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Passeggiando nella preistoria

Il 10 Aprile 2002, gli alunni di prima e seconda media di Golfo Aranci sono andati a fare un'escursione nelle regioni del Monte Acuto e del Logudoro.
Il primo posto che hanno visitato è stato il museo d'Ittireddu dove ci sono tutti gli strumenti costruiti dagli uomini del neolitico ad esempio: lame, bulini, vasi di ceramica, perforatoi, raschiatoi, ecc.

Telaio per la tessitura Hanno potuto ammirare alcuni oggetti metallici usati nei periodi successivi.
Tornando indietro nel tempo, tra il 1600 e il 2700 aC, l'agricoltura e l'allevamento associati alla conservazione di scorte di viveri, alla vita sedentaria, alla specializzazione e divisione del lavoro e alla forte crescita demografica, hanno permesso di sviluppare una “Rivoluzione neolitica”. L'uomo sardo del neolitico ha utilizzato non solo la pietra vulcanica del Monte Arci, vale a dire l'ossidiana. Questa pietra ha una struttura vetrosa per lo più nera; negli anni Quaranta il sardo Cornelio Puxeddu fece una ricerca sul Monte Arci, trovò quattro giacimenti e centinaia di centri di raccolta e lavorazione dell'ossidiana. Gli alunni della scuola media, dopo aver visitato il museo d'Ittireddu sono andati a vedere il vulcano Lisiri. Questo vulcano nacque più di 5000 anni fa.

Il vulcano Lisiri Qui si trova la pietra pomice e solo per chi è più fortunato può trovare le pietre incluse dei piccoli frammenti di smeraldo, di rame e di cristallo. La guida ha anche fatto vedere, esternamente, la chiesa di Santa Croce. Questa chiesa è situata nel centro del paese, ed è un insediamento altomedievale citato nel condaghe di San Pietro di Silki.
La chiesa s'inserisce del resto in un territorio particolarmente ricco di testimonianze dell'epoca, come mostrano, in aperta campagna, i ruderi della chiesa bizantina di Sant'Elena. Il primo impianto della chiesa, a croce greca con un'abside, risale al VI- VII secolo; restano tuttora il braccio longitudinale e quello trasversale.
I ragazzi sono anche andati a vedere la necropoli di Sant'Andrea Priu a Bonorva. Questa necropoli neolitica è la più grande della Sardegna ed è formata da “domus de janas”, sono tombe scavate a mano dall'uomo del neolitico.
La tomba più grande è divisa in tre stanze in successione che in epoca paleocristiana, bizantina e medievale sono state utilizzate come luogo di culto cristiano: nella prima stanza ci stavano gli uomini non battezzati; le cappelle presenti sul pavimento dal primo ambiente sono dell'epoca neolitica e servivano per mettere le offerte ai defunti. Nella seconda gli uomini battezzati e nella terza si celebrava la messa.

Il dolmen Sa Coveccada Dopo aver visitato la necropoli gli alunni sono andati a pranzare in agriturismo. Subito dopo hanno visto un dolmen situato all'interno di un'azienda agricola, nella campagna di Mores. Si afferma che esso, denominato “La Coveccada”, sia il più grande della Sardegna. Nelle sue vicinanze i ragazzi hanno potuto ammirare anche un menir, in pratica una pietra “gigantesca” che serviva per segnalare la presenza di un luogo e proteggerlo; era anch' esso oggetto di culto.
Infine i ragazzi hanno visitato la grotta di San Michele ad Ozieri, al cui interno si aggiravano alcuni pipistrelli!
Nella caverna, utilizzata anch'essa nel Neolitico come luogo di sepoltura, sono stati ritrovati numerosi oggetti che formavano il corredo funebre o dei defunti: vasi, strumenti in pietra, alcuni oggetti metallici, un idoletto delle Dee Madri ecc.

Veronica Forroia 1^A Golfo Aranci
Hanno collaborato Matteo Vitiello e Marco Desini

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