Le Opere
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Gli esordi di Bellini operista si pongono sotto il segno della scuola napoletana (di cui Zingarelli era un attardato esponente) e del decisivo influsso di Rossini, che in quegli anni era senza confronto la figura dominante del teatro lirico italiano. Colpisce già nei primissimi lavori l’individuazione di personalissimi accenti malinconico-elegiaci, mentre ne Il Pirata (Milano, 1827), ci si trova senza dubbio di fronte ad una personalità di compositore compiutamente definita, volta alla creazione (almeno in alcune pagine) di nuove tensioni drammatiche partendo dal rapporto testo musica. In quest'opera, si scorge già chiara la via che Bellini seguirà coerentemente, nella ricerca di una nuova, intensa aderenza alla parola e alle ragioni drammatiche. La Straniera (Milano, 1829) è uno dei momenti più significativi e in un certo senso radicali di tale ricerca, per la stringata, talvolta quasi severa essenzialità della scrittura. Dopo l’esito in parte infelice di Zaira (Parma, 1829), Bellini ne trasferì alcune parti ne I Capuleti e i Montecchi (Venezia, 1830), ove si ritorna a una vocalità più ricca di ornamentazione, ma dove il belcanto viene riproposto in una chiave originalissima, profondamente diversa da quella rossiniana, che riesce a immedesimarsi compiutamente con le ragioni drammatiche e con l'adesione alla parola. Ciò a maggior ragione può dirsi dei successivi capolavori di Bellini. La Sonnambula (Milano, 1831), con la sua dimensione di idillio rivissuto in una chiave di malinconica rievocazione, è interamente legata agli aspetti più mitici ed elegiaci dell'ispirazione belliniana, quegli aspetti che a torto furono ritenuti da certa critica, esclusivi della personalità del musicista, che non ammette di essere interpretata in una chiave così riduttiva. Lo dimostrano la complessità e la ricchezza di Norma (Milano, 1831). Dopo Beatrice di Tenda (Venezia, 1833), che presenta valori più discontinui, I Puritani (Parigi, 1835) fanno intravedere forse una possibile evoluzione del suo linguaggio. Esso si affermò con prepotente originalità nell'Ottocento melodrammatico italiano per una nuova sensualità sonora di carattere decisamente romantico, per una invenzione melodica dal respiro eccezionalmente ampio e dall'accento inconfondibile, per una nuova sensibilità alla sollecitazione della parola poetica.