EL MOLETA

El moleta o arrotino è un venditore ambulante che con abilità preparava lame taglienti di buona fattura. Così cominciò quell’emigrazione di uomini che attraverso i paesi montani dal Trento o dal Friuli raggiungevano a piedi paesi e città pensati estranei, e spesso li accompagnava un figlio adolescente o un compaesano. Il mestiere del moleta non è del tutto scomparso, ma quando il tempo delle lunghe camminate era finito, e la stanchezza lo faceva fermare, con la voglia di aprire bottega allora le mole dovevano essere le migliori in commercio ( le migliori venivano da Vienna ), i primi motori elettrici da Budapest, ma il grezzo dei rasoi veniva tirato ancora con le mole a pedale. L’abilita di chi voleva aprire bottega, doveva avere una conferma ufficiale: c’era da fare un esame pratico con tutti gli strumenti da taglio, e poi c’era anche l’esame teorico, in cui si conoscevano dei materiali ferrosi gli arrotini ambulanti ricevevano ospitalità nei fienili, o nelle corti. Quelli che avevano una bottega passavano la notte nel retrobottega, fra coltelli forbici appesi sul muro con gli odori dello smeriglio, del cuoio, della minestra di fagioli. C’erano degli arrotini che per guadagnare di più abbinavano alla loro attività quella di ombrellai. Bisognava preparare co gli attrezzi: bisognava andare lungo i torrenti e fissare bene le rocce, per trovare le pietre adatte alle mole per arrotare, si prendeva lo scalpello e le si torniva perfettamente sul asse mossa dal acqua corrente. Nel torrente si trovavano pietre di diversa grana e seconda del tipo di lana da affilare. C’erano i dischi di legno leggero fasciati con una striscia di cuoio sulla quale si spalmava lo smerigli, essi servivano a dare la brunitura all’interno delle lame delle forbici e dei rasoi, i dischi di feltro davano a ogni tipo di lama la lucidatura "a specchio". Il grosso, la paraffina, lo smeriglio, le colle animali, bisognava scegliere bene questi materiali preparando gli impasti con cura facendo attenzione alla qualità. El moleta arrivava nelle contrade e nei paesi, spingendo per le stanghe una strana carriola, su cui dominava una stana molla con el quartone de l’acqua, il serbatoio o barattolo del acqua che inumidiva la pietra smerigliata, poggiate le gambe della carriola a terra, el moleta avvinghiava con una cinghia di trasmissione la puleggia immos-cià, fermata al estremità dell’asse della molla con la ruota grande, libera di girare sotto la spinta di un braccio eccentrico, allegata a un pedale laterale, sapientemente manovrato dal moleta con il piede destro. In un secondo tempo la cariola è stata sostituita dalla bicicletta e la molla girava per l’azione di una catena allegata ai pedali, mentre la bicicletta mola poggiava su grosse staffe che tenevano sollevata la ruota posteriore. In attesa delle prime clienti, el moletaprova la sua macchina, arrotava e lucidava forbici, coltelli che vendeva sul fianco del suo trabicolo, in bella mostra, continuando il suo richiamo:

Ghe qua el mo le taaa! cortei, forbase da guzare gh’è gnente parona forbase da vegne, stegagni manareti maneghi da metare su, el moleta ga tutooo

È orrido l’arrotino coltelli forbici da affilare c’è niente padrona forbici da vigne pennati accette manici da cambiare l’arrotino affila tutto. I dialoghi del moleta erano notizie, motti spiritosi della saggezza popolare in cui la gente di un tempo si riconosceva. Il moleta si presentava e richiamava nei campi:

El moleta! El moleta! Done se qua el moleta! Cortei, forbase, stegagni, roncole da guzare vegni fora done!

Alla consegna la forbase l’era come nova, basta non la carta, el cortelo el taia come on fero da barba, la staga attenta a le onge, attenta alle dita, alle unghie: con el stegagno se podea farse la barba, perfino con el manareto o le menare, ci si poteva radere, tanto li filo era sottile. Il girare veloce della ruota grande dava a tutta l’azione del moleta una parvenza di gioco, di allegria, sottolineate dal chiacchierio, delle risate improvvise, tanto che la canzone dice:

me pare al fa el moleta moleta so, mi menando la gambeta se la gira male, l’è n arte che consola el moleta sarò mi.

Mio padre fa l’arrotino arrotino sarò io movendo la gamba e se le va male è un arte che dà soddisfazione arrotino sarò io.

Il mestiere del moleta non è del tutto scomparso, ma la sua carriola di legno si è ora trasformata in un motociclo o furgoncino, e la mola gira veloce azionata dal motore a scoppio.