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Progetto Ponza
LA PESCA IN SARDEGNA
Le
ragioni della mancanza di una "cultura" del mare.
In Sardegna, nonostante l'aspetto fisico e la posizione geografica abbiano
da sempre rappresentato le condizioni ottimali per lo sviluppo della pesca,
di fatto questo non è avvenuto. Le ragioni che hanno determinato la marginalità
di un aspetto economico, che invece poteva diventare uno dei settori portanti
nell'economia regionale, vengono da tanti esperti individuati sia negli
eventi storici che nella conformazione fisica della regione.
Questi due elementi sono infatti strettamente collegati tra loro. Le fonti
storiche documentano che la posizione geografica dell'isola, al centro
del Mediterraneo, nel corso dei secoli fece sì che il suo possesso fosse
ambito, per fini commerciali e strategici, da molti conquistatori, i quali
arrivavano dal mare per impossessarsene, compivano stragi e saccheggi
di ogni genere. Gli indigeni, nel tentativo di defendersi da queste incursioni,
cercavano riparo nelle zone montuose più sicure dell'interno lasciando
quasi spopolate le zone costiere.
Inoltre, la mancanza di adeguate vie di comunicazione, tra la costa e
i grandi centri interni, impediva la vendita del prodotto ittico che,
a causa della facilità con la quale deperisce, dev'essere smaltito in
tempi brevi.
A ciò si aggiunga che in Sardegna erano presenti molte zone acquitrinose,
le quali costituivano veri e propri focolari di epidemie e di malaria.
La somma di tutti questi fattori riesce in parte, se non a giustificare,
almeno a spiegare la mancanza in Sardegna di un'autoctona tradizione di
pesca.1
Sebbene i mari sardi fossero pescosissimi, l'attività alieutica era praticamente
inesistente. Persino le città costiere soffrivano della mancanza di questo
alimento che si trovava con grandissima difficoltà. I sardi non praticavano
volentieri la pesca ed i pochi forestieri che vi si dedicavano arrivavano
in gran parte dalla Campania e dalla Liguria.
In
realtà - afferma G. Doneddu - la pesca faceva parte di un più ampio problema
che investiva il rapporto dei sardi con il mare. L'isola era forse l'unica
regione del Mediterraneo priva di navi proprie che sarebbero state indispensabili
per portare i principali prodotti di esportazione (grano, vino, formaggi
e sale in particolare) non solo nei porti di questo mare ma anche nei
paesi nordici.
L'introduzione
dell'attività della pesca risale al XVIII secolo circa, quando laziali,
campani e liguri, i quali avevano sviluppato una consolidata tradizione
di pesca, alla ricerca di zone più produttive, quindi con migliori possibilità
di guadagno, si spostavano in un primo momento in concomitanza con le
migrazioni stagionali di alcuni tipi di pesci per alcuni periodi dell'anno,
verso le coste della Sardegna e, successivamente, quando si stabilirono
fissi in alcune zone.2
Distribuzione
territoriale dei pescatori.
Durante il periodo di immigrazione verso le coste sarde, i pescatoti si
distribuirono in maniera diversa. Ciò dipendeva sia dal tipo di pesca
che intendevano praticare sia dalle possibilità che ogni zona offriva
per commercializzare il proprio pescato.
Nel Sud Sardegna i centri maggiormente interessati dalle immigrazioni
di gruppi di pescatori forestieri furono Cagliari e Carloforte; ad ovest
Alghero, la quale ha anche il maggior numero di pescatori dell'isola,
a nord-ovest Porto Torres e a nord-est La Maddalena e Golfo Aranci.3
1 A. Mori, "Sardegna" UTET , Le Regioni d'Italia, vol.18
2 G. Doneddu, "Storia della pesca", "La Sardegna", a cura
di M. Brigaglia, Ed. La Torre, vol.3
3 Ibidem
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