora una volta di continuare il lavoro. Il Marchese si lamentava inoltre che dietro questo rifiuto dei terranovesi si nascondeva il ricco contrabbando del sale verso l'intera Gallura e il territorio circostante e preferì talvolta, far entrare l'acqua del mare nelle saline per evitare che il sale venisse raccolto clandestinamente.Il contrabbando continuò anche nell'ottocento. I pastori delle regioni circostanti scendevano a Terranova in bande armate, sfidando in conflitti a fuoco soldati e carabinieri, per rifornirsi clandestinamente di sale. Nell'ultimo periodo del 1700 l'atteggiamento delle autorità comunali cambiò e i terranovesi più facoltosi chiesero aiuto al governo per difendere i propri interessi. Tutta la Gallura era infatti sconvolta da gravi episodi di violenza e da un senso di generale insicurezza. La popolazione, sparsa per il territorio, non pagava le tasse ed era formata da pastori prepotenti considerati protettori e complici di delinquenti e latitanti. Nel 1816, la zona fu interessata da una terribile carestia e, poichè la popolazione era ormai ridotta alla fame, le autorità comunali di Terranova chiesero all'allora vicerè, don Giacomo Pes di Villamarina, l'invio di una nave carica di grano.Don Giacomo Pes rifiutò vendicando forse in tal modo l'affronto subito dalla sua famiglia per tanti anni da parte della popolazione terranovese. Nel 1832 le saline vennero riscattate dal demanio statale.